Germania, massacro in pretura

Germania, massacro in pretura Colpi di pistola e una bomba: uccisi l'attentatore, l'ex amante, il giudice, 2 avvocati, un bimbo Germania, massacro in pretura Un condannato si vendica, sette morti EUSKIRCHEN DAL NOSTRO INVIATO In fondo alla strada, dove comincia il prato e la polizia ha steso gli sbarramenti bianchi e rossi per tenere lontani curiosi e giornalisti, c'è ancora un sacco aperto: l'ultima vittima del massacro, un uomo spappolato dalla bomba che l'attentatore un tedesco di 39 anni ancora senza un nome - ha fatto esplodere dopo avere ascoltato il verdetto e la condanna, una ammenda di 72 mila marchi per ferite multiple all'amante. Le altre sei vittime - l'autore della strage, la sua amante e un bambino, il giudice e due avvocati le hanno portate via da poco: subito dopo aver sgomberato i quindici feriti, per due dei quali la prognosi non è stata sciolta. Davanti all'ingresso della piccola pretura di Euskirchen, ventinove chilometri da Bonn verso il confine con l'Olanda, piccoli mucchi di vetri e di detriti che l'esplosione ha sparso tutt'intorno, una scarpa e qualche libro, testi di diritto, carte stracciate. C'è silenzio e un po' di vento. Accanto alle barriere bianche e rosse, la gente sembra guardare soltanto gli uomini in tuta bianca che frugano per strada. E' successo là dentro, al pianterreno del palazzo di mattoni bruni dove si affacciano altri uomini in tuta bianca e sono più visibili i segni dello scoppio: è successo alla fine di un'udienza uguale a cento altre, un «caso qualunque». Mancavano due minuti all'una, il processo a carico dell'uomo (di lui si sa soltanto che abi¬ tava a Euskirchen e che riparava le caldaie) era appena finito con un verdetto che confermava quello emesso un anno fa da un altro giudice: ammenda di 72 mila marchi, una settantina di milioni di lire, per aver provocato ferite gravi all'ex amante. In pretura, ieri mattina, c'era anche lei, la donna che aveva citato in giudizio l'autore del massacro: è stata la prima a cadere quando l'uomo, ascoltata la sentenza, è uscito di corsa dall'aula e ha cominciato a sparare all'impazzata nell'atrio, con la pistola di grosso calibro che teneva forse nascosta nella sacca a mano. Si è accorta di morire, ha gridato agli altri: «Attenti, vuole ammazzarci tutti». Con lei c'era un ragazzino, non si sa se figlio suo o dell'uomo: anche lui è morto subito, crivellato dai colpi. Un attimo, e l'uomo è rientrato nell'aula agitando un ordigno artigianale che probabilmente aveva fabbricato da sé: in casa sua la polizia ha trovato armi, tante munizioni e sostanze chimiche che d'abitudine si impiegano per le bombe di quel genere. Tenendo l'ordigno in mano («una specie di contenito¬ re», secondo la polizia), ha continuato a sparare. Ha ferito a morte, con un colpo alla gola, il giudice di trentun anni che al telefono stava chiedendo aiuto, ha lanciato la bomba contro la scrivania: l'esplosione lo ha dilaniato e ha ucciso due avvocati e un assistente, che il risucchio dello scoppio ha scaraventato dalla finestra, sull'asfalto. Tutti i corpi, secondo testimoni, «erano straziati». Davanti alla pretura c'era un'ambulanza, ed è stata la coincidenza fortunata che ha impedito un bilancio più pesante: molti feriti sono stati subito soccorsi, in attesa dell'elicottero della Croce Rossa e mentre la gente usciva dall'edificio a tre piani correndo all'impazzata. Chi c'era fornisce versioni contrastanti su quei pochi minuti «durati troppo a lungo» - come li ha definiti un testimone - ed è forse naturale in momenti di grande e improvvisa confusione che subito bisogna ricordare e raccontare: «Ho pensato a dei botti di ragazzi, a dei fuochi d'artificio», racconta la signora Buttler che abita a due passi. «Credevo che sarebbe esploso l'edificio», corregge il vinaio del negozio accanto. Adesso, mentre ancora la polizia si interroga sull'identità di alcune vittime, in Germania molti si chiedono come sia stato possibile il massacro, perché nessuno abbia sospettato. E' tardo pomeriggio quando il procuratore di Bonn, Jorg Pietrusky, spiega che non si poteva far nulla, che non era possibile difendersi, che è stato «un evento assolutamente imprevedibile». L'udienza finita in un massacro era un caso qualunque, appunto, e per i processi di routine non sono previsti controlli personali, per chi entra in aula: nessuno perquisisce gli imputati, i testimoni, il pubblico quando non ci sono particolari motivi a consigliarlo. Ieri mattina tutto era andato come d'abitudine, in pretura. Ma l'udienza poi finita in un massacro, l'ultima della giornata, era cominciata male: l'imputato era nervoso, si era rifiutato di testimoniare, non aveva voluto ascoltare i consigli dell'avvocato difensore, che esasperato alla fine lo aveva abbandonato. «E' stato un gesto disperato, un atto di follia», insisteva a sera il procuratore escludendo motivazioni rjolitiche nell'attentato. E davvero, tutto lascia credere che si sia trattato di una «vendetta assurda e folle». Ma una vendetta preparata nel dettaglio: la strage è conseguenza di un'esplosione e di una raffica di colpi, l'assassino è arrivato consapevole di quel che sarebbe successo in caso di verdetto sfavorevole, pistola e bomba sono entrati tranquillamente con lui nell'aula. Increduli e allarmati, i tedeschi si domandavano ieri sera perché nessuno si è accorto che l'uomo aveva una bomba e una pistola, perché nessuno ha guardato nella sacca a mano, perché è possibile morire dilaniati in una piccola pretura, alla fine di un'udienza uguale a cento altre. Emanuele Novazio Polemiche nel Paese Perché l'uomo ha potuto entrare in aula con armi ed esplosivi? «Vuole ammazzarci tutti», gridava la donna (la prima vittima) cui avrebbe dovuto pagare 70 milioni per lesioni " Jilt M ( .tfni^l Jff*fe* • ^681 "^?W$ Dalla finestra del tribunale (immagine qui sotto) il corpo di un uomo e stato proiettato in strada dalla forza dell esplosione |FOTO REUTER) La polizia scientifica al lavoro dopo la carneficina di Euskirchen [FOTO REUTER)

Persone citate: Buttler, Emanuele Novazio

Luoghi citati: Bonn, Germania, Olanda