Russia-Occidente un flirt a rischio di Aldo Rizzo

r OSSERVATOLO Russia-Occidente un flirt a rischio RA una settimana, a Vladivostok, s'incontrano i ministri degli Esteri di Stati Uniti e Russia. Non è un incontro come gli altri, cioè come i tanti che si sono susseguiti dopo la fine della Guerra fredda. Infatti è stato annunciato con una certa solennità, ed è stato detto che avrà per oggetto un riesame («una riparazione», hanno precisato i russi) dei rapporti generali tra Washington e Mosca. Che questi rapporti potessero continuare come negli ultimi tre-quattro anni, cioè all'insegna del più totale allineamento, se non subordinazione, della politica russa a quella americana, era impossibile crederlo. Era ovvio che, prima o poi, un Paese come la Russia avrebbe fatto risentire la sua voce. E' accaduto in Bosnia, alla vigilia della scadenza dell'ultimatum della Nato: con effetti positivi per la stessa Nato, che non ha dovuto ricorrere ai bombardamenti, ma col risultato, anche, di mettere i serbi sotto l'ala protettrice di Mosca. Ed ecco la reazione americana, insieme compiaciuta e stizzita. Ecco la storia, tirata fuori di colpo, della talpa russa nella Cia. Ecco, fors'anche, la micidiale rincorsa degli F-16 ai caccia serbi che avevano violato la zona d'interdizione aerea, decretata un anno prima dall'Onu. Ecco, infine, la decisiva pressione su croati e musulmani per un'alleanza tra loro, che isolasse i serbi. Cosicché la ex Jugoslavia appare oggi divisa tra due opposte aree d'influenza, secondo uno schema diplomatico-strategico di altri tempi. Tutto questo ha acceso un dibattito in Occidente, e soprattutto in America. Andiamo verso una nuova fase di confronto tra Est e Ovest, tra Mosca e Washington? La Russia, anche se non più comunista, ritorna antagonista? A parte la Bosnia, dobbiamo aspettarci che Mosca ridiventi una sponda per le forze anti-occidentali in Medio Oriente e nel Terzo Mondo? Prevale, tutto sommato, e giustamente, la prudenza. La Russia non ha i mezzi per una politica estera neoimperiale, la sua economia disastrata ha bisogno della cooperazione o almeno della comprensione dell'Occidente. Quel che sta facendo è di «giocare» sulle iniziative euro-americane, d'inserirsi negli spazi lasciati aperti, in una sorta di competizione per la pace, più che pensando a un nuovo confronto. Questo in Bosnia. Ma anche in Medio Oriente e altrove non risulta che il Cremlino stia incoraggiando forze «radicali» o eversive. Pare che si accinga a sottoscrivere anche la «Partnership for Peace» lanciata dalla Nato verso l'Europa ex comunista. Certo, fa tutto questo per precostituirsi posizioni d'influenza, e anche o molto per dimostrare all'opposizione interna nazionalista e panslavista che il governo democratico non si è «venduto» all'Occidente. L'uno e l'altro motivo vanno capiti e accettati, nei limiti della ragionevolezza. In altre parole, l'Occidente non può fare una politica di «appeasement» verso Eltsin e i suoi, per consentire a questi di dirsi forti di fronte a Zhirinovskij, perché finirebbe vittima di un ricatto indiretto. Deve anzi dare prova di grande determinazione ogni volta che è necessario, perché anche la destra russa sappia con chi ha o avrebbe a che fare. Nello stesso tempo, non bisogna farsi prendere dal nervosismo, dall'impazienza, dai tic della memoria storica. Occorre piuttosto lavorare con metodo a un quadro generale, dentro il quale la Russia sia presente con tutti i suoi doveri e tutti i suoi diritti di grande Paese, e dal quale sia domani difficile uscire per chiunque, successori o nemici di Eltsin. Proprio ieri, un importante giornale finanziario di Tokyo, il «Nihon Keizai Shimbun», ha rivelato che l'ammissione della Russia al G-7 sta diventando il tema dominante, nei preparativi del vertice di luglio a Napoli. Naturalmente a certe condizioni: partecipazione piena alle decisioni politiche, consultazione o raccordo per quelle economiche. Vantaggi e rischi di vario genere. Ma, fondamentalmente, questa è la strada, uscendo (se stiamo uscendo) da Sarajevo. Aldo Rizzo tzo^J

Persone citate: Eltsin, Peace, Zhirinovskij