Le miserie del giovane BULGAKOV

Le miserie del giovane Le miserie del giovane GAKOV le scene da presentare al Teatro d'Arte di Stanislavskij e Nemirovic Dancenko. Ma di giorno eccolo nelle redazioni delle riviste di Mosca con i suoi scritti, lavora come «obrabotcik», cioè redattorecorrettore delle mille corrispondenze che operai e contadini mandano a Gudok (Il fischietto) la rivista dei ferrovieri. Sono scarse righe, spesso in una lingua povera e ignorante che vengono messe in testa alla gustosa godibilissima rielaborazione letteraria di Bulgakov. Un lavoro di cui, nelle lettere ai familiari il grande Michail Afanasevic dice a volte di vergognarsi, dove è costretto ad abbandonare il suo stile epico, maestoso, fluente, per concentrare le scenette di vita quotidiana in poche frasi spezzate e dinamiche. Ma non per questo meno divertenti e dove emerge prepotente il suo spirito corrosivo, il suo gusto per descrivere una realtà odiata eppure dalla quale non riuscirà a staccarsi per tutta la vita. IlL comitato esecutivo locale di Konotop, in base all'accordo del 23 luglio 1922 con la comunità dei fedeli della 1 cittadina di Bachmac, ha ceduto a quest'ultima, in usufrutto perpetuo, l'edificio per il culto costruito su un terreno soggetto ad alienazione e adiacente a un edificio di proprietà delle Ferrovie Occidentali, in cui è situata la scuola per ferrovieri. ... Le finestre della chiesa danno sulla scuola... gnante di istruzione politica, lasciando il posto all'insegnante di lingua russa «io dico una parola, e loro dieci!». «Li stronco io;> si vantò l'insegnante di lingua e ordinò: «Kljukin, leggi la favola». «Kljukin uscì, si aggiustò la cintura e lesse: «Cantò la cicala Per tutta l'estate Neppur se ne accorse...». «E generò il Salvatore!» tuonò il coro in chiesa. In risposta ci fu un boato di tutta la classe e ai parrocchiani scappò una risatina. Lo scolaro modeUo Kljukin scoppiò a piangere in classe e sull'altare scoppiò a piangere il padre parroco. «Che vadano all'inferno», disse il maestro ridacchiando sbalordito «basta, Kljukin, siediti, dieci e lode». Il padre parroco uscì sul pulpito e rattristò i parrocchiani con l'annuncio: «Il padre diacono si è improvvisamente ammalato e... perciò... non può celebrare». Il padre diacono subitamente ammalatosi giaceva nella cappella commedia yiddish tipica: la storia di un sarto, di sua figlia e dei due apprendisti innamorati della ragazza e della sua bellezza. La storia di «una grande presunzione e di una grande punizione»: quando il sarto abituato alla parsimonia e alla modestia - all'improvviso vince molto denaro, non vuole più che la figlia s'interessi agli apprendisti. Pretende per lei un «matrimonio buono», ma la ragazza scappa, mentre il sarto cade vittima di una banda d'imbroglioni e torna povero, a riflettere sulla sua sterile arroganza. Alla prima del Piccolo pogrom - che ha avuto buona eco sulla stampa - il pubblico era composto quasi totalmente di ebrei e di russi. Ci saranno spettatori «soltanto» tedeschi per il «Teatro yiddish»? Adelheid Neumann non ha dubbi: la lingua è facilmente comprensibile, da qualche tempo sono di gran moda le canzoni di quella tradizione, i dischi di Inna Slavskaia vanno a ruba. E poi, «per molti il teatro ebraico potrà essere anche una risposta».

Persone citate: Adelheid Neumann, Bulgakov, Nemirovic Dancenko, Stanislavskij

Luoghi citati: Gudok, Mosca