IL FU MATIA BAZAR

IL FU MATTA BAZAR IL FU MATTA BAZAR Gaffes e orrori raccolti da Casella e Torlorella Come si comportano gli italiani in libreria Sprovveduti, confusi, distratti. Le statistiche ci parlano chiaro sull'estensione della tribù dei non lettori. Ma che teste ci sono dietro i numeri? Alessandra Casella e Davide Tortorella, conduttrice e autore di «A tutto volume» (il programma Fininvest dedicato ai libri) hanno provato a raccontare gusti, giudizi, idiosincrasie. Tra Vip e vu' cumprà, tra ortolani e studenti risulta una mappa zeppa di umorismo involontario (e sconcertante) sulla lettura: «Alla ricerca del tempo perduto» è di Alain Prost; Oscar Wilde è un capomafia; Italo Calvino ha scritto «Braccobaldo» e Luigi Pirandello «Il fu Matia Bazar». Gli errori (e orrori) registrati da Casella e Tortorella nelle loro incursioni tv escono ora in volume da Baldini & Castoldi col titolo «Le pistole di Cicerone» (pp. 190, L. 18.000). Anticipiamo qui alcune perle. IN LIBRERIA • Vorrei il dizionario delle pere melodrammatiche. • Ha l'ultimo successo di Thomas Men? • Vorrei un libro di cui non ricordo l'autore e nemmeno la casa editrice. Il titolo? Adesso non mi viene in mente. • Mi scusi, ma di questi libri da millelire non hanno ancora fatto le edizioni economiche? • Scusi, per Natale non prendete ragazzi apartheid [O chi parla è un disoccupato razzista o intendeva dire part-time, n.d.a.l • Il risotto di Dorian Gray [Il ritratto di Dorian Gray]. • Orologio e pregiudizio [Orgoglio e pregiudizio]. • Il serpente nella neve (Il sergente nella neve], • Sequestro un uomo [Se questo è un uomo]. • Edipo a Cotogno [Edipo a Colono], • I duroni del giovane Werther [I dolori del giovane Werther]. • Il cavaliere insistente [Il cavaliere inesistente]. Vorrei quel libro di ricette «Gabriela, sedano e cannella» [Gabriela, garofano e cannella]. MA LA FALLACI PIACE A dio? • A me il libro della Fallaci, In- RINO che no, il gioni nga! esicinopostie roiente sé). metà. partiiario, treno antabiti» ATORINO WOCATO Jona, che ne direbbe Calvino, il confrère di stagioni lontane, dell'Aringa! «Era un lettore esigentissimo, è arcinoto. Soppesò Un posticino morale, breve romanzo di ambiente biellese (stralunato, va da sé). Me lo restituì, convinto a metà. Di Italo mi accompagna in particolare un ricordo ferroviario, notturno e goliardico: sul treno per Roma, dove noi di "Cantacronache" ci saremmo esibiti». Ultimi Anni Cinquanta, primi Anni Sessanta: una sfida (rinnovare la canzone, nella scia di Brecht-Weill e Prévert-Kosma) interpretata da Michele Straniero, Sergio Liberovici, Calvino (autore di ((Avvoltoio»), Giustino Durano, Giorgio De Maria, lo stesso Jona, Franco Fortini, Giacomo Manzoni, Piero Santi, Fausto Amodei. Tra i fans: Giacomo Debenedetti, Leonida Repaci, Piero Jahier. E' il ritratto di un signor Dilettante, di un alunno del Diletto, quello che vanno a comporre L'Aringa e altri racconti (All'Insegna del Pesce d'Oro, pp. 144, L. 24.000). Lui, Emilio Jona, l'autore, è nato sessantasei anni fa a Biella, in Biella è civilista, a Torino vive nel Borgo Nuovo, una via estatica come le tele di Casorati, che non a caso «creava» qui vicino. Le storie che Vanni Scheiwiller accoglie nel suo catalogo sono sature di passioni, però miti, soffuse di mia calma antica, aristocratica: il diritto romano (echi di Fritz Schulz, La storia della giurispmdenza romana, un romanzo involontario, come il manuale di Arangio Ruiz), la musica (tra Bach e Brahms), le buone cose del mondo di ieri (bauli, brocche, macinacaffè, camini, pavimenti di carpino). Ma soprattutto, a dominare, è il desiderio di sparire, scomparire, allontanarsi, con passo «veloce e leggero», dall'«accampamento», dai suoi fuochi. Fino a poter esclamare, come la volpe di una stanza narrativa: «Forse non esisto più». sciallah, non è piaciuto per niente, anche se è andato a ruba. Insciallah vuol dire «a Dio piacendo», ma se quella roba li è piaciuta a Dio, io divento ateo. • Per me I miserabili di Victor Hugo è un libro indigesto. Intanto è troppo lungo, tre tomi, così si chiamano, no? Be', io già al primo tomo ho tornato. • I libri comici mi mettono tristezza. Tutti quei libri spiritosi, tipo lo stupidario o le formiche, mi basta sfogliarli in libreria e subito mi passa la voglia di leggere. 0 io non ho il senso del comico o non ce l'hanno loro. • E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago piuttosto che io passi oltre la ventesima pagina del Pendolo di Foucault. • / Malavoglia del Verga è una cosa che non si regge, da leggere con una mano sui cosiddetti. Non è possibile che gli vadano tutte storte a questi qua: quando è nato padron 'Ntoni la Madonna di Lourdes è andata in crisi e ha cambiato lavoro! LO FACCIO COSI' • L'ora ideale per leggere? Mah, dipende dal libro. Per esempio i libri di Bevilacqua raccomanderei di leggerli dalle quattro alle cinque del mattino! Come mai? A quell'ora sei talmente rincoglionito che possono sembrarti anche belli! • Un libro dovrebbe essere conciso, condensato, senza tutti quei discorsi inutili... • Io leggo per non farmi venire altri pensieri. Se non leggessi mi verrebbe in mente che mia moglie mi fa le corna, e allora preferisco leggere e far finta di niente, altrimenti andrei da lei a farle saltare la testa! • Io non leggo perché ho un marito che è molto girone, quindi andiamo sempre in giro! • No, no, io non leggo, preferisco fare squash, irrobustirmi i muscoli piuttosto. Non penso che anche il cervello sia un muscolo che ha bisogno di essere irrobustito. Mrxsandm ( 'ascila In anteprima ■<Le pistole di Cicerone»: lettori e non lettori nella giungla di titoli e bestseller

Luoghi citati: Bevilacqua, Biella, Casella, Roma, Torino, Tortorella