Otto marzo marcia su Ambra di Simonetta Robiony

Studentesse contro la trasmissione: non siamo femministe, ma qui si mercifica la donna Studentesse contro la trasmissione: non siamo femministe, ma qui si mercifica la donna Otto marzo, marcia su Ambra E Italia 1 annulla la diretta di «Non è la Rai» fanno parte ragazze con idee anche diverse. E Ambra? «Ci hanno accusato di strumentalizzarla. Ma noi non ce l'abbiamo con lei, che è sicuramente una ragazza in gamba che studia e lavora, farà pure carriera e comunque ha fatto la sua scelta. C'è stato un equivoco, un malinteso - spiega Cristina. - Il nostro bersaglio non è affatto Ambra come persona ma il modello che lei, e le altre, propongono con quella trasmissione. Ambra ormai è un simbolo. Di questo sì, eravamo ben consapevoli nella nostra proposta. Ma in un altro momento avrebbe potuto essere un altro». Un modello che non vi piace. «Un modello di donna sbagliato. E non perché provoca¬ Quando hai capito di essere diventata un caso nazionale? «Dal giorno in cui è scoppiato il caso del diavoletto, quella specie di cartone animato che compare nella trasmissione e che a un certo punto mi ha fatto dire che il Padreterno sta con Berlusconi e il Diavolo sta con Occhetto». E come ti è saltato in mente? «Ma era uno scherzo affettuoso, un modo di giocare. A parte il fatto che l'idea è stata di Boncompagni, a me era sembrata carina anche nei confronti di Occhetto perché in una trasmissione sbarazzina e per ragazzi, certamente la simpatia di un diavolo è molto più allegra e ammiccante. Mai e poi mai avrei immaginato quello che è successo». E secondo te che cosa è successo? «Secondo me tutto dipende, e questo l'ho trovato anche sui giornali, dal fatto che dietro c'è un modo di fare politica. Pare che chi lavora in questa rete sia visto proprio come il diavolo da una certa parte di gente e alla prima no. Una ragazza non deve mica rinunciare alla sensualità. Ma c'è modo e modo. Lì c'è solo quella e non è neppure la loro, sensualità. Ci sono i corpi che si muovono per essere guardati dagli uomini, corpi che si esibiscono, ragazze che esibiscono il corpo come se non avessero nient'altro, nessun cervello, niente. E non sono neanche ballerine di professione. Noi pensiamo ai ragazzi che stanno a casa a guardarle, ragazzi della nostra età che si stanno formando il carattere e magari poi nelle donne andranno a cercare solo quello». «Potrebbero almeno chiedere uno spazio in più per parlare di qualcosa. Provarci almeno», incalza Cristina. Ma il programma diventerebbe occasione comincia il tiro a segno». E perché non hai risposto, non hai chiarito, non hai preso carta e penna? «Ma scherza? E che cosa dovrei dire? Facciano un po' quello che gli pare. Dicano quello che vogliono...». Non te ne importa nulla? «Mi importa. Ma c'è libertà. Loro mi attribuiscono cose che io nemmeno ho mai concepito? E va bene. Pazienza. Ma mettermi a scrivere, proprio no». Ce l'hai un ragazzo? «No. Non se ne parla proprio». Ma ce l'hai avuto? «Ancora niente. Per ora silenzio assoluto». Eppure sembri parlare, cantare e discutere d'amore con grande autorità. «Non è che l'argomento non lo conosca. Vedo tante mie amiche immerse fino ai capelli. Però proprio questo mi fa paura». Che cosa? «Mi fa paura l'idea di trovarmi accanto uno geloso, appiccicoso, un'altra cosa. «Appunto. Per questo nel nostro volantino c'è Berlusconi che tiene la ragazza al guinzaglio. Un laccio lento e sottile. Volevamo disegnarlo rigido e pieno di punzoni, ma sarebbe stato sbagliato. Perché mica sono schiave. Il legame è indiretto. E poi, tutti hanno puntato il dito su Ambra. Ma i nostri slogan sono molti e diversi. Siamo contro gli stupri e le violenze (c'è il naziskin disegnato a sinistra perché del penultimo stupro a Roma è stato accusato un fascista), chiediamo l'educazione sessuale nelle scuole, il diritto alla contraccezione, e consultori giovanili dove non si debba pagare il ticket». E le teste del ministro Jervolino e Scalfaro, lì nell'angolo? «E' perché siamo contro la privatizzazione delle scuole e contro l'ora di religione». Cristina ammette che, andando in giro per le scuole a propagandare il corteo, le studentesse del Coordinamento hanno trovato adesioni ma anche resistenze. «"Povera Ambra, la state manipolando", ci dicevano le fans, che sono numerose. Senza neppure starci veramente a sentire». Sarete in molte a sfilare? «Chissà. Alla manifestazione ha dato la sua adesione il Comitato 8 marzo, che l'anno scorso ha portato in piazza diecimila donne». Maria Grazia Bruzzone re le loro beniamine. Loro stamattina, davanti alla sede della Fininvest, ci staranno lo stesso per aspettare le femministe e inscenare una contrornanifestazione. Si conoscono tutti, ci passano le ore al Celio davanti agli studi della Fininvest, le migliori amicizie le hanno fatte scrivendo con lo spray, sul muro, un enorme: «Ma che montano col frullatore?», mancare a un appuntamento come questo sarebbe un tradimento. Perché? «Perchè ci so' cose più serie contro cui prendersela». «Perché quelle non parlano per femminismo ma per invidia». «Perché l'Italia c'ha tanti problemi che contestare Ambra è proprio l'ultimo». «Perché non hanno capito che a noi di Berlusconi non ce ne frega niente, pure se ci piacciono assai le ragazze del suo programma». Lo scontro fisico, comunque, è improbabile. Menare le donne non è cavalleresco, neanche per i fan di Ambra. Gianni Boncompagni Simonetta Robiony Achille Occhetto (a sinistra) e Silvio Berlusconi citati da Ambra in un contestato sketch

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