Gloucester, tutte donne le vittime. Si pensa che Frederick West abbia ucciso 30 volte di Fabio Galvano

Gloucester, tutte donne le vittime. Si pensa che Frederick West abbia ucciso 30 volte Gloucester, tutte donne le vittime. Si pensa che Frederick West abbia ucciso 30 volte Un poliziotto in tuta blu e con la maschera sulla bocca esce dalla «casa della morte» con una grossa scatola di plastica verde e la carica su un furgone. La piccola folla ammutolisce. Tutti sanno che cosa c'è in quella scatola, anche se molti ancora s'interrogano sul come e sul perché di una vicenda che appassiona l'Inghilterra più di una telenovela. Ieri gli agenti hanno trovato un settimo cadavere e in serata «aìtri oggetti», forse altre ossa. Nessuno sa quando la lista si chiuderà. Forse, si dice, i morti sono una dozzina; e già la polizia presidia un'altra casa e due terreni dove ci saranno altri scavi. Qualcuno dice che le vittime di Frederick West, il «mostro di Gloucester», potrebbero essere una trentina. Una donna di mezz'età scende da un'auto: ha gli occhi arrossati, come per pudore si copre la bocca con una mano mentre con l'altra depone, contro il muretto di mattoni rossi sovrastato dall'inferriata nera, un mazzetto di fiori. Si ferma un attimo vicino al cancelletto di ferro battuto, guarda gli altri fiori che la pietà anonima ha deposto nelle ultime ore: narcisi gialli e viole del pensiero. Mormora qualche parola che il vento porta via. E' parente di una vittima? Non risponde, una smorfia le copre il volto mentre torna a passo rapido verso l'auto, sorretta da un'amica. Davanti al 25 di Cromwel! Street, una via un po' derelitta del vecchio centro cittadino destinata a entrare nella storia della criminalità accanto a indirizzi già mostruosamente celebri come 10 Rillington Place, dove John Christie uccise cinque donne, è un viavai continuo. Curiosi, giornalisti, poliziotti, operatori tv; ma anche parenti di persone scomparse, che da quella casa edoardiana con l'intonaco color biscotto e le finestre verdastre forse si aspettano risposta ad anni d'angoscia. Gli agenti in tuta da lavoro entrano ed escono, portando strumenti e scaricando terriccio, fango, macerie. Dietro le tendine con le margherite esaminano ogni angolo, ogni ripostiglio. Anche i fedeli, che entrano nell'attigua chiesa di mattoni degli Avventisti del Settimo Giorno, si fermano un attimo, scrutano da dietro il furgone della polizia che fa da base alla macabra ricerca. «C'è speranza per il mondo?», domanda il manifesto affisso davanti alla chiesa. «E pensare che tanti anni fa, quando avevo 16 anni, ho anche fatto la babysitter in quella casa». A parlare è una donna sui 35 anni, una vicina di casa. Guarda scuotendo la testa. Un'altra rabbrividisce: «La mia bambina ci andava per giocare con una figlia dei West. Mi raccontava di quella cantina, con la botola dal soggiorno. Ma chi poteva immaginare?» dice Louise Reid: «Adesso mia figlia Katie, cinque anni, ha paura a passare qui davanti». Attorno al 25 di Cromwell Street è un continuo tremolio di tendine, altri vicini fanno capolino dietro le staccionate di legno che separano i giardinetti lunghi e sottili. Tre cadaveri all'ombra di una siepe di conifere, fra i quali la figlia sedicenne di Frederick West, scomparsa sette anni fa, e l'amante A sinistra il «mostro» Frederick West. A fianco un poliziotto sta cercando con il radar altri cadaveri nella casa degli orrori di Gloucester Due delle vittime. Sopra, Mary Bastholm. A sinistra, Lucy Partington ha un negozietto nella via accanto: «La madre veniva sempre circondata da un grappolo di bambini». Ieri il professor Bernard Knight, patologo dell'Università di Cardiff, ha svolto un sopralluogo: lo chiamano prima che i resti vengano rimossi, affinché non si perdano indizi importanti. E' ripartito senza dire una parola. Per identificare le vittime - dice l'ispettore Handy - ci vorrà tempo. L'incubo non è finito, per le famiglie della zona che nell'ultimo quarto di secolo hanno perso una figlia o una sorella. E subito si fanno due nomi: Mary Bastholm e Lucy Partington. Mary aveva 15 anni quando scomparve, nel gennaio 1968. Dice suo fratello Peter, oggi un uomo di mezza età: «Vorrei tanto che non ci fosse anche lei fra le vittime di quel mostro, ma il cuore mi dice che siamo alla fine delle nostre ricerche». Lucy, universitaria di 21 anni, scomparve nel dicembre 1973: «La polizia non può escludere che sia una delle vittime», dice suo padre Roger: «E' una possibilità concreta. Abbiamo avuto vent'anni per pensare a come possa essere morta: il dolore resta, ma l'incertezza in questi casi è peggio della verità». Sono due nomi, due dei 240 mila - 90 mila minorenni - che la polizia ha negli schedari delle «missing persons». In questi giorni tutti i dossier che potrebbero avere qualche attinenza con il caso West vengono riaperti. Si ricontrollano testimonianze, deposizioni, anche le piccole denunce anonime come quella che - vox populi - avrebbe dato il via, tredici giorni fa, agli scavi nel giardino di Cromwell Street. Serviranno a qualcosa? Persino Stephen West, 20 anni, figlio del «mostro di Gloucester», era convinto che la sorella Heather fosse ancora viva: «Voleva essere indipendente, poco prima di scomparire aveva detto di essersi trovata un lavoro. Ma non disse mai dove, né ci diede alcun preavviso della sua scomparsa. Era chiusa, non c'è da sorprendersi se non si è più fatta viva. Ma noi aspettiamo, sperando che possa tornare». Ma questo era prima che la polizia scavasse nel «giardino della morte». Fabio Galvano

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