La rabbia di Osborne non smette di bruciare di Osvaldo Guerrieri

La rabbia di Osborne non smette di bruciare La rabbia di Osborne non smette di bruciare Con Pesaola regista e protagonista sorprendente prova di Kay Sandvik TORINO. La paura è che «Ricorda con rabbia» di John Osborne appaia insopportabilmente invecchiata. E' il discorso che, a volte, si può fare con le belle donne: trionfanti in una data stagione, comunicano a chi le riveda dopo qualche anno una gran ma-, linconia. Ecco perché siamo cautamente sospettosi, al Teatro Erba, dove il capolavoro di Osborne, tradotto e interpretato da Roberto Diego Pesaola con la compagnia Il Palcosceno, ha interrotto anzitempo le sue recite. Ci chiediamo quale forza possa ancora sostenere Jimmy Porter, l'infelice anarchico che nel '56, anno del primo allestimento di Tony Richardson, scandalizzò il pubblico del West End londinese con quel suo linguaggio provocatoriamente scurrile. Ma, ormai lo sappiamo, «Ricorda con rabbia» non è soltanto trivialità. Jimmy è un passionale che scarica la propria aggressività la domenica, quelle domeniche oleose di noia spese nella lettura dei giornali, fra i pianti segreti di Alison che stira senza requie, le pinte di tè, la musica jazz alla radio, i litigi, i dispetti, i cinismi esibizionistici, i battibecchi con l'amico Cliff, che gestisce con Jimmy un banchetto di dolciumi. Ma che cos'è tutta questa sgradevolezza? Non è forse un velo che ricopre (malamente) la dimensione del dolore vero? Non è il disagio di chi nega la validità dell'organizzazione sociale? Da quel disagio scaturisce la consapevolezza che, oltre la disperazione, non c'è che il nulla. Il clima della soffitta in cui abita la coppia è così insopportabile che tra Jimmy e Alison esplode la crisi (lei non gli dice neppure di aspettare un bambino). Il posto di Alison viene preso dalla sua amica Helena, un'attrice che incarna i sentimenti più borghesi che sia dato immaginare, ma che si dimostra affascinata dalla rabbia di quest'uomo così diverso da lei e così lontano dalla classe a cui lei appartiene. Ma la ricomparsa di Alison, che nel frattempo ha perso il figlio, sembra riportare un ordine che nessuno sa quanto potrà durare. Il fatto straordinario è che tutto ciò tiene ancora benissimo la scena. Turpiloquio a parte (ma ormai sentiamo ben altro) «Ricorda con rabbia» ha un tale vigore drammatico e simbolico, una tale carica ironica e sarcastica, che lo spettatore ne viene inghiottito al punto da non avvertire neanche un attimo di noia o di intolleranza. Certo, la fatica è notevole. Nonostante qualche taglio, lo spettacolo di Pesaola si divide in tre robusti atti. Ma la platea non recrimina nulla. Merito di regia e attori, oltre che di Osborne. Merito di un'esecuzione priva di tempi morti e di fronzoli, lanciata come un siluro verso la disfatta di un mondo che, negli Anni 50, non aveva neppure uno straccio di utopia a cui abbrancarsi. Con il vitalissimo Pesaola sono in scena Giselda Volodi nella parte spenta di Alison, Gianni Abbate nel ruolo imperturbabile e «simpatico» dell'amico Cliff e Kay Sandvik, che presta la sua statuaria bellezza a Helena. Nota al grande pubblico per la sua attività di conduttrice televisiva, la Sandvik ora dedica le proprie energie al teatro. Ha presenza, la sua parlata deliziosamente esotica la limita purtroppo nel repertorio, ma possiede indiscutibili doti di comunicativa. Avrà un futuro? Pensiamo proprio di sì. Repliche fino a domenica 13. Osvaldo Guerrieri

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