Clinton non toccatemi Hiliary di Vittorio Zucconi

I fattorini di uno studio legale testimoniano: ci ordinò di distruggere pacchi di documenti I fattorini di uno studio legale testimoniano: ci ordinò di distruggere pacchi di documenti Clinton: non toccatemi Hiliary Ma il caso Whitewater travolge la First Lady WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Per la prima volta, ieri, è toccato a Bill Clinton difendere pubblicamente la moglie. Ma fu proprio Hiliary Clinton a ordinare personalmente la distruzione di una considerevole quantità di documenti che avrebbero potuto contenere prove compromettenti sulla vicenda Whitewater. La rivelazione, sostenuta da ben tre testimoni, ha colpito gli ambienti politici della capitale come un fulmine. La conferenza-stampa di ieri del presidente dopo l'incontro con Eduard Shevardnadze ha avuto un solo punto all'ordine del giorno: Whitewater. «Non ho mai conosciuto una persona con un più forte senso di ciò che ò giusto e ciò che è sbagliato», ha detto il Presidente parlando della moglie. «Nessuno conosce questa persona meglio di me. Vivo da venti anni al suo fianco. Vi assicuro che non sono mancate le occasioni in cui sarebbe stato facile prendere delle scorciatoie - ha detto Clinton battendo con forza il pugno sul podio - la sua integrità non può essere Ma la Casa Bianca è in guai seri, la dignità del Presidente è fortemente compromessa e adesso tutti dicono che di questo è Hiliary ad avere la maggiore responsabilità. Secondo le testimonianze raccolte dal «Washington Times», Hiliary cominciò a convocare alla casa del governatore fattorini dello studio Rose, di cui era socia, nel marzo del '92, quando il «New York Times» pubblicò il primo articolo sull'affare Whitewater. Ogni volta consegnava loro buste pesantemente sigillate, accompagnandole con raccomandazioni precise su come dovevano essere distrutte in una trinciatrice dello studio Rose. I fattorini ricordano almeno sei altre «corse» alla casa del governatore, durante tutta la campagna elettorale e fino al voto di novembre. Non che la distruzione di carte allo studio Rose fosse la passione soltanto di Hiliary. Sempre secondo testimonianze raccolte, lo stesso fecero anche gli altri tre avvocati dello studio che vennero poi convocati a Washington in posti di responsabilità: Vincent Foster, UNA ZARINA A WASHINGTON SWASHINGTON I capiva in fretta, camminando con lei durante la campagna elettorale fra i banchi della verdura nei mercati della Pennsylvania dove giocava a fare la massaia per l'America tradizionalista, o bussando alle porte degli studi legali dell'Arkansas dove lei per vent'anni aveva fatto sentire il peso della sua intelligenza ambiziosa, che la signora Hiliary Rodham in Clinton non sarebbe stata una «First Lady» qualsiasi. Anzi, che non sarebbe stata neppure una Prima Signora, ma semmai un Secondo Presidente. Mi bastò vederla all'opera durante la campagna elettorale, lei così attenta, così precisina, così lucida al fianco di Bill il simpatico, disordinato «ragazzone» sessantottino per intuire che il tempo dei tè coi pasticcini, delle opere di beneficenza e delle Cenerentole di lusso era finito, alla Casa Bianca. E che un nuovo profumo di donna stava per impregnare le stanze del governo. Un profumo di potere. Non c'è dunque da stupirsi se oggi, poco più di un anno dopo l'insediamento della «Presidentessa» Hiliary e del marito Bill alla Casa Bianca è lei, Hiliary, il vero cuore dello scandalo che sta lambendo le colonne della presidenza. Se è lei, la «Evita del Nord», la «Barracuda sorridente», la «Winnie Mandela Bianca», la «Attilary» solo per citare qualcuna delle definizioni più cattive, la persona contro la quale si addensano i sospetti e gli odi di una capitale politica che non perdona niente a nessuno, e meno che meno a una donna. Chi conosce i Clinton, anzi i Rodham-Clinton come vuole l'etichetta moderna, sa che nel segreto di quella coppia è sempre stata Hiliary la forza e Bill la debolezza. E basterebbe un episodio, riferito in tutte le biografie pettegole, per confermarlo. Quando si sposarono, nel 1975, lei pretese e ottenne che i genitori seguissero gli sposi nel viaggio di nozze ad Acapulco, risiedendo nello stesso albergo. Bill, come sempre, accondiscese. Non è dunque una sorpresa per nessuno scoprire come al centro di questa bizzarra, e sempre più imbarazzante, vicenda di speculazioni immobiliari, di finanziamenti, di protezioni un po' mafiose, di goffi tentativi di insabbiamento e di morti suicidi che passa sotto il nome di «Affare Whitewater» ci sia la 47enne avvocata Hiliary Rodham Clinton. Era lei, negli anni della vita nell'Arkansas, che controllava gli affari della famiglia, privati e finanziari. Era lei che portava a casa quasi mezzo miliardo all'anno di reddito come avvocato di successo, quasi dieci volte più dello stipendio da governatore di provincia del marito. Ed era sempre lei che, nella grande cucina molto di campagna, molto «sudista» con tanto di cuoca nera, della residenza ufficiale, convocava i pezzi grossi, i «players», i giocatori importanti della politica e della finanza locali per dare le istruzioni sugli «affari di Stato». E quando i rapporti di forza, ai- messa in questione». Webster Hubbel e William Kennedy III. «Un mucchio di carte, ve lo posso garantire - ha detto uno dei fattorini -. Più di una dozzina di casse sono state distrutte in totale». Lo scorso novembre, le autorità federali dovettero rinunciare ad aprire un'indagine criminale sulla manipolazione dei fondi passati alla Whitewater dalla Cassa di Risparmio Madison Guarantee perché mancavano i documenti necessari. Durante la campagna elettorale, quando venne chiesto a Clinton di fornire le prove documentali che lo scagionavano dall'accusa di illeciti e conflitti di interesse, disse che le carte riguardanti la vicenda Whitewater erano andate perse. Tentativi di copertura, le contraddizioni, le bugie e le interferenze, come quella che ha portato venerdì a sei avvisi di garanzia nei confronti di altrettanti pezzi grossi della Casa Bianca. Tra i sei, oltre al consigliere giuridico di Clinton, Bernard Nussbaum, dimessosi sabato, ci sono Lisa Caputo e Margaret Williams, capo di gabinetto di Hiliary. Entrambe parteciparono agli incontri con i fun¬ zionari del Tesoro che hanno portato agli avvisi di garanzia. La Williams, poi, fu la persona che con Nussbaum entrò nell'ufficio di Foster subito dopo la sua morte per nascondere 5 casse di documenti. Nessuno ha dubbi sul perché del coinvolgimento. Hiliary era, oltre all'avvocato di casa, anche l'uomo d'affari di famiglia. La speculazione Whitewater l'aveva condotta lei, così come era stata lei a portare a Washington Foster, con il quale si dice avesse avuto una relazione, Hubbel, sotto indagine, e anche Nussbaum. Fu lei a suggerire al marito di battersi contro la nomina di un procuratore speciale per il caso Whitewater e di resistere alla restituzione dei documenti di Foster. Così, mentre pochi mesi fa, si parlava di «Sant'Hillary», oggi, mentre perfino il suo piano di riforma per la sanità sta naufragando, le vignette la dipingono in calzamaglia con sotto la scritta «Hiliary Rodham Harding». Harding come Tonia, la pattinatrice con i sicari, la cattiva d'America. f f GELOSA DELLA STREISAND Paolo Passarini Pretese che i genitori la accompagnassero nella luna di miele Lui accondiscese Le copertine dei giornali americani quando osannavano la nuova First Lady. A sinistra, la figlia Chelsea La legge di Hiliary non perdona. Ha cacciato in tronco il maggiordomo della Presidenza, anziano e fedele servitore di tre presidenti, smentendo il marito che lo aveva lodato in pubblico due giorni prima. Ha imposto la scelta di una scuola privata ed esclusiva per la figlia Chelsea, creando qualche imbarazzo a Bill che aveva esaltato i meriti dell'istruzione pubblica. Ha ordinato al capo gabinetto del Presidente di interrompere tassativamente la giornata lavorativa del marito alle 7.30, per lasciare la serata libera per la famiglia. E alla fine ha pagato il prezzo che il nuovo, difficilissimo modello di donna americana, insieme madre, moglie, donna in carriera, liberata e devota a un tempo, impone a chi lo vuol seguire: il rischio di sembrare troppo moderna ai tradizionalisti e troppo tradizionalista ai moderni. Di scontentare, dunque, tutti. Per questo Hiliary sta passando dall'essere un «attivo» all'essere un «passivo» per il marito, cominciano a osservare i giornali, che ritrovano il coraggio della critica dopo i mesi di piaggeria. E se il pubblico continua a dare di lei un giudizio migliore rispetto al marito, qualcuno si accorge che tutto il potere reale, politico, concentrato nelle mani di Hiliary non ha alcun riscontro nella Costituzione e nelle leggi del Paese. «Siamo passati dalla First Lady soprammobile, alla maniera di Jackie Kennedy, alla Zarina stile Hiliary - ha notato il costituzionalista Micheal Barone - ma a chi risponde delle sue azioni Hiliary? Quale elettore le ha affidato il portafoglio della riforma sanitaria? Quale commissione parlamentare ha esaminato le credenziali politiche di una donna che ha potere di veto e di scelta sulle nomine ministeriali?». E come reagirebbe la «Mafia Rosa» se i ruoli fossero scambiati, se una Signora Presidentessa offrisse al suo consorte tutto il potere e l'influenza che Hiliary detiene? Una risposta sembra ormai chiara. Comunque vada a finire questa piccola Watergate Part 2, i vecchi gattopardi di Washington riusciranno a spuntare le unghie della Tigre dell'Arkansas e a ridimensionarla. Almeno nel suo ruolo pubblico, perché nel privato resterà sempre lei la persona più vicina al centro del potere, colei che mette la testa sullo stesso cuscino del Presidente, ogni sera. Qualche settimana fa, durante il viaggio del Presidente a Mosca, Clinton fu invitato da Eltsin a dormire con Hiliary in una stanza del Cremlino. Là dentro, racconta il settimanale «US News», sotto gli stucchi opprimenti, gli ori e gli affreschi delle stanze private degli Zar, Clinton non riuscì a chiudere occhio e svegliò la moglie, che invece, da brava Zarina, dormiva benissimo. Sono giorni che non ci parliamo, voglio discutere con te di politica estera, di Nato, di bilanci dello Stato, implorò Bill. «Adesso no, Bill, adesso dormi». Hiliary Clinton mentre parla alla Commissione Sanità del Congresso In alto la coppia presidenziale Bill s'infuria e batte il pugno sul tavolo «Vivo con lei da vent'anni, la sua integrità non può essere in discussione» Ma la Casa Bianca è in guai seri Tutti dicono che la colpa è sua: era lei a dirigere gli affari di famiglia Vittorio Zucconi