CON PLUTARCO A TANGENTOPOLI

CON PLUTARCO A TANGENTOPOLI CON PLUTARCO A TANGENTOPOLI CHE cosa resta di tutto il dolore che abbiamo creduto di soffrire da giovani? Niente, neppure una reminiscenza». Antonio Nocente, di Siena, e Claudio Fossati di Alessandria, sono primi per questo incipit del Seminario sulla gioventù, di Aldo Busi, scrittore su cui aleggia l'ombra dell'oscenità provocatoria, del narcisismo impudente, madornale. Ma al di là del pubblico e scandaloso personaggio (ma D'Annunzio, ai suoi tempi, coi suoi mezzi, non giocava lo stesso irridente gioco?), il lettore spregiudicato troverà un romanziere di rara estrosità, un croniqueur taglientissimo, un prosatore mai seduto sulla maniera.Del resto, questo suo incipit sta tra il sentimentalismo lancinante di Charles Trénet («Que reste-t-il de nos amours?») e il lirico rimpianto del Krapp di Samuel Beckett («Che cosa resta di tutto quel dolore? Una ragazza in un frusto cappotto verde sulla banchina di una stazione»). Niente male, come compagni di strada. Mara Guzzetti di Voghera pesca un incipit raro ma di bruciante attualità: «Non c'è ombra di dubbio, mio caro Nicarco, che il tempo a venire avvolgerà nelle tenebre e nell'incertezza totale gli accadimenti umani se fin d'ora, per fatti così nuovi, così recenti, trovano credito resoconti completamente menzogneri». L'autore è Plutarco (Il simposio dei sette sapienti), ma sembra che stiaparlando di Tangentopoli, della Seconda Repubblica, della disputa Rai-Fininvest ecc. Passi come questo possono forse convincere gli scettici, i diffidenti, che l'esortazione a leggere i classici non è campata per aria. F.&L.

Persone citate: Aldo Busi, Antonio Nocente, Claudio Fossati, D'annunzio, Mara Guzzetti, Samuel Beckett

Luoghi citati: Alessandria, Siena, Tangentopoli, Voghera