Bukowski morte di ordinaria follia

Scompare il provocatorio cantore americano di alcol, sesso ed emarginazione Scompare il provocatorio cantore americano di alcol, sesso ed emarginazione Bukowski, morte di ordinaria follia Se n 'è andato fra antibiotici e vitamine i Apocalittico con ironia WASHINGTON Come una fiaba per bambini cattivi, come una parabola per i seguaci di un Dio sbagliato, la vita di Charles Bukowski è finita ieri nel porto di San Pedro, in California, nell'ultima luce del sole che tramonta a Ovest, sul Pacifico e che illumina i barboni, i nomadi, gli alcolisti, i figli irrequieti dell'America arrivati all'ultima frontiera del loro incessante rotolare verso il nulla e l'Oceano. E' morto a 73 anni non di alcol, non di vizi, non di quella morte letteraria e «maledetta» che la sua vita sembrava disperatamente cercare, ma di una banale, umiliante polmonite radicata nella leucemia che lo stava consumando. Pesava poco, non beveva quasi più nulla, inghiottiva 45 pillole di vitamine ogni giorno, come uno qualsiasi di quei salutisti biondi e muscolosi che infestano le coste della California e che lui, giustamente, disprezzava. Il vecchio «Barfly», la mosca da bar, il vecchio trasgressore di «Erezioni, eiaculazioni e cronache di ordinaria follia» si è spento come un uomo normale. Non tra il lezzo di vino rigettato, di calzini sudici e di lenzuola sfatte, ma tra gli odori ben più orribili di disinfettanti e antibiotici. C'è chi dice, come il suo amico, biografo ed ex compagno di ubriachezze Neeli Cherkovski, che la vita di Henry Charles Bukowski detto «Hank» sia finita nel 1978, quando sposò Linda Lee Beighle, un'attrice-ammiratrice-igienista e proprietaria di una farmacia «alternativa» che lo strappò ai liquori, lo confinò al vino e lo costrinse alla dieta di «ipervitamine» e supplementi vari che lui avrebbe continuato fino alla mone. «Cazzottature, sbronze, rimorchi di donne, bar, sono cose di gioventù», aveva ammesso un invecchiato Bukowski in una delle sue ultime interviste prima della scomparsa. «Non so se ho fatto del bene a Linda, ma certo lei ha fatto del bene a me. Se non l'avessi incontrata, non sarei qui, ancora vivo». Parole terribili, deludenti, per i cultori di questo «fior del male» sbocciato nella sabbia e nel sole della California. Parole che sanno quasi di un sacrilego pentimento, di una deprimente, convenzionale redenzione salutista in articu- 10 mortis a smentire una vita di faticosa, ricercata debauché. Ma se la conversione del settuagenario «Hank» può deludere i fedeli, della sua poetica da cane perduto, se l'idea di questo «Rimbaud alla vitamina B12» può inquinare 11 mito dell'alcolista protervo e dolce dipinto da Mickey Rourke nel film Barfly, esse non fanno che confermare in realtà la sostanza del suo successo, il segreto che si nasconde nel cuore della sua vita: la paura. La storia di Charles Bukowski, dalla nascita nel villaggio prussiano di Andernach, nel 1920, dal quale emigrò in California nel 1923, alla sua morte ieri, sulla costa del Pacifico, sembra infatti la cronaca di una lunga e vana fuga dalla paura. Le prime sbornie all'età di 13 anni, per sfuggire all'incubo del padre, un lattaio prussiano, che lo picchiava selvaggiamente. La angosciosa attesa della prima donna della sua vita che gli facesse perdere la verginità e lo consacrasse uomo. La certezza della propria bruttezza, della propria estraneità al mondo w|N una poesia della sua I ultima raccolta pubbliI cata finora (altre ne sono I già annunciate, postu_jUme), intitolata The Last Night of the Earth Poems (ben 405 pagine: non è mai stato uno che credesse nell'autolimitazione), Charles Bukowski immagina Hemingway, Faulkner, Pound, Wallace Stevens e altri giganti della letteratura moderna impegnati in conversazione davanti al portico della casa dei propri genitori, che disapprovano. «Dicono scempiaggini, fece mio - padre, "dovrebbero trovarsi un lavoro"... "e lui», mio padre indicò me, - «vuole essere come loro!"». Se non fu come loro, l'autore del Taccuino di un vecchio sporcaccione lo dovette certo agli illustri precedenti di Henry Miller prima, e quindi di Burroughs, Kerouac e degli altri irregolari che portarono alle conseguenze estreme la figura dello scrittore narcisista e fiero della propria emarginazione anche sociale, praticamente nata in America con Jack London e proseguita con Hemingway, non per nulla due dei suoi eroi. Notes afa Dirty Old Man si intitolava in origine una rubrica contenente un disinvolto miscuglio di opinioni controcorrente e di episodi scandalosi veri e immaginari, largamente autobiografici, rubrica che negli Anni Sessanta cominciò a comparire su giornali underground californiani, come il LA Free Press e Open City; raccolti in volume attrassero attenzione e furono presto seguiti da altre pubblicazioni, in prosa o in versi, con una prolificità notevole, se il totale a tutt'oggi comprende 32 libri di versi, cinque di racconti, sei romanzi, e innumerevoli scritti sparsi. Riconosciuto molto prima e molto più largamente in Europa che in patria, Bukowski continuò a produrre senza rallentare il ritmo, indifferente agli alti e bassi delle sue fortune, che culminarono verso la fine degli Anni Settanta, quando uscì la sua raccolta più nota, Erections, Ejaculations, Exhibitions and General Stories of Ordinary Madness, quelle Storie di ordinaria follia che Marco Ferreri tradusse in film nel 1981 ; seguì un'eclisse relativa, perlomeno nell'attenzione della critica, ma anche questa fase ebbe un termine, e gli ultimi prodotti, come la surricordata raccolta di poesie, o come i racconti e poemi riuniti in Septuagenarian Stew (1990), sono stati di nuovo accolti con tutti gli onori. Nel frattempo l'autore rimaneva uguale a se stesso, il suo principale argomento continuando a essere la propria esperienza di figlio brutalizzato da un padre violento, quindi di Charles Bukow ki instancabile amante ovvero coniuge di donne bizzarre e spesso complicate, passando per cento attività più o meno precarie e più o meno lecite nella Los Angeles delle pensioncine sordide, dei bordelli, dei bar, delle case da gioco, degli ospedali psichiatrici e delle galere; i suoi incontri descrivono uno sterminato sottobosco di cui fanno parte magnaccia, giocatori d'azzardo sfortunati, puttane, barboni, fantini, maldestri lavoratori manuali. Narratore nato, abile nell'impiego dell'arte così yankee del «wisecrack» o battuta di spirito della quale è chi parla a fare le spese, insolente nello sbandieramento del sesso e soprattutto del vizio più innominabile per l'ipocrisia puritana, quello del bere (ancora oggi persino gli ubriaconi più incalliti, quelli che si stordiscono quasi a morte distesi sul marciapiedi, nascondono pudicamente la bottiglia in un sacchetto di carta beige), Bukowski è insomma l'ennesimo buonannulla americano riscattato dalla passione addirittura feroce per la scrittura, una scrittura egocentrica e poco controllata, da autodidatta, che talvolta si risolve in logorrea, ma che spesso è sorretta da un piglio superbo. Di questa logorrea fanno parte, certo, chiacchiere da banco di mescita e atteggiamenti improntati a un maschilismo datato; ma la semplicità e la vivacità della lingua la riscattano quasi sempre, unite come sono a un umorismo che tempera l'eccessività di certi episodi, risolvendo in ironia anche visioni apocalittiche come quella, recente, di una Los Angeles distrutta dal terremoto, dall'inquinamento, dalle automobili. Esemplare dell'irriducibilità del vecchio dropout anche il suo rapporto col cinema. Dopo che Mickey Rourke e Faye Dunaway in «Barfly» avevano reso Bukowski ricco e celebre quanto non era mai stato raccontando, sia pure alla maniera degli studios, tre giorni della vita del suo alter ego, lo scrittore debosciato Henry Chinaski, lo scrittore replicò con un libretto intitolato Hollywood (1989), in cui il predetto Chinaski visita la capitale della celluloide e ne descrive senza troppi veli molti personaggi famosi. Neanche in quella occasione ovviamente l'irriducibile scrittore rinunciò a sputare nel piatto dove mangiava; dei divi scrisse per esempio, «Di solito erano privi di talento, senza occhi, senz'anima, erano pezzi di merda ambulanti, ma per il pubblico erano divini, belli e riveriti». Charles Bukowski Masolino d'Amico DAL NOSTRO INVIATO i i dei belli, dei fusti californiani, scolpita dal bisturi dei chirurghi che avevano tentato invano di curare l'acne che gli sfigurava il viso, butterandolo per sempre. La convocazione brusca, kafkiana, arrivata dai direttori dell'ufficio postale dove egli lavorava come impiegato, quando i suoi boss scoprirono che quel giovanotto pubblicava su un giornaletto underground chiamato Open City, Città Aperta, racconti e novellette oscene. «Mi accolsero raccolti attorno a un tavolo, come un tribunale dell'Inquisizione e rimasero senza parole racconterà Bukowski -, si aspettavano un hippy dai capelli lunghi e dagli abiti provocatori e si trovarono un giovane coi capelli corti e ben pettinati all'indietro, in giacca grigia e cravatta blu. Mi assolsero in pochi minuti, stringendomi la mano, gli stronzi, incantati dalle apparenze». C'è un'immagine, nella vita dell'autore di 40 libri e cento raccolte di poesie, che racconta tutto, che tradisce l'uomo e i suoi eccessi, un'immagine che sembra pescata dagli incubi di ogni adolescente, dai terrori di tutti i noi. Lui, Charles dalla faccia butterata, dalla certezza assoluta del proprio essere repellente, guarda Interventi Fiesta Escort 1.3 Escort 16v Transit Sostituzione olio motore. Mho aria e olio £ 80.000 £ 80.000 £ 90.000 £ 95.000 Sostituzione batteria £ 95.000 £ 95.000 £ 140.000 £ 170.000 Sostituzionepastiglie freni £ 85.000 £ 100.000 £ 100.000 £110.000 Sostituzione trizione £ 290.000 £ 290.000 £ 340.000 £360.000

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