Torna in carcere Bisignani di Susanna Marzolla
Torna in carcere Bisignani Torna in carcere Bisignani E al processo bocciato Spazzali che voleva «sentire» Occhetto MILANO. E' tornato in carcere Luigi Bisignani, l'ex capo delle relazioni esterne della Ferruzzi, accusato di ricettazione. Lo ha annunciato Di Pietro al processo Cusani. Lo stesso giorno in cui il presidente Tarantola ha «bocciato» Spazzali. Il legale ha chiesto per il suo assistito il rito immediato: il tribunale ha risposto no; ha chiesto di sentire Occhetto e D'Alema: «testimonianze irrilevanti», è stata la risposta. Quella che doveva essere una tranquilla «udienza tecnica», si è trasformata quindi in una piccola serie di «colpi di scena», con eco politiche. Comincia Antonio Di Pietro. «Produco una serie di rogatorie», annuncia. La prima viene dal Vaticano: «Come ricorderete al conto della provvista di Cct mancavano 14 miliardi. Ho ricevuto questa risposta: "L'ammontare equivalente a questa cifra è stato utilizzato in contanti da Luigi Bisignani"». Pausa... «Inutile din/i che Bisignani è stato arrestate questa mattina per ricettazioii2». Altra rogatoria, altro arresto. Si tratta dell'interrogatorio di Barbara Ceolin, l'ex segretaria di De Michelis la quale ha spiegato che prese sì una busta (c'erano cento milioni) da Marcello Portesi, il manager della Ferruzzi, ma gli accordi erano stati presi da Giorgio Casadei, segretariotuttofare dell'ex ministro. Arrestato anche lui, o meglio, visto che in carcere c'era già, nuovo ordine di custodia. Secondo colpo di scena: l'arabo del conto Hambest, Zuhair Al Khateeb. Spazzali: «In questo processo è successo di tutto. Si è cercato un arabo in giro per il Mediterraneo...». Di Pietro: «Falso. Noi non abbiamo fatto alcuna rogatoria». Spazzali: «Ma in Egitto è stato sentito». Di Pietro: «Da qualcuno che si diverte, non certo da noi». Terzo colpo di scena: la defiscalizzazione e il pei. Di Pietro aveva presentato «la documen- tazione completa sugli atti parlamentari, da cui risulta che il decreto non è passato per mancanza del numero legale». Interviene Spazzali: «Manca qualcosa. Una proposta di legge presentata il 20 ottobre '89». Questa, in sintesi, la ricostruzione fatta da Spazzali: il 18 ottobre Gardini incontra Occhetto e D'Alema «come, da notizie di stampa, risulta scritto sull'agenda della segretaria di Gardini»; il 19 Gardini stesso annota sulla sua agenda «un grazie a M. S.»: «Le iniziali di Massimo Serafini, deputato pei di Bavenna»; il 20 la proposta di legge, presentata da Visco, Serafini e altri esponenti pei. Immediate le reazioni. Il pds: «Occhetto incontrò Gardini il 4 luglio; D'Alema in marzo. Il resto è una volgare mistificazione». Visco: «La legge andava in direzione diametralmente opposta a quanto proposto dal governo per Enimont». Serafini: «Inaccettabile il metodo di chiamare in causa un cittadino sulla base di due iniziali comuni a centinaia di migliaia di italiani». Ma intanto Spazzali insiste: chiede che il tribunale convochi Occhetto, D'Alema, Visco e Serafini. Tarantola respinge tutto. Accetta solo quello che aveva chiesto Di Pietro: sulla defiscalizzazione sarà ascoltato l'ex ministro Bino Formica. Non solo, per Spazzali l'ordinanza del tribunale è un brutto colpo anche sul terreno della procedura, su cui il legale aveva sempre vinto. La richiesta del «rito abbreviato» per le nuove imputazioni (con sconto automatico di un terzo della pena) non passa: «Cusani avrebbe potuto richiederlo entro il termine stabilito». Cioè sette giorni dopo la notifica del decreto di giudizio; cioè mesi fa. Adesso si va avanti così: due udienze per gli interrogatori, poi la discussione. «Salvo imprevisti», dice Tarantola, reso prudente dall'esperienza. Susanna Marzolla
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