« Nixon al Cremlino non entra »

Eltsin infuriato per il tè con Rutskoi « Nixon ni Cremlino non entra » Eltsin infuriato per il tè con Rutskoi GAFFE A MOSCA MOSCA DAL NOSTRO INVIATO «No, non riceverò Nixon. E non lo riceverà nemmeno il governo. E nemmeno Serghei Filatov (capo dell'amministrazione presidenziale, ndr)». Boris Eltsin si è arrabbiato davvero con l'ex presidente Usa Richard Nixon. «Sappiano pure che la Russia è un grande Paese e che con noi scherzare non si può». Le immagini televisive riprese mentre Eltsin deponeva una corona in memoria di Jurij Gagarin, che oggi avrebbe compiuto 60 anni - hanno mostrato uno Eltsin furibondo, con il dito puntato contro un non immaginario e scortese interlocutore. Nixon ha commesso l'imperdonabile errore di aver preso il tè con Aleksandr Rutskoi e di aver colloquiato con il leader dei comunisti, Ghennadij Ziuganov. Eltsin non l'ha digerita. «Pensa un po', sembrava che fosse venuto per incontrare me...». E, ai pochi giornalisti ammessi nelle sue vicinanze, ha detto di aver gradito «la posizione di Clinton, che mi ha telefonato per prendere le distanze dal viaggio di Nixon». Il tutto mentre le agenzie riportavano da Washington che Clinton, invece, si augura «che Eltsin veda Nixon» perché pensa «che entrambi avrebbero gradito parlarsi». Nixon, a sua volta, aveva appena espresso un entusiastico ap¬ prezzamento per il comportamento delle autorità russe, che non gli avevano impedito di incontrare i capi delle opposizioni, dicendosi convinto che «questa è una prova della forza dell'attuale leadership», oltre che della sua «democraticità». Un gelido commento della Itar-Tass gli replicava che, appunto, essendo i dirigenti russi molto democratici, avrebbero risposto al gesto di Nixon come ritenevano opportuno. Cioè sbattendogli la porta in faccia. E, infatti, così è stato. Anzi ieri l'ex Presidente americano si è visto togliere da sotto il naso sia la scorta russa, sia la macchina che lo trasportava in giro per la città a incontrare gli avversari di Eltsin. E ha dovuto assumere in tutta fretta alcune guardie del corpo private. Il commento di Dmitrij Sirnes, consigliere e accompagnatore di Nixon è stato di «sbalordimento». Ma anche senza troppe cerimonie. «Nixon resterà a Mosca - ha detto Simes - e sarà pronto a incontrare tutti coloro che lo desiderano. Se c'è stato un malinteso non c'è bisogno di scuse. Ma l'iniziativa di un eventuale incontro con qualcuno della dirigenza russa non può che partire ora dalla parte russa». E poi - ha aggiunto - «non pensavamo che in un Paese democratico si dovesse chiedere il permesso per incontrare qualcuno». Così è di nuovo scandalo tra Russia e America, anche se Clinton non pensa che «sia la fine del mondo se Eltsin non riceve Nixon» e se Eltsin ha poi detto che «la partnership tra i due Paesi dev'essere conservata e sviluppata. E' stato un grosso risultato, ottenuto con grande fatica, e che non dobbiamo perdere». Ma la frittata è fatta e Nixon non vedrà più nessuno della leadership russa. Anche se - secondo quanto ha lasciato intendere Simes - la «visita privata» di Nixon a Mosca era stata in qualche modo concordata con Clinton, che si era detto «molto interessato» ad ascoltare il resoconto dei contatti di Mosca. Di tutti i contatti. Sapevano a Mosca, in anticipo, delle intenzioni di Ni¬ xon? Mancanza di tatto da parte americana? E' evidente che qualcuno a Washington ha ritenuto utile raccogliere diverse opinioni presenti sulla scena politica russa. Ma certo non era necessario farlo in questo modo. C'è a Mosca un ambasciatore americano che ha tutti gli strumenti per sapere qual è il ventaglio reale di posizioni in Russia e che è istituzionalmente incaricato di comunicarle al proprio governo. Certo è che i segnali che Mosca e Washington si stanno lanciando in questi ultimi tempi appaiono quanto meno strani e sempre più nervosi. Giuliette- Chiesa