Mostro vero e mostro fìnto in tivù

Il pluriomicida di Gloucester fa da traino al film «Il silenzio degli innocenti» Il pluriomicida di Gloucester fa da traino al film «Il silenzio degli innocenti» Mostro vero e mostro fìnto in tivù «Una Juve forte o me ne vado» Raggio deluso, confessioni segrete agli amici Italia, 7 marzo 1994, ore 20 e 15, Tg 5, quarto servizio, titolo: «I nuovi mostri». Voce fuori campo: «A Londra c'è un Barbablù del ventesimo secolo, nella sua casa nascondeva orrore, perversione e morte». Scorrono immagini della cantina dove Frederick West ha sepolto le sue (per ora) sette vittime. Passano davanti alle telecamere i bidoni dove ha celato i cadaveri delle donne uccise. Il tono della voce fuori campo è grave, lo sdegno è forte, come si conviene. Ricorda altri mostri («come non chiamarli così?» si era chiesto con espressione dolente Lamberto Sposini presentando i servizi nell'anteprima del tg). Appaiono i volti di Jeffrey Dahmer, canni- 40308 977112217B003 Il fuoriclasse forse sarà operato di menisco dopo l'incontro con il Cagliari baie di Milwaukee, e di Anderej Chikatilo, mostro di Rostov. Poi la voce assume un tono meno grave e annuncia che i mostri possono anche essere esorcizzati. Come? Con un film. Perché in Italia, il 7 marzo 1994, alle 20 e 45 su Canale 5 va in onda «Il silenzio degli innocenti», storia di un serial killer transessuale che uccide e scuoia le donne nella sua cantina («di orrore, perversione e morte») per farsi una pelle femminile, ma viene smascherato da un altro serial killer col vizio del cannibalismo, un mostro («come possiamo non chiamarlo così?»). Seguono spezzoni della pellicola di Jonathan Demme e di lì a poco scorreranno immagini parallele a quelle appena trasmesse: un maniaco che uccide le donne, una cantina dove le seppellisce, vittime innocenti. Che le prime sequenze appartengano alla realtà e le seconde alla fantasia è un dettaglio, l'una fa da traino per l'altra e (in qualche caso) viceversa. Perché tra i due mondi non c'è I più un distacco effettivo, ma soltanto una barriera di consigli per gli acquisti. Il varco è aperto: milioni di uomini vivono ormai non più nel mondo, ma in un Telemondo che divora ogni cosa e la rende spettacolo, realtà virtuale e quindi finzione. «La camorra corrompeva giudici e giornalisti» è una clamorosa novità o una scoperta del commissario Cattani nel remake della «Piovra 4»? «Nuovo scandalo per Bill e Hillary» è una notizia del tg o la trama della 659a puntata di «Capitol»? Poco importa. Nel Telemondo la realtà esiste in quanto fa da trailer a un programma o da reclame a un prodotto. Si televive affogati in questa indistinguibile miscela. Gli interscambi tra i mostri che vengono prima degli spot e quelli che vengono dopo s'infittiscono. Le loro imprese sono sempre più roboanti. Ai pochi innocenti è lasciata un'ultima arma: un furente e sdegnato silenzio. NELLA CASA DELL'ORRORE TORINO. Dopo lo scudetto la Juventus rischia di perdere in anticipo anche il suo campione più rappresentativo: la sconfitta con il Milan ha accresciuto infatti il disagio di Roberto Baggio che sta meditando di non rinnovare più il contratto con il club bianconero. Il vincitore del Pallone d'Oro si è incontrato con Bettega al quale ha chiesto precise garanzie per il potenziamento della squadra. «Se non torneremo ad essere competitivi come il Milan non ci sono ragioni che io resti qui fino alla fine della carriera», ha confidato Baggio, che di questi tempi è nervoso come mai prima. Ai guai della Juve si aggiungono i problemi al ginocchio destro. E' molto probabile che dopo la partita di Coppa con il Cagliari il Codino debba essere operato per l'asportazione del menisco, che lo costringerebbe a bloccarsi prima del Mondiale. A. Caroli a pag. 29

Persone citate: Baggio, Bettega, Caroli, Cattani, Chikatilo, Frederick West, Jeffrey Dahmer, Jonathan Demme, Lamberto Sposini, Roberto Baggio

Luoghi citati: Italia, Londra, Milwaukee, Rostov, Torino