Il sogno svanito di Fogar

Il sogno svanito di Fogur Il sogno svanito di Fogur Ci provò nell'83 con il cane Armaduk Il primato conteso tra Peary e Cook completo di esprimere se stesso. E poi, per me, il freddo, il Nord, sono qualcosa di familiare: sono nato a Glendevon, nelle Highlands, e quand'ero in fasce mio padre mi esponeva al freddo per temprarmi...». Quante probabilità di successo ritiene di avere? «Sono sicuro di riuscire». Molti sono i rischi cui va incontro Hadow. L'accecamento, perché la luce diurna e la rifrazione dei raggi solari possono irritare seriamente gli occhi anche a causa della loro alta percentuale di raggi Uv. In maniera analoga si sviluppa il «whiteout», che rende difficile o impossibile distinguere fra cielo e terra, causando la perdita di percezione dell'orizzonte. Il congelamento, con particolari pericoli per naso, guance, orecchio e mento, che sono le parti più esposte. Ma soffrono anche i polpastrelli delle dita e i piedi, se si fa uso di guanti inadatti e si calzano scarponi troppo stretti. I danni alla pelle possono dar luogo a infezioni. Collegata a questo fenomeno è l'ipotermia, che comporta un progressivo collasso psicofisico in corrispondenza di un processo di congelamentodegli organi vitali del corpo umano. Da non dimenticare i pericoli connessi alla particolare natura del Grande Nord. La banchisa, costituita dall'aggregazione di enormi lastre di ghiaccio, che si può estendere per centinaia di chilometri e portare alla deriva l'esploratore. I muri di ghiaccio, che si sviluppano quando porzioni di banchisa entrano in collisione fra loro curvandosi e deformandosi: a Nord di Ellesmere Island sono stati segnalati muri alti fino a 20 metri e si tratta di ostacoli assai difficili da superare. I canali, che si formano tra banchise e lastre di ghiaccio, come risultato dell'azione di venti, maree e correnti: possono diventare ostacoli difficili da superare. Tutto il calendario di avvicinamento al Polo Nord è stato programmato per sfruttare al meglio il periodo più favorevole dell'anno, il mese d'aprile. L'esploratore trascinerà una slitta ultraleggera (circa 13 kg) in kevlar, anfibia e bidirezionale. La giornata-tipo prevede 6-8 ore di sonno, il carteggio, la marcia, i pasti, una sosta di 5 minuti ogni ora, la trasmissione dei dati via satellite e tutta una serie di altre attività minuziosamente studiate a tavolino. Il tutto «immortalato» in un video. Le prime descrizioni di un grande oceano ghiacciato sono di Pitea, navigatore e geografo greco nato a Massalia (l'odierna Marsiglia) nel IV secolo avanti Cristo: da allora sopra e sotto l'Artico si sono susseguiti navi rompighiaccio, slitte trainate da cani, aerei, dirigibili, sommergibili nucleari. E' tuttora in discussione il primato della conquista, anche se molti attribuiscono l'onore allo statunitense Robert Edwin Peary, capo di una spedizione partita il 22 febbraio e giunta il 6 aprile 1909. Ma gli ultimi documenti porterebbero a credere che Peary abbia mentito. A contendergli il primato fu Frederick A. Cook, anche lui statunitense, che affermò di essere arrivato al polo il 21 aprile 1908: era partito da Axel Heiberg Island il 18 marzo, accompagnato da due eschimesi; ma il suo ritorno alla civiltà ebbe luogo solo 13 mesi più tardi. Anche gli italiani hanno la loro parte di gloria neH'espl'""azione artica. Umberto Cagni ,. spinse oltre gli 86 gradi Nord il 24 aprile 1900, Umberto Nobile giunse in dirigibile al Polo nel 1928 (ed ebbe in seguito la terribile odissea della «tenda rossa»); il 19 maggio 1970 Guido Monzino giunse al Polo con una spedizione di 19 uomini e 300 cani. Fallì invece il tentativo di Ambrogio Fogar e del suo cane Armaduk nel 1983. Due gli avventurosi che possono vantare una conquista del Po¬ Paolo Querio Anche Umberto Nobile fra i tre italiani riusciti nell'impresa L'esploratore scozzese Rupert Hadow, 31 anni, sfida l'Artico

Luoghi citati: Artico, Marsiglia, Massalia