Povera lira in sei anni ha perso il 21,5%

Povera lira, in sei anni ha perso il 21,5% I CONTI IN TASCA ALLE FAMIGLIE Barucci: «Dal '92 abbiamo investito in sacrifici. L'uscita è vicina, ma non esistono scorciatoie» Povera lira, in sei anni ha perso il 21,5% Tra le monete del G7 è quella che si è deprezzata maggiormente ROMA. La lira ha chiuso senza registrare flessioni una settimana «nera» nella quale i mercati hanno reagito in modo burrascoso agli indicatori economici provenienti dagli Usa e dalla Germania. La divisa italiana, che martedì e mercoledì aveva perso terreno nei confronti del marco (quotato a 993 lire), ha terminato in sostanziale parità contro il marco (indicato venerdì a 993,18 lire rispetto alle 981,95 lire del venerdì precedente) e contro il dollaro ! 168.". 17 lire rispetto alle 1683,55 lire del 25 febbraio). Di altre settimane nere e di momenti difficili tra l'ottobre ed il novembre del 1992, ha parlato proprio ieri a Grosseto il ministro del Tesoro Piero Barucci. «Il Paese - ha detto - ha investito due anni di sacrifici che possono dare grandi risultati a breve termine. Ma se qualcuno pensasse che è possibile rovesciare certe tendenze in poco tempo, in modo indolore, garantendo tutto a tutti, torneremmo sicuramente indietro». E parla ancora di lira il bollettino economico di febbraio della Banca d'Italia, che mette a confronto i tassi di cambio effettivi medi nominali dei Paesi del G7 più la Svizzera nel periodo 1987-1993, calcolati ciascuno rispetto alle valute degli altri 14 Paesi industriali. Il tasso di cambio della lira, pari a 100 nel 1987, pur manifestando segnali di tenuta fino al 1991 (97,6), ha progressivamente e significativamante perduto terreno nell'ultimo biennio, fino a scendere all'attuale 78,5, il 21,5 per cento in meno. A tenere compagnia alla divisa italiana in questa speciale classifica troviamo poi la sterlina, altra moneta al centro delle turbative finanziarie di 18 mesi addietro e, al pari della lira, tuttora fuori dello Sme: l'effetto svalutazione per la divisa di sua maestà si è fatto sentire mediamente per il 10,9% nel portafoglio dei consumatori britannici, più o meno in linea con quanto fatto registrare dal dollaro che a fine '93 valeva, secondo i tecnici della Banca d'Italia, 91,3 rispetto all'indice 100 di sei anni prima. L'unica altra moneta ad aver perso potere d'acquisto in questo periodo è il franco svizzero (-1,9). Sull'altro versante, è stato lo yen a mostrare il maggiore apprezzamento: nel giro di appena 3 anni (a fine '90 valeva infatti 95,7 punti) la divisa nipponica è cresciuta del 34,4%, toccando quota 130,1 punti. Per tutte le altre grandi divise di riferimento l'apprezzamento è stato assai meno consistente. CHI GUADAGNA E CHI NO ANNO 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 USA 100 92,9 96,4 92,8 90,9 89,4 91,3 CANADA '100 106,1 112,1 112.1 113,8 106,8 100.7 GIAPP0NE 100 111.0 105,6 95,7 103,3 108,8 130,1 GERMANIA 100 99,4 98,6 103,1 101,9 104,6 107,2 FRANCIA 100 98,1 97,1 101.4 99,5 102,4 104.8 REGNO UNIT0 100 105,9 102,8 101,2 101.6 97,7 89,1 ITALIA 100 96,8 97.7 99.1 97.6 94,1 78,5 SVIZZERA 100 99,1 93,9 99,1 97,5 95,5 _ 98,1

Persone citate: Barucci, Piero Barucci