la tazzina di caffè sale a 1300 lire di 1. R.

la tazzina di caffè sale a 1300 lire La crisi investe anche gli esercizi pubblici: 20 licenze restituite in un anno la tazzina di caffè sale a 1300 lire Ma al bar l'ora dell'aperitivo non scocca più Dal 14 marzo nei bar di Torino e provincia la classica tazzina di caffè salirà da 1200 a 1300 lire. Lo annuncia l'Epat, sottolineando che il prossimo ritocco, concordato su scala interregionale, si limiterà come sempre a un'indicazione di massima: liberi gli esercenti di mantenere le 1200 lire attuali o, nei locali più lussuosi, di salire a 1400. Unico obbligo di legge, l'inserimento del prezzo praticato nel listino esposto al pubblico. Facile immaginare che - con un po' di ritardo in qualche bar di cintura e periferia - il «consiglio» sarà sollecitamente adottato dall'intera categoria, mettendo in crisi anche la piccola abitudine della tazzina quotidiana. Lo ammette persino Silvano Moschini, presidente di settore: «Aumentare l'espresso ò una mossa impopolare e abbiamo cercato di rimandare il più possibile. Ma ora, mantenuto per 2 anni il prezzo fenno a 1200 lire, ci siamo costretti. La crisi ha provocato il crollo degli aperitivi e il calo delle prime colazioni. Si salvano solo, grazie ai "piattini" di mezzogiorno, i colleghi delle zone di uffici». La conferma arriva dal «Torino», l'unico bar della città che non ha ancora rinunciato alla prima categoria. Confessa la gerente: «Questa classifica ci costa una montagna di soldi e non so quanto potremo mantenerla. Anche se i nostri clienti restano la bella gente di sempre, il lavoro è dimezzato». Più di 20, nel '93, le licenze di gerenza restituite definitivamente al Comune. E sull'8 per cento - pari al rialzo del costo-vita negli ultimi 2 anni - il prossimo aumento che riguarderà non solo l'espresso ina tutta la «caffetteria»: tè e cappuccino, cioccolata in tazza, «marocchino» a base di caffè, latte e cacao, camomilla. Precisa cupo Moschini: «Abbiamo rifiutato di inserire in listino solo 1' "espresso d'orzo" messo ultimamente in commercio. C'è crisi, d'accordo. Ma cerchiamo di non drammatizzare». Nessun ritocco invece per aperitivi, liquori, bibite, frappé o sciroppi, un po' per fair-play e molto per non accentuare un calo di consumazioni già al livello di guardia. Particolarmente penalizzati, e non da oggi, aperitivi e superalcolici su cui pesa da tempo la preferenza dei più giovani per analcolici o birra. Aggiungono gli esperti del periodico «Tutti al bar»: «La crisi non ha fatto diminuire i clienti ma le consumazioni. Il quotidiano giro di aperitivi tra colleghi è diventato un'eccezione, 2 birre a 5000 lire risultano già una sommetta non indifferente». Conclusione? «Oggi il consumo più forte nei bar è quello di acqua minerale a 700-800 lire a bicchiere: l'unica scelta che, costosissima rispetto alla materia prima, resta però sotto le mille lire». [1. r.]

Persone citate: Silvano Moschini

Luoghi citati: Torino