E a Bonn spunta la tassa negativa di Emanuele Novazio

E a Bonn spunta la tassa negativa E a Bonn spunta la tassa negativa BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Una «tassa negativa» - versata dallo Stato attraverso l'ufficio imposte a chi non può pagare tasse - salverà lo stato sociale in crisi, consentendo risparmi all'amministrazione pubblica senza mortificare il diritto al lavoro? Joachim Mitschke, 57 anni, docente di economia a Francoforte e membro del Circolo di Kronberg - un club d'elite per professori d'economia d'indirizzo liberale - ne è convinto, e tutti i partiti o quasi sembrano d'accordo: il suo progetto per un Buergergeld - un gettito fiscale «alla rovescia» - è stato inserito nel programma elettorale di democristiani, Verdi e liberali. La chiave di un programma semplice soltanto in appai ?nza, al quale Mitschke lavora da vent'anni, è doppia: lo Stato spende meno in sussidi sociali, e chi è disoccupato non è costretto a rifiutare lavori magari saltuari o a tempo parziale per non perderli del tutto, quei sussidi. La normativa attuale infatti prevede che chi non ha lavoro riceva un contributo dallo Stato, il sussidio di disoccupazione appunto, che gli viene garantito fin tanto che non fa nulla. Basta un'occupazione qualsiasi per non averne più diritto. Con l'introduzione della «tassa negativa», il disoccupato che trova un lavoro a tempo parziale - insufficiente, da solo, per consentirgli di tirare avanti potrebbe continuare a ricevere il sussidio senza dover rinunciare alla nuova occupazione. Ci guadagnerebbero lo Stato e il cittadino: il primo perché do¬ vrebbe soltanto integrare un guadagno insufficiente, il secondo perché non sarebbe completamente espulso dal ciclo produttivo: l'esperienza insegna che è molto difficile rientrarvi, e che i disoccupati «totali» hanno meno possibilità di quelli «parziali». Mitschke si spiega con un esempio: un uomo di 28 anni, celibe, lavora da manovale in un cantiere edile a tempo parziale. Guadagna 850 marchi al mese. Non deve pagare tasse, dunque, ma le trattenute sociali gli portano via 150 marchi, e in tasca gli vanno 700 marchi. L'ufficio imposte - invertendo il proprio ruolo tradizionale - si occupa del resto: gli versa 1200 marchi, in base alle tabelle già in vigore per i sussidi di disoccupazione, dai quali vanno detratti 350 marchi, il 50% del salario netto. In totale sono 850 marchi di sussidio, che insieme ai 700 del salario fanno 1550 marchi al mese. Con la normativa attuale, il manovale ne prenderebbe soltanto 1050 (ma tutti a carico dello Stato), e sarebbe un disoccupato «totale». La tassa negativa ha un altro vantaggio: cumula in sé tutti i sussidi sociali, da quello di disoccupazione a quello per chi ha figli, e ne toglie la gestione ai vari Enti oggi incaricati di versarli. Troppi, e spesso in conflitto o in sovrapposizione. E' questo, forse, l'aspetto più difficile e spinoso, che fa prevedere forti resistenze dell'amministrazione pubblica. Ma la scommessa, questa volta, è con gli elettori. Emanuele Novazio

Persone citate: Joachim Mitschke, Kronberg, Verdi

Luoghi citati: Bonn, Francoforte