E Rossi l'incendiario ora fa il pompiere di Roberto Beccantini
E Rossi l'incendiario ora fa il pompiere E Rossi l'incendiario ora fa il pompiere II portiere-primatista: alt alle polemiche, conta solo parare MILANELLO DAL NOSTRO INVIATO La Juve di Rossi, ma Rossi Sebastiano, non Pablito. Il portiere manesco, non il pirata senza benda, un abbordaggio e via. Seb il lungo, Seb il trucido, Seb l'antipatico. E' stata la sua settimana. Prima il record (929 minuti), poi la «dedica» (ai tifosi del Foggia), quindi la papera (con il Werder) e infine la frecciata (a Peruzzi). Il portierone scende da cavallo. «Al tempo. Del gesto si è parlato troppo. La papera non era una papera. Con Peruzzi ho chiarito. Serve altro?». Rossi deve alla Juve molto della sua carriera. E non solo perché Zoff, che ha spodestato, era il suo idolo. Quando giocava nel Cesena, parò un rigore a Magrin e, sempre a Torino, una volta vinse a tavolino dopo aver perso sul campo: fu la.domenica di Sanguin, e del petardo vagante che l'aveva intontito. Avanti pure. 'Novembre '92: Casiraghi abbatte Antonioli, tocca a Rossi, c'è un rigore, lo tira Vialli e Seb para. Ora è il portiere meno battuto della A. «Ma non il simbolo della difesa, il simbolo è Baresi». Cosa si può aspettare uno come lui se non una partita maschia? E dal pubblico? «Sportività». Devono averlo catechizzato. Roberto Negrisolo lo cura in allenamento: «Gli mancava la continuità. L'ha trovata». «La Juve - dice Rossi - non è solo Baggio. E' anche Del Piero. Non lo conosco, non vorrei che...». Lo provochiamo. Quel Trapattoni. Quante fumo: il Milan scoppia, i sei punti di distacco sono un falso storico, eccetera. Non ci casca: «Trap è, con Capello, il più bravo allenatore d'Ita- La sudden death, morte improvvisa, la rete clic nei supplementari chiude il match, si chiama ora, più chic, golden goal, gol d'oro. La Fifa vuole, con questi giochi di parole e di regole, ingrandire sempre più il calcioshow: d'altronde ricordiamo che lei stessa, se chiamata Paura, fa soltanto 90'. lia». Sangue romagnolo, Rossi ha l'aria del bullo: l'adrenalina, spesso, gli gioca brutti scherzi. Non a caso, adora il magnetismo di Zoff ma si specchia nella commedia dell'arte di Zenga. L'importante, dice, è parare. L'equilibrio verrà: anche se a 29 anni i dubbi cominciano a essere leciti. Quando a Foggia raccolse il fumogeno e lo spedì in curva, ai mittenti, Berlusconi voleva sbranarlo. Gli amici degli amici sussurrano: è un gran timidone. Amante della pesca, prossimo al matrimonio, portato all'improvvisa combustione. Un pompiere incendiario, si può? Capello aggira le trappole: «Se a Torino sei punti sembrano troppi, a me non sembrano né troppi né pochi: proprio là ho imparato che la classifica è tutto. Quanto al Trap, lo capisco. Parla così per caricare i suoi. Mica può dire "ragazzi, è finita, tutti al mare"». Fabio non si fida. La Juve è la Juve: «Se ha vinto 3-1 a Bergamo giocando male, il giorno che azzecca la partita poveri noi. La squadra ha orgoglio, stile. A Cagliari, in Coppa, poteva pareggiare. E poi, oggi, volete mettere gli stimoli?». Sul piano fisico, è un Milan tonico. La kermesse con il Brema non ha lasciato tracce. Nessun paragone con il crollo primaverile dell'anno passato. Confermatissimo Savicevic. Un solo cambio, rispetto a mercoledì: fuori Donadoni, dentro Albertini. Per la cronaca, Massaro non ha mai segnato alla Juve: «Me lo ricordava lojuventinissimo Eros Ramazzotti. "Non avere fretta", mi ha pure implorato». Il fatto che a Milanello si ride, non significa che i Berlusconiani si sentano predestinati. Capello avvisa: «Se Trapattoni pensa che dopo il Werder il Milan possa essere sazio, si sbaglia. Da quando c'è il Dottore, in società si punta sempre al top». Cento partite sulla panchina del Milan. In campionato, Capello le celebra oggi. Cento, con lo spareggio Uefa '87 con la Samp: 59 vittorie, 36 pareggi, 4 sconfitte. Cento, a casa Baggio, davanti a tutti, il terzo scudetto in tasca. Dicevano di lui: è uno yesman. Ci viene in mente l'ultima battuta di «A qualcuno piace caldo»: Nessuno è perfetto. Appunto. Roberto Beccantini
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