Donne più istruite, mondo migliore di Valeria Sacchi

Donne più istruite, mondo migliore Donne più istruite, mondo migliore guaghanza, appena uscito nell'edizione italiana dal Mulino, e quello sulla povertà, a cosa si sta dedicando ora? «Con il professor Jean Drèze, col quale ho già scritto un saggio su povertà e carestia, sto scrivendo un libro sulla politica economica dell'India. Sul problema di come integrare riforme di mercato e liberalizzazione con il bisogno di un grande sforzo di investimenti nel servizio sanitario e nel settore dell'educazione, soprattutto l'educazione femminile». Perché lei dice soprattutto femminile? «Perché, nei Paesi poveri, l'educazione della donna è il veicolo più efficace di cambiamento. Non solo è importante in sé e per sé, ma porta a maggiore eguaglianza nella famiglia, a maggiore richiesta di servizio sanitario. Di conseguenza fa diminuire sia la mortalità che il tasso di natalità. Un esempio è il Kerala». Cosa è il Kerala? «E' una regione del Sud dell'India, dove la scolarizzazione e il livello culturale delle donne sono saliti moltissimo negli ultimi anni. Lì, dove le donne leggono e sono più consapevoli, le probabilità di vita alla nascita sono alte (l'età media infatti è di 71 anni, 73 per le donne), mentre il tasso di natalità è caduto dal 44% del 1960 al 18% attuale. Un altro dato statistico interessante riguarda il rappor¬ Da sinistra, Amartya Sen. Giovanna d'Arco simbolo dei conflitti anglofrancesi «Le carestie si manifestano nei Paesi m senza diritti civili In Kerala l'educazione femminile è veicolo di cambiamento» sanità negli Stati Uniti è stato posto, e non sarà più possibile eluderlo, che il piano Clinton si riveli più o meno efficace». Professor Sen, la funzione degli economisti serve dunque anche sul piano pratico? «Gli economisti possono porre i problemi, possono stimolare la discussione. Ma le soluzioni passano sempre attraverso l'azione politica. Comunque, oggi, sui problemi dell'eguaglianza, della povertà, della disoccupazione e della fame si discute molto, sia nei Paesi del Terzo Mondo che nei Paesi ricchi. Ed è un bene. Nell'ultimo meeting della American Economie Association di cui sono presidente, e che si è tenuto in gennaio, molte sessioni sono state proprio dedicate ai temi sociali, e tutte erano seguitissime. Diciamo che la discussione è il primo passo verso la soluzione dei problemi». Dopo lo studio sulla dise- to donne-uomini sulla popolazione totale. Da quando i tassi di mortalità femminile risultano più bassi rispetto agli stessi tassi maschili a parità di assistenza sanitaria, il rapporto donne-uomini ha superato l'uno, sia in Europa che nel Nord America. Ovviamente è sotto l'uno sia in Asia che nell'Africa del Nord. In India il rapporto medio è pari a 0,93, in Cina è pari a 0,94. Ma nel Kerala il rapporto è dell'1,04 come in Europa». Professor Sen, come indiano lei si è occupato anche degli scontri politico-religiosi all'interno del suo Paese. Cosa pensa ora, vedendo queste stesse tendenze esplodere in Europa, come nel caso della ex Jugoslavia? «Si tende a interpretare questi conflitti in termini di "odii ancestrali". Mentre in realtà essi sono il risultato delle politiche moderne. Naturalmente ci sono stati, di tanto in tanto, conflitti tra musulmani e indù in India, o fra serbi, croati e musulmani in Jugoslavia. Ma la storia è piena anche di episodi di amicizia tra queste popolazioni. L'uso di sfruttare i conflitti nasce dalle politiche moderne. Anche fra inglesi e francesi ci sono stati molti conflitti, basti pensare a Giovanna d'Arco». Valeria Sacchi

Persone citate: Amartya Sen, Clinton, Donne, Giovanna D'arco, Jean Drèze, Mulino