Paolo Berlusconi «E' vero versai tangenti a psi e pci»

1^ Il Cavaliere sui soldi agli amministratori: «Non lo condanno, per lavorare ha dovuto pagare» 1^ Il Cavaliere sui soldi agli amministratori: «Non lo condanno, per lavorare ha dovuto pagare» Paolo Berlusconi: «E' vero versai tangenti a psi e pei» 1^ ATTENTI A CHI SOFFIA SUL FUOCO per il rinnovamento del sistema politico italiano, tanto più lo stile deve diventare austero, rigoroso, taciturno e impeccabile. Non basta. La magistratura avrebbe dovuto rendersi conto che stava camminando pericolosamente su una via stretta e che correva anch'essa gravi rischi. Le circostanze l'hanno investita di una funzione nazionale, le hanno imposto, lo voglia o no, di «fare politica». Ma i giudici, soprattutto i migliori, non possono ignorare che anche la magistratura ha vissuto nella Prima Repubblica, ne ha accettato le regole, ha contribuito ad aggravarne i mali. Non mi riferisco soltanto ai casi di corruzione, al sospetto di collusione con la criminalità che ha colpito i giudici di alcune procure meridionali, agli incarichi retribuiti che hanno gettato un'ombra sull'autorità morale di qualche magistrato. Mi riferisco soprattutto ai due virus - quello ideologico e quello corporativo da cui il grande corpo della magistratura ostato progressivamente inquinato a partire dagli Anni Sessanta. Era inevitabile, ripeto, che la macchina della giustizia incrociasse prima o dopo quella della campagna elettorale. Ma la crisi sarebbe meno devastante se molti italiani non avessero, a torto o a ragione, il sospètto che non tutta la giustizia è sempre al di sopra delle parti. La linea del Consiglio superiore della magistratura in alcune circostanze, l'apparente angolazione ideologica di certe azioni giudiziarie, i magistrati in politica e in Parlamento hanno suscitato diffidenza e creato disagio. Ma le imprudenze della magistratura e i suoi riflessi ideologici 0 corporativi non giustificano le reazioni ostili di quegli uomini politici a cui non giova che i giudici «interferiscano» nelle loro ambizioni. Se è opportuno che la magistratura abbia una più alta consapevolezza del proprio ruolo, è del tutto inopportuno, tanto per fare un esempio recente, che Berlusconi aggravi la crisi denunciando un inesistente «Stato di polizia» o monti un processo alle intenzioni contro il complotto di cui sarebbe vittima. Ancora una volta il leader di Forza Italia ha giocato su due tavoli. Come imprenditore rivendica continuamente i meriti di chi lavora e dà lavoro, come se creare ricchezza e distribuirne paternamente i frutti conferisse una sorta di superiorità morale e intoccabilità giudiziaria; come candidato ribalta in politica le critiche o accuse che colpiscono il suo gruppo e si proclama vittima di una congiura. All'incrocio fra questi due ruoli Berlusconi finisce per pretendere, di fatto, una sorta di immunità. Questo atteggiamento non giova al quadro politico italiano; come non giovano al clima del Paese, del resto, le accuse faziose che gli hanno mosso i suoi nemici. Nelle ultime ore l'Italia si è avvicinata pericolosamente al limite olrre il quale la lotta politica diventa una incontrollabile guerra civile fredda e coinvolge i grandi poteri dello Stato. Occorre che tutti - la magistratura, i partiti, i giornali «schierati» - facciano un passo indietro e la smettano di soffiare nel fuoco. E occorre elicgli uomini dello Stato - il Presidente della Repubblica, il presidente del Consiglio, il ministro di Grazia e Giustizia - intervengano per separare e se necessario zittire 1 contendenti. Sergio Romano ■ LLUSTRE presidente, riguarI do alla signoria vostra nella H qualità di Capo della nazione e di presidente del Consiglio superiore della magistratura, nella sicura convinzione che la sua autorevolezza stia più nella nobiltà dello spirito che nell'alta funzione che esercita...... Letto e riletto, scritto, riscritto e ancora corretto, alla fine ieri sera Silvio Berlusconi ha mandato il suo messaggio a Oscar Luigi Scalfaro. Quelle quattro cartelle, infatti, più che un vero esposto sembrano una lettera. E il tono del cavaliere quantomai ossequioso e rispettoso nei confronti del Capo dello Stato sembra confermare una «voce» che per tutta la giornata di ieri è circolata nello staff di collaboratori che ha accompagnato il leader di Forza Italia nel suo tour elettorale a Roma: Scalfaro, sia pure con estrema discrezione, starebbe già tentando una mediazione tra Berlusconi e i giudici milanesi per evitare che «la vicenda Dell'Utri» condizioni lo svolgimento della campagna elettorale. L'incontro dell'altra sera al Quirinale tra Scalfaro e Ciampi secondo questa voce - sarebbe servito ad affrontare l'argomento. Si tratta di un'ipotesi fondata o no? Di sicuro c'è il giudizio positivo che ieri Berlusconi ha espresso nei confronti di Scalfaro. «In passato - ha detto in tono solenne avevo criticato il capo dello Stato perché alcune sue dichiarazioni erano interpretabili come uno sbilanciamento verso sinistra. Poi c'è stato un colloquio cordiale e amichevole e da quel momento, ma non certo grazie a quell'incontro, posso dire che Scalfaro in questa campagna elettorale ha avuto un atteggiamento assolutamente al di sopra delle parti e, dunque, ineccepibile». La lettera-esposto, quelle parole: sembra davvero che Berlusconi stia mettendo alla prova il capo dello Stato. E la proposta che sotto sotto il cavaliere sembra adombrare è quantomai semplice: se Scalfaro riuscirà a svolgere un ruolo di «garanzia» in queste elezioni, nulla osta, almeno per Berlusconi, a che lo continui a svolgere anche dopo. A ben vedere questa è la prima mossa di quella partita a scacchi che il cavaliere ha deciso di giocare con i giudici milanesi e con il pds. Dopo le accuse e gli attacchi dei giorni precedenti Sua Emittenza ha cominciato a modulare la sua strategia: ne viene fuori una tregua apparente che durerà fino a martedì prossimo, quando i giudici milanesi si pronunceranno sulla sorte di Dell'Utri. E probabilmente, nei prossimi giorni, Berlusconi non userà più parole grosse nei confronti d^i giudici, perché la vera partita si giocherà dietro le quinte, attraverso i soliti canali, imperscrutabili e segreti. Che la strategia del cavaliere stia cambiando lo si capisce fin dal mattino di ieri. Alle 10 dal palazzo di via dell'Anima esce Mellini, uno dei membri del Csm. Parla e non parla l'ex deputato radicale, ma alla fine dalla sua bocca esce quelle MELANO. Tangenti per 1 miliardo e 300 milioni targate Fininvest. Eccoli i «fondi neri» della Edilnord, grappo del «biscione», confessati precipitosamente ai giudici da Paolo Berlusconi. Suo fratello, Silvio Berlusconi lo giustifica: «Paolo si è trovato in una condizione di assoluta necessità. E' stato costretto ad adempiere a certe richieste che non potevano essere dribblate». Quei 1300 milioni, ha ammesso Paolo Berlusconi davanti ai magistrati, sono stati usati per «comperare» amministratori pubblici di Pieve Emanuele per ottenere la licenza di costruzione del golf club di Tolcinasco. Una parte di quella tangente è finita pure nelle casse del pds, utilizzata per la campagna elettorale del 1990. Arriva dall'inchiesta sull'edilizia privata condotta dai magistrati Napoleone, Rollerò, Gittardi l'ultima bordata che mette in difficoltà il «biscione». Il primo a parlare di questa vicenda è Sergio Roncucci, responsabile delle relazioni esterne della Edilnord, arrestato sabato scorso per gli appalti con mazzetta del golf club di Tolci- IL MESSAGGIO AL COLLE E il Presidente starebbe cercando una mediazione sul caso Dell'Utri palazzi venduti alla Cariplo. E' a rischio, lo sa pure lui. E di corsa chiede un colloquio con i magistrati. Il faccia a faccia avviene lontano da occhi indiscreti, forse giovedì sera, in una caserma della Guardia di finanza di Monza. Paolo Berlusconi confessa tutto e si giustifica. Cerca adesso di minimizzare il suo legale. Spiega in un comunicato l'avvocato Oreste Dominioni: «Quelle somme furono richieste al geometra Sergio Roncucci da amministratori e politici del psi e del pei. L'accettazione di tali richieste fu la condizione indispensabile per ottenere che la pratica si sbloccasse». Stessi toni anche nel comunicato di Silvio Berlusconi. Dice il leader di Forza Italia: «Dagli accenti sinceri con il quale Paolo mi ha raccontato al telefono la vicenda credo che non ci sia alcuna possibilità di condanna morale». Aggiunge Berlusconi: «Sottrarsi a quelle richieste avrebbe probabilmente causato un danno irreparabile all'azienda. Paolo si è trovato costretto ad intervenire in una situazione di assoluta necessità che io, as- dell'architetto Epifanio Li Calzi, pidiessino già arrestato per Mani pulite. Detenuto ad Opera Li Calzi avrebbe confessato di aver svolto il ruolo di collettore delle tangenti per il partito in alcuni Comuni dell'hinterland milanese. Quei soldi finivano a Roma, dice Li Calzi. E i magistrati vogliono sapere se si tratta proprio di Botteghe Oscure. Poi c'è l'inchiesta del giudice Colombo sulla Fininvest con quelle sei richieste di arresto che vedono in cima all'elenco Marcello Dell'Utri, amministratore delegato di Publitalia e numero 3 del gruppo. I manager in odor di manette corrono a farsi interrogare dai magistrati. Ieri mattina per 3 ore è stato sentito Romano Luzi. Intanto il gip Anna Introini prende tempo. Solo lunedì, o martedì, si saprà se dirà «sì» a questi arresti ampiamente annunciati. SISDE Fabio Pote o Berlusconi istra, il presidente Repubblica r Luigi Scalfaro Augusto Minzol LA STAMPA © 1994 Editrice La Stampa SpA Keg. Trib. di Torino n. 613/192G Certificato n. 2475 del 19101993 La tiratura di Venerdì 11 Marzo 199-1 è stata di 532.535 copie tti ini

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