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«Conosceva le vittime, come Barbablù» «Conosceva le vittime, come Barbablù» // superdetective: ha avuto sicuramente dei complici Ha un significato seppellire sette corpi nel giardino di casa? Che cosa ci dice questo particolare sulla personalità dell'assassino? «Non dobbiamo guardare al risultato finale, ma all'evoluzione del processo: come è arrivato l'assassino a seppellire il primo corpo? Dopo quella prima volta si è sentito sicuro, perché ha visto che poteva cavarsela. E da quel momento uccidere e liberarsi dei cadaveri dev'essere diventato il punto focale della sua vita. Ma la sua personalità posso comprenderla soltanto esaminando i cadaveri. Perché il giardino? I motivi possono essere tanti: può darsi persino che non avesse l'automobile. Ma può anche essere che provasse un certo rimorso e volesse dare alle sue vittime una "degna" sepoltura». A lume di naso, le sembrano omicidi a sfondo sessuale? Le vittime sono tutte donne. «Certo che il sesso c'entra. Io però avrei bisogno di sapere con esattezza se vi è stato rapporto sessuale prima dell'omicidio, e se alle nali partner omosessuali». Dunque questo assassino non assomiglia proprio a nessuno? «Assomiglia a Barbablù: le sue vittime lo conoscevano bene. L'inquilina incinta non era una parente; ma l'Inghilterra ha una tradizione di inquilini assassinati a scopo di lucro che dura da 200 anni». Lei ha definito i serial killer «esseri non completamente umani». Conferma? «Sì. Questi assassini uccidono, cioè usano gli altri come oggetti, peché si sentono oggetti loro stessi. Sono perfettamente coscienti delle reazioni e dei sentimenti delle altre persone, ma non provano nessuna empatia con loro. Dicono spesso: è la parte cattiva di me che ha commesso questo, ma è solo un sistema per prendere le distanze dai loro delitti, non necessariamente sintomo di una personalità divisa. Non sono completamente umani perché il loro sviluppo umano è bloccato». Un agente davanti all'ingresso della casa di Gloucester