Il ministro si difende
Sì al giudizio immediato Sì al giudizio immediato resto è stato contorno». Giocano sulle date, gli avvocati di Mancino. I contatti diretti col ministro, infatti, secondo Malpica sono avvenuti dopo la restituzione di quei soldi, quando un altro giudice, Leonardo Frisani, riaprì l'inchiesta. E' da lì che nasce l'ipotesi di favoreggiamento a vantaggio di Broccoletti e soci. E siccome per la prima fase Malpica dice di «aver avuto l'impressione che il ministro fosse stato adeguatamente informato», mentre per la seconda parla dei contatti diretti, gli avvocati difensori dell'ex direttore del Sisde dichiarano: «Il nostro assistito ha ribadito con fermezza quello che aveva già dichiarato nei precedenti interrogatori». Dopo il confronto con Mancino, Malpica - davanti agli occhi un foglietto con nomi e date da ricordare - si ritrova seduto di fronte ad altri tre inquisiti per favoreggiamento: il capo della polizia Parisi, l'altro ex direttore del Sisde Finocchiaro, l'ex capo di gabinetto del Viminale Lauro. Con Parisi Malpica ha IL MINISTRO SI DIFENDE ■ROMA L Viminale in un clima cupo, peggio del solito, che neppure il tramonto romano primaverile riesce a rischiarare; le segretarie nervose e affannate, come accade sempre nei momenti difficili; i collaboratori impegnati al telefono, nel tentativo di capire in anticipo che impressione ha lasciato il confronto giudiziario fra il ministro e il prefetto, atteso quasi come un faccia a faccia tv. Nicola Mancino, sotto pressione da mesi e negli ultimi giorni sottoposto a un fuoco di fila - da Pecchioli, a Malpica, ai suoi familiari - di accuse di insabbiamento dello scandalo dei fondi neri, prima si fa negare, poi dice di aspettare, e alla fine viene al telefono. Teso, parlando a scatti, la voce rotta dall'emozione del confronto giudiziario appena concluso, accetta malvolentieri di rispondere a qualche domanda. Ministro, il principale imputato, il prefetto Malpica, ex direttore del Sisde, dopo il faccia a faccia con lei, ha fatto sapere che conferma tutte le accuse nei suoi confronti. e multietnica. Si tratta di ferite, fino a ieri dimenticate, ma che oggi una certa propaganda irredentistica, irresponsabile, poco europea, cerca artificialmente di riaprire sui nostri confini orientali nel segno della revisione dei trattati di Osimo e della restituzione dell'Istria se non addirittura della Dalmazia. Ora la condizione della minoranza italiana in Istria, a cavallo fra la Croazia e la Slovenia, è ben diversa dalla tragica condizione delle minoranze o maggioranze croate o musulmane annientate dai serbi in Krajina, in Slavonia e in Bosnia. La Ctoazia di Tudjman, pur essendo un Paese povero sventurato, nato amputato nella e dalla guerra, non è la Croazia fascista di Pavelic né la Serbia totalnazionalista di Milosevic. Basta dare un'occhiata a certe immagini televisive che ci arrivano dall'Istria, illustrate spesso da aspri e superficiali commenti anticroati, per rendersi conto che comunque quelle popolazioni italiane non vivono nel terrore, hanno le loro scuole, le loro associazioni, i loro partiti, come la Dieta
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