«l'Aquila provincia dell'Inferno»
UNA CITTA' NEL PECCATO I giovani contestano il vescovo sul dilagare dei riti satanici. Ma aumentano gli esorcismi «l'Aquila, provincia dell'Inferno» I sacerdoti: rubano le ostie in chiesa per le messe nere UNA CITTA' NEL PECCATO L'AQUILA DAL NOSTRO INVIATO «Riti satanici qui all'Aquila fra i ragazzi delle scuole? Mi sembra impossibile». Marco ha quindici anni e occhi vivi. Passeggia lungo il corso come ogni sera, insieme a un compagno dell'Iti di Collesapone, la sua scuola. L'amico, sedici anni e una faccia piena di brufoli, è più possibilista. «Non l'ho mai sentito, ma se l'ha detto il vescovo». Il vescovo Peressin non l'ha soltanto detto, ma lo ha scritto sull'ultimo bollettino arcivescovile dedicato interamente al Demonio. E alla sua presenza anche nella città. «Persino nei nostri giorni, giovani e ragazze delle scuole compiono dei riti satanici - scrive il prelato - usando libri di educazione diabolica, recitando il Padre Nostro alla rovescia, mescolando il sangue e il seme umano vendendo l'anima al diavolo, usando ostie consacrate per oltraggiare Gesù e esibendosi in orgie sessuali con persone nude a fare da altare». Parole forti, che piombano su una città distratta dal tran tran quotidiano e dalle elezioni imminenti, ancora stordita dopo che il vecchio potere de è stato spazzato via da Tangentopoli, il comune in mano a un commissario prefettizio, i due santi protettori forlaniani, l'onorevole Romeo Ricciuti e l'ex sindaco e senatore Enzo Lombardi, entrambi indagati e esclusi dalle liste del Ppi. Una città cattolica, l'Aquila, non nuova a battaglie estreme. Come quella scatenata due anni fa dall'«Armata bianca» di padre Andrea D'Ascanio intorno al «Monumento al bambino mai nato», una Madonna che accoglie fra le braccia tanti piccoli corpi. «Piccoli feti» dissero le femministe, che si scagliarono contro il vescovo, ispi- ratore della campagna. Adesso la storia delle messe nere fra gli studenti. Padre Andrea potrebbe saperne qualcosa, suggerisce una tabaccaia che ne ha sentito parlare alla radio dove un giornalista polemizzava difendendo la città. Ma al convento di Santa Chiara padre Andrea non c'è. «E' all'estero - spiega il portiere - In Russia o forse in Ungheria». L'attivissimo frate ora va spesso laggiù portando in giro una Madonna Pellegrina benedetta dal Papa. Neppure don Giu¬ seppe, il parroco di San Massimo, la cattedrale che domina il fondo della piazza del Duomo, sa niente di preciso. «Io me ne sto sempre chiuso qui dentro», si schermisce allargando le braccia. E la voce forte dall'accento bresciano e gli occhi chiarissimi non lasciano spazio al dubbio. Don Elio, il viceparroco intento a indossare i paramenti per il Vespro, gira lo sguardo altrove. «Può darsi che il vescovo abbia voluto lanciare un ammonimento parlando in generale.- aggiunge don Giu¬ seppe. - Ma se qualcosa c'è, sicuramente lo sa il vicario, a San Cristo Re». Don Demetrio Gianfrancesco, il vicario, è un uomo piccolo dall'aria dura che porta il clergy-man. Sta lavorando sotto una luce fioca fra una montagna di libri e carte ed è seccato per le continue telefonate di giornalisti. Ma gentilissmo, spiega che l'iniziativa del vescovo è nata da un libro - La Catechesi di Satana - di padre Pellegrino Emetti, uno studioso ed esorcista dell'Ab¬ bazia di San Giorgio Maggiore a Venezia. Il bollettino ne pubblica infatti ampi stralci, dove il demonio parla in prima persona, per bocca degli esorcizzati. E c'è dell'altro. Don Demetrio racconta di un furto recente in una chiesa, di cui parlano anche in città. Ma aggiunge dei dettagli. Insieme a molti arredi preziosi, non è stata rubata solo la pisside piena di ostie consacrate, ma anche l'acqua benedetta. Oggetti utili solo alle messe nere. E il grande crocifisso che stava sull'altare, è stato trovato sul pavimento a faccia in giù. «Un segno inequivocabile». Don Giuseppe, si lascia scappare il vicario, è un esorcista. Nominato a questo incarico tre anni fa, visto l'aumento di persone indemoniate. «Casi difficili, dove spesso il confine tra malattia psichica e possessione resta problematico». Satana si aggira dunque davvero per L'Aquila, città delle 99 chiese, che si vuole edificata da 99 castelli. Tanti quanti sono le maschere della Fontana delle 99 cannelle. Un numero che qui ha un'aura di magia. E delle leggende cittadine parlano due studentesse, in un crocchio sul corso. «Messe nere se ne sono sem¬ pre fatte al convento sconsacrato di Spirito, dove c'è un affresco che guardandolo da lontano raffigura la Madonna, mentre da vicino sembra un diavolo», racconta Maria Grazia, che al demonio crede fermamente. Federica è più scettica. Proprio la mattina, nell'ora di religione, il prete ha parlato in classe della storia dei riti satanici, mettendo in guardia i giovani». Allo «Chalet della Valle» un gruppo di studenti dell'Isef ci scherza sopra. Due ragazze ridono. «Io sono qui da tre anni, ma non ne ho mai sentito parlare», spiega uno che viene da un paese vicino. Ma un altro dell'Aquila, col giubbotto verde cangiante e un cerchietto all'orecchio, la prende in un altro modo. «Perchè no? Uno di loro potrei essere io.Tutti abbiamo qualcosa di misterioso. Magari si comincia per gioco, come una seduta spiritica, poi si resta coinvolti ed è difficile uscirne. Di più non posso dire perchè non ne ho esperienza», aggiunge ambiguo. E si incammina verso la scuola. Che sta a un passo dal vicariato. Maria Grazia Qruzzone Sopra, il vescovo dell'Aquila, monsignor Peressin. A fianco, adepti di una setta satanica, durante una messa nera
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