Parolaio di Pierluigi Battista

Parolaio Parolaio HABF.MUS PAP1SSAM. «Emincntissimam ac reverendissima]!! dominam...». La leghista cattolica Irene Pivctti si credo d'essere il Papa. Sull'Italia settimanale, accanto a una foto di Wojtyla in preghiera, sommerge di consigli il Pontefice usando ripetutamente il plurale maiestatis: «potremmo essere accusatori», «potremmo rivestire di nobile sdegno il nostro imbarazzo», «potremmo gridare alla profanazione dell'arte». Potremmo, potremmo, potremmo, «ma non 10 facciamo». Insomma «non possumus». Fortuna che «possiamo farci un esame di coscienza». Ovvero «possumus». FAMILY LIFE. «Questioni di cuore». Ma anche di viscere. Anna da Roggio Emilia non ne può più del marito e a Natalia Aspesi, titolare della rubrica sul Venerdì, spiega il perché: «Vuole votare Berlusconi». Esacerbata e schieratissima: «Se uno abita in Emilia e vuole votare a destra è un deficiente». Minacciosissima e un po' (tanto) intollerante: «Vorrei vivere in un Paese dove non ci siano mio marito, Berlusconi, Fede, il Papa e tutti i soliti rottami». «Ci aspettano tempi brutti, anche sul piano della civiltà del vivere», commenta la Aspesi. E in effetti non è tanto bello sul piano della «civiltà del vivere» che si consideri «deficiente» uno che non vota come vorresti e si auspichi l'eliminazione del nemico politico (e del marito: ma questi sono affari privati». Però c'è un però: per la Aspesi l'«incivilo) è soltanto 11 marito che vota male mentre dalla parte della moglie militano le ragioni della «tolleranza», della «generosità» e della «solidarietà». Politically correct. CARAMELLE. Ancora particolari inediti (postumi, tanto por cambiare) su scrittori c grandi della letteratura. Sul Corriere della Sera Lalla Romano ricorda un Cesare Pavese molto egotista; «Un giorno arrivò a Torino Hemingway. Giulio Einaudi voleva che Pavese andasse a trovarlo. Lui rispose: "Se vuole vedermi venga qui"». Patty Pravo rivela a Epoca che durante le sue infantili passeggiate alle Zattere «incontravo un signore che ascoltava le mio storie e non parlava mai». In compenso «mi offriva il gelato». E come si chiamava lo sconosciuto? «L'ho scoperto dopo: Ezra Pound». ssa • < Irene Pivetti Patty Pravo ATAPUM. Piccolo incidente e (pare) grande ilarità durante un dibattito al Piccolo Teatro di Milano tra Stefano Zecchi, che presentava il suo Sillabario per il nuovo millennio, e Salvatore Veca. Racconta infatti il Giornale che a un certo punto «sotto il suo poso la sedia da regista di Riccardo Chiaberge, il moderatore, cede». Anziché sorvolare sul fatale capitombolo «il pubblico torna a casa divertito». SVISTA. Ha vinto l'ultima edizione del Festival di Sanremo, ma il cantante Aleandro Bald> deve ancora fare i conti col cattivo gusto. Come quello del Giorno, che sull'ultima pagina, sotto la dicitura «L'ottimista», pubblica una grande fotografia di Baldi davanti a uno specchio. Didascalia: «Aleandro Baldi, il cantante cieco che ha sfondato a Sanremo, non si guarda allo specchio». IL PRANZO DI BASETTE. Ai progressisti bolognesi piacciono i «banchetti raffinati». Lo rivela l'Unità, che illustra le caratteristiche della festa sfarzosa «nella settecentesca villa Cicogna di San Lazzaro», «ospite d'eccezione Achille Occhietto». «Il conto non sarà popolare»: 250.000 a cranio. «Posti limitati», «gradito l'abito scuro». «Il richiamo del menu», Verdiglione stavolta non c'entra, «è al Rinascimento»: «un maialino riprodotto al naturalo con crosta di pane», «petto d'oca affumicato su insalata di fiori d'inverno», «lasagne Marescotti», «bocconcini Smeralda di coniglio all'aceto balsamico», «sorbetto Giambologna». Per ultimo, chiosa finale alla fiera del Kitsch, «torta progressista e zuccotto rosso verde, come i colori dell'alleanza progressista». E un rammarico: «Un'alleanza progressista che comprende anche i Verdi non può certo permettersi di scivolare sui piatti di selvaggina». Ma dopo il 28 marzo, ognuno per sé: e allora via con gli uccelletti e i fagiani. PER SEMPRE IO. L'incipit di un articolo di monsignor Ersilio Tonini su Avvenire: «Caro direttore, posso riprendere il di. '':' scorso di ier l'altro? Penso ne valga la pena. Addirittura urge». Accidenti so urge. L'incipit di un articolo di Enrico Vaime sull'Unità: «Ma sì, certo che mi sono precipitato a vedere il primo esperimento di interattività televisiva, diamine». Per fortuna, diamine. Pierluigi Battista istaj ssa • < . '':'

Luoghi citati: Emilia, Italia, Sanremo, Torino