Beria jr: c'era un sosia al processo di mio padre di Cesare Martinetti

Beria ir: c'era un al processo di Beria ir: c'era un al processo di sosia padre MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il figlio di Beria ha rotto quarant'anni di silenzio per aprire un capitolo romanzesco, ma non inverosimile nella vita di suo padre e nella storia dell'Urss: al processo in cui venne decisa la sua fucilazione non era presente l'ex capo della polizia di Stalin, ma un sosia. Il vero Beria, ha raccontato il figlio, venne ucciso subito, al momento dell'arresto, nella sua abitazione. Vero? Sergo Lavrenitevijc Beria (che però tuttora non può portare il suo vero nome e risponde all'appello come Serghei Alekseevich Gheghechkori) non ha la prova diretta, ma intanto fornisce la sua testimonianza. Era il 26 giugno 1953, Stalin era morto da quattro mesi, il suo poliziotto più feroce, Lavrentij Beria, navigava in acque difficili. Sapeva di essere sotto tiro: «Il primo sarò io», aveva detto al figlio. Sergo, che ora ha 70 anni, vive a Kiev ed è tuttora scienziato e progettista di missili e di bombe, racconta che quel mattino andò al Cremlino: «Avevo fretta, mi aspettava Vannikov con Kurciatov per una riunione in cui discutere come organizzare l'esplosione sperimentale della bomba termonucleare, che abbiamo realizzato un anno prima degli americani. A un certo punto mi chiamano al telefono». Era un suo amico, pilota collaudatore, che gli dice affannato: «Il tuo appartamento è circondato dai soldati, si sentono gli spari, vieni subito, ti mando un'auto». Sergo racconta di aver provato a chiamare casa, ma nessuno rispondeva. «Vado alla macchina che mi aspetta alla torre Spasskaja. I miei amici mi dicono clic mio padre s'è ammazzato. Non ci credo e torno indietro». Nella riunione del Cremlino Sergo chiede ai ministri di informarsi su quanto sta accadendo a casa sua. Ma lo stesso Krusciov lo rassicura: «Niente di grave». Sergo racconta che a questo punto è corso a casa. «Tutto intorno c'erano soldati, nessuno ci faceva entrare, per fortuna il ministro Vannikov ci ha aiutato. Sono entrato nel¬ l'appartamento. Nella stanza di mio padre la parete era come distrutta dal tiro di una mitragliatrice. Finestre frantumate e la porta divelta. Un uomo mi ha detto: "Guardi, stanno portando via qualcuno". Vedo un corpo coperto di un telo nero. Non ho fatto in tempo a chiedere se c'era mio padre. Ma quel corpo poteva davvero essere suo». Eppure esiste una versione ufficiale dell'arresto di Beria che sarebbe avvenuto al Cremlino. Sergo, in un'intervista a «Vechernaja Moskva», dice di aver fatto egli stesso un'inchiesta. Lì per lì anche lui e sua madre vennero arrestati e rimasero in carcere per diciotto mesi. «Ho incontrato Nikolaj Mikhailov, uno dei giudici del processo. Eravamo amici. Mi ha confidato: "Non voglio ingannarti, ma al processo non ho visto tuo padre. L'uomo che era presente non era lui perché era stato ammazzato nello stesso giorno". Ho avuto la conferma dei miei sospetti. Un altro giudice, Nikolaj Shvernik, mi ha poi detto la stessa cosa». Cesare Martinetti INFORMAZIONE PUBBLICITARIA —i Spettacolo all'ippodromo di Stupinigi, con 26 trottatori in pista

Luoghi citati: Kiev, Mosca, Urss