Affascinante sulla tribuna di Mimmo Candito

«Lapolitica l'ho imparata dal mio vecchio» Affascinante sulla tribuna «Lapolitica l'ho imparata dal mio vecchio» ERNIERA con l'Oriente, e 1 ' all'Oriente certo non insenI sibile, Atene mostra agli 1 i stranieri una vita politica I Hnvp - come a Roma, ma forse anche più - la dimensione dello spettacolo, la qualità istrionica della personalità e del gesto, valgono almeno quanto il fascino ellenico della razionalità. Dire allora, della Mercouri, che è sempre stata un'attrice, anche quando era un ministro, non offende la sua grande storia. Lei stessa ripeteva spesso ai suoi amici che alla politica era stata prestata solo per i giri strani della vita, perché il suo lavoro vero era e restava il cinema. In realtà al cinema non c'era più tornata e, donna di fascino straordinario, piuttosto amava civettare: gli incontri, nella sua bella casa, in alto, sulla piazzetta di Kolonaki, diventavano un gioco di memorie, e di sottintesi. «La politica l'ho imparata dal mio vecchio», diceva sottovoce, e parlava del padre, ch'era stato de¬ putato e ministro; ma poi sorride- i va come chi dice le cose solo a metà. E bastava averla vista quando andava a fare i comizi elettorali nella sua circoscrizione del Pireo, la foga che ci metteva, l'irruenza con cui scandiva il suo greco elegante, la passione senza freni che le infiammava il bel viso irregolare, perché subito la sua tribunetta si trasformasse in un palcoscenico dove recita e vita non riuscivano a trovare più una frontiera netta. E la gente, sotto («la mia gente», diceva lei), si lasciava andare in un applauso liberatorio, che era passione, teatro, furore politico, e anche - sebbene non sia più di moda dirlo - speranza di riscatto. Alla politica era stata soltanto prestata. E però la esercitava con una professionalità venata di candore, rivendicando senza complessi un suo impegno «prepolitico», che andava diritto alle cose, privo di tatticismi. E il suo primo obiettivo, quando Papandreu l'aveva convocata a fare il ministro della Cultura nel governo socialista del Pasok, era stato, dichiaratamente, il recupero di un filo con l'Europa che il settennato dei colonnelli con la morte di Panagulis, la galera di Theodorakis, l'emarginazione degli intellettuali, avevano drammaticamente lacerato. Il suo nome era bastato a dare subito credibilità a questo progetto, e Atene diventava nuovamente un crocevia di passioni culturali, proiettate a integrare in una Europa senza frontiere anche il mondo che stava a Sud del Mediterraneo. La denuncia internazionale, e la battaglia politica, per ricuperare dal British Museum i marmi che l'impero s'era portato via dall'Acropoli, erano su questa linea: sollevavano una questione di principio, per affermare che l'integrità della cultura occidentale deve passare attraverso il riconoscimento della dignità anche dei popoli del Sud. Nel mondo scettico di oggi, queste sembrano storie vecchie, retaggio dei tempi dell'ideologia. Ma lei ci credeva ancora. La prima volta che venne in Italia da pasionaria, e non più da attrice, fu per sostenere la ribellione di un mozzo greco che non voleva tornare sulla nave, dai colonnelli. Era il '63, e lei si precipitò a Genova, alla Chiamata dei portuali. Sotto la tribuna dove lei parlava fu trovata una bomba a tempo; gli animi s'infiammarono, lei aveva gli occhi che luccicavano. E fece amicizia con il giovane cro¬ nista che aveva reso pubblica la ribellione del mozzo ai dittatori. Ogni volta che ci rivedevamo a Atene, lei era come se rivedesse gli anni della propria giovinezza, e gli occhi le si infiammavano di nuovo rubando la memoria al passare del tempo. Sorrideva felice, e sembrava ancora la ragazza di Mai di domenica. \ Mimmo Candito La Mercouri nel 1970 con Theodorakis. Nell'immagine grande, durante un comizio. Nelle altre foto momenti della sua vita di attrice e donna politica

Persone citate: Mercouri, Panagulis, Papandreu, Theodorakis

Luoghi citati: Atene, Europa, Genova, Italia, Roma