Cimiteri la Curia verrà risarcita

Cimiteri, la Curia verrà risarcita i due cappellani in carcere Cimiteri, la Curia verrà risarcita Hanno promesso di risarcire la Curia, i due cappellani del cimitero arrestati per concussione, accusati di essersi arricchiti grazie ai soldi raccolti tra i parenti dei defunti e le imprese di pompe funebri. Don Rosario e don Giuseppe Ormando hanno fatto sapere tramite i loro legali di essere pronti a restituire ai loro superiori il denaro raccolto in tutti questi anni, in modo da alleggerire la propria posizione giudiziaria, in vista di un eventuale patteggiamento. Quanto restituiranno? Almeno 300 milioni, per ottenere dal sostituto procuratore Donatella Masia il consenso a concordare la pena. Nei giorni scorsi il difensore Maria Adelaide Zammitti ha presentato un'istanza di scarcerazione al giudice delle indagini preliminari Flavia Nasi, che dovrebbe decidere a breve. Il pm Masia ha dato parere favorevole alla libertà. L'avvocato dei cappellani ha chiesto nell'esposto l'archiviazione dell'indagine sui suoi assistiti, sostenendo che i fratelli Ormando svolgevano un'attività religiosa, e che al massimo si potrebbe parlare di una violazione della deontologia, su cui dovrebbe decidere soltanto la Curia, non la magistratura. Di parere diverso la Procura: Don Rosario e don Giuseppe Ormando sono dipendenti del Comune di Torino, quindi pubblici ufficiali. Resta da valutare l'ipotesi d'accusa: si può davvero parlare di concussione? Quando chiedevano i soldi ai parenti dei defunti o ai responsabili delle pompe funebri, i due fratelli esercitavano una pressione psicologica? Cioè costringevano in qualche modo gli altri a pagare? Per chiarire come andavano le cose, al cimitero, il pm Masia ha sentito don Grinza, il predecessore degli Ormando. Un anziano prete, ora in pensione, cappellano dal lontano 1956 fino al 1984: «Ricordo che le cose sono sempre andate in questo modo: i parenti, quando si rivolgevano alle pompe funebri per tutte le pratiche dei funerali, chiedevano anche: "pensateci voi alla chiesa e al cappellano". E loro ci davano l'offerta, che una volta era di 5 mila lire, poi è passata a 10 mila. Ma era tutto alla luce del sole. Quella cifra veniva indicata nella fattura del funerale, e nessuno ha mai avuto da ridire». Che fine facevano quelle offerte? Don Grinza: «Li utilizzavamo per la chiesa, segnalando però tutto alla Curia. C'era un registro apposito». Per sostenere la sua tesi don Grinza ha esibito una relazione che presentò anni fa alla Curia, in cui faceva presente che il denaro che gli arrivava dalle offerte non era sufficiente per far fronte alle spese che aveva. Su un particolare ha insistito: «Non ho mai chiesto nulla, né sono mai andato nelle sedi delle pompe funebri a sollecitare offerte». Anche i due cappellani hanno detto di non aver mai esercitato pressioni. E quel miliardo che avevano in banca? E le proprietà di Villarfocchiardo e Celle Ligure? «Il nostro stipendio, i nostri risparmi», hanno risposto. Don Giuseppe e don Rosario Ormando (da sinistra) sono ancora in carcere Sono accusati di essersi arricchiti con i soldi dei parenti dei defunti

Luoghi citati: Celle Ligure, Comune Di Torino