«Ora è una caccia all'uomo»

Roma, il tam tam degli arresti annunciati sulla passeggiata del Cavaliere nel suo collegio Roma, il tam tam degli arresti annunciati sulla passeggiata del Cavaliere nel suo collegio «Ora è una caccia all'uomo» Berlusconi infuriato: la preda sono io ROMA. A Ombretta Fumagalli Carulli, ex-dc alleata di Forza Italia, che gli va incontro all'hotel Nazionale tra una folla di casalinghe e di fotografi che assistono al primo appuntamento del suo tour romano, Silvio Berlusconi non riesce a non confidare le sue paure. «Pensi - le dice in un orecchio - volevano arrestare sei dei miei per cose del tutto inconsistenti. Questa è una vera manovra politica». La stessa cosa fa con i rappresentanti dei commercianti romani riuniti nel negozio di Maurizio Righetti a piazza di Spagna. Saluti, strette di mano, discorsi ma alla fine la lingua del Cavaliere batte dove il dente duole: «Altro che attacchi sbotta il personaggio al momento del brindisi di auguri -. Questa è una campagna elettorale selvaggia. E' una vera caccia all'uomo e 10 sono la preda». Questa volta il sorriso continuato da sembrare stampato sulla bocca, i bagni di folla cercati, voluti con tanto di abbracci e baci alle ammiratrici più focose e quel «look» talmente perfetto da stonare un po', non sono serviti. Eh sì, tutto questo non ha salvato 11 Cavaliere dal brutto scherzo che qualcuno gli ha combinato: lui che sbarca a Roma per aprire la campagna elettorale e i suoi collaboratori che vengono colpiti da un ciclone giudiziario a Milano. Un incubo che ha rovinato quella che doveva essere la sua festa romana. Una paura che ha accompagnato Berlusconi nelle sue passeggiate per le vie della capitale, nei suoi incontri, nelle sue interviste alle tv locali. Lui ha tentato di stare sul palcoscenico senza tradire il nervosismo, i timori e l'ira. Ma niente, l'uomo, malgrado quel che dicono, non è di plastica o, almeno, non lo è del tutto. E a nulla gli sono valsi la cipria, l'atteggiamento cordiale o quel mestiere innato da «show-man» che tante volte lo hanno salvato nelle situazioni critiche: ieri per la prima volta Berlusconi ha avvertito quanto è dura questa campagna elettorale. E, messo da parte il doppiopetto, si è infuriato contro quella che chiama «la rete giudiziaria del pds, il loro net-work». Al mattino all'hotel Nazionale, tra le delegate della federcasalinghe che è riuscito a strappare al partito popolare, il Cavaliere ancora si trattiene. Intorno a lui i suoi collaboratori confidano che da almeno una settimana il tamtam della procura di Milano preannuncia il «caso Dell'Utri». Dicono che il principale ha sperato fino all'ultimo che giudici non intervenissero nel bel mezzo della campagna elettorale. Anzi, Berlusconi a quell'ora ancora ci spera. Poi c'è la visita alla Borsa di Roma, la passeggiata al Pantheon con la gente che lo saluta dai balconi. Tanti applausi, poche contestazioni. Tra una stretta di mano, una pacca sulle spalle e un discorsetto il Cavaliere quasi si dimentica del pericolo che incombe. Poi glielo ricordano e lui, che è ignaro di quello che sta succedendo a Milano, se la cava con una battuta: «E' una montatura, una bufera che si placherà dopo le elezioni». Altro appuntamento. Via Frattina. Passeggiata tra la gente. C'è chi gli vuole bene e lo applaude. E chi, invece, gli vuole male e lo contesta. Ci sono le ragazzine che lo vogliono baciare. La signora bene che si preoccupa perché è troppo dimagrito. Lo studente che accetta di fare quattro chiacchiere con lui e che alla fine non gli risparmia una battuta di spirito: «Vuole sapere in che scuola vado? Al liceo Che Guevara. Lei piuttosto perché porta sempre la mano sul petto come Napoleone?». Non manca neanche il vigile urbano che scherza («se non la smette gli faccio la multa per occupazione di suolo pubblico»). O l'anziana Rita Papacci che trova il modo di salire all'onore delle cronache: «Lei mi è simpatico gli dice - ma crede al capitalismo senza cuore, lei vuole privatizzare tutto. E allora se casco qui in mezzo che succede? Mi lasciano in mezzo alla strada?». E il personaggio, al solito, non si scompone: «lo - ribatte - non credo al capitalismo americano». Risposte per tutti, insomma, meno che per quella signora che lo perseguita per tutta Piazza di Spagna gridandogli «carogna» o per chi gli sventola contro una fotografia che lo ritrae con Craxi. Ci scappa anche una visita al collegio Demerode. Il Cavaliere entra nell'atrio della scuola e abbraccia i ragazzini. Chiede: «Siete della Roma? Della Lazio? Del Milan?». Solo due alunni alzano il braccio. «Vedete almeno la televisione? Sì. Allora cantiamo tutti il coro di Forza Italia». E intona. Ma ormai la tempesta è nell'aria. Al negozio di Righetti a Piazza di Spagna lo avvertono degli avvisi di garanzia ai suoi. Ha un moto di stizza mentre assicura: «risponderò». Un'ora e le agenzie di stampa trasmettono una dichiarazione che è un attacco ai giudici milanesi: «Da 48 ore - dice - sono vittima di un'aggressione senza precedenti... vengono utilizzate contro il mio movimento voci destituite di fondamento, si parla di retata annunciata. L'arma spettacolare della custodia cautelare viene brandita contro i vertici del gruppo Fininvest per scopo di ignobile spe¬ culazione politica... Spero che i magistrati di Milano sappiano sottrarsi alla logica del ricatto fazioso e della provocazione. Forza Italia chiederà di punire con il voto chi tenta di fare un uso politico della giustizia». Parole pesanti. E chi lo rivede il pomeriggio a Gbr si accorge che è trasformato. Ormai il Cavaliere non tenta neppure di nascondere il suo nervosismo. Arriva con un'ora di ritardo. Il tentativo dell'intervistatore di improvvisare un duello con Spaventa finisce nel vuoto. Berlusconi si siede sotto i riflettori, ma non riesce a star fermo. «Fa un caldo allucinante - confida - sembra che ci sia un fuoco. Non mi faccio certo riprendere dalle telecamere in questo modo». Emergenza, viene chiamato un tecnico delle luci dagli studi del gruppo alla Safa Palatino. Ci vuole un'ora, quella che serve a Berlusconi per sparare ancora contro i magistrati: «Queste sono tutte cose vecchie. Restringere le liberta personali in casi come questo è davvero inaudito. Significa che non stiamo più in uno stato di diritto, ma di polizia. Comunque'tutto questo sarà un "boomerang" per chi vuole usare la giustizia come un'arma ». Qualcuno si azzarda a dire che nella corsa con Spaventa si gioca la presidenza del Consiglio e lui va su tutte le furie: «Il signor Spaventa deve fare prima tutto quello che ho fatto io. Metta su un'azienda, dia lavoro a 40 mila persone e vinca delle Coppe del mondo eppoi si può confrontare con me». E' proprio nero il Cavaliere. Torna nei camerini e passa ancora un'ora. Manca la truccatrice, poi la lacca per i capelli. Alla fine la trasmissione parte con tre ore di ritardo. Ma non importa: la Gbr è al 60% di imprenditori lombardi, manco a dirlo tutti fans di Forza Italia. E' sera. Ma Berlusconi non ha ancora smesso di sparare contro l'uso politico della giustizia. Davanti a Palazzo Rospigliosi il Cavaliere lancia l'ultimo atto di accusa: «Squadre di finanzieri hanno perquisito la Fininvest dopo l'orario di lavoro. Mi vergogno di quello che sta succedendo in questo Paese. E' vergognoso, indegno per un paese civile, ma continuerò nella mia battaglia personale». Augusto Minzolini «Altroché attacchi, questa è una campagna elettorale selvaggia orchestrata dal network del pds» «Il signor Spaventa deve fare prima tutto quello che ho fatto io e vincere delle coppe del mondo» Silvio Berlusconi tra la folla nel centro di Roma. A lato Ombretta Fumagalli Carulli, a destra Piazza di Spagna

Luoghi citati: Milano, Ombretta, Roma