E il Nord compra al Sud di Roberto Ippolito
E il Nord compra al Sud E il Nord compra al Sud S. Paolo e Cariplo guidano la corsa ROMA. C'è il sole. C'è il caldo. E ci sono le banche da comprare, nell'Italia centrale e meridionale. Anche Molfetta, un grosso centro affacciato sul Mare Adriatico a pochi chilometri da Bari, dà l'esempio. Il Credito Italiano è sbarcato qui. Ha infatti appena ottenuto l'autorizzazione a comprare la Banca Cattolica Popolare di Molfetta. Piccole o grandi, sono sempre più numerose le banche del Centro-Sud sulle quali vengono messe le insegne di quelle del Nord. Il fenomeno è esploso in settimana con due casi clamorosi. Mercoledì 3 marzo, l'Istituto San Paolo di Torino presieduto da Gianni Zandano ha definito l'accordo per «mangiarsi» la romana Banca Nazionale delle Comunicazioni, finora controllata dalle Ferrovie dello Stato. La Bnc sarà incorporata dal San Paolo. Il giorno dopo, giovedì 4, è stato definito l'ingresso nella Caripuglia della Cariplo, la Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, retta dal direttore generale Sandro Molinari dopo l'autosospensione del presidente Roberto Mazzotta per vicende di tangenti. Quando tutti gli adempimenti previsti saranno stati effettuati, la Cariplo arriverà a detenere il 51% della «cugina» meridionale. La sua proposta, sotto lo sguardo vigile della Banca d'Italia, è stata preferita a quella della Banca di Roma guidata da Pellegrino Capaldo. Ma cosa succede? Come mai tanto interesse al Nord per il Centro-Sud? I piani di sviluppo dei grandi istituti settentrionali non sembrano avere punti in comune con le rivendicazioni leghiste. Anzi, il senatore Gianfranco Miglio avrebbe voluto fermare la Cariplo; la Lega Nord non vuole che si portino soldi al Sud e chiede che si riducano i tassi invece di impegnare risorse fuori casa. Al Sud sono in tanti a replicare che i depositi delle regioni meridionali finanziano l'attività economica di quelle settentrionali. Ma le polemiche localiste hanno fondamento? O piuttosto il ve¬ ro problema è la debolezza di troppi istituti dell'Italia centromeridionale? La storia è complessa. Era in attivo la trapanese Banca Sicula quando è stata ceduta due anni e mezzo fa dalla famiglia D'Ali alla Banca Commerciale. Ma quando la Cariplo ha messo piede nella Caricai, la Cassa Calabro-lucana, si stava chiudendo un periodo nero. E inoltre la Cariplo stava avviando un programma di espansione al Sud: si è insediata nella Caricai, ha fatto sua la Cassa di Salerno e dopo la Caripuglia guarda già alla Sicilcassa. L'obiettivo è ambizioso: creare la Fincarime, cioè una propria finanziaria per coordinare tutte le casse controllate nel Mezzogiorno. In Sicilia per un'operazione di minori dimensioni è già arrivato un istituto privato, il reggiano Credito Emiliano controllato da Achille Maramotti, titolare della Max Mara. Il Credito Emiliano ha messo le mani sulla Banca Popolare Commerciale di Paterno, dopo aver acquisito altri sportelli al Sud, fra i quali quelli della Banca di Girgenti. I grandi istituti del Nord non si limitano a comprare quote, quando le banche del Centro-Sud scricchiolano. Questo è successo per la Caripuglia, bisognosa di nuovi capitali. Ma per il Banco di Sicilia, accusato di irregolarità dagli ispettori della Banca d'Italia, si è evitato il commissariamento grazie a un prestito obbligazionario per settecento miliardi sottoscritto da sei istituti fra i quali prevale la presenza settentrionale: Comit, Credit, Cariplo, Crediop (romano, ma acquisito da un paio di anni dal San Paolo di Torino), Banca di Roma e Monte dei Paschi di Siena. E in futuro? I grandi giochi, nel Centro-Sud, cominciano dalla Bnl che il ministro del Tesoro Piero Barucci vuole privatizzare. Difficilmente perciò la Bnl avrà ancora il cuore nella capitale alla quale resterà quindi come punto di riferimento soprattutto la Banca di Roma. Un istituto che medita di crescere ancora dopo aver fuso Cassa di Roma, Santo Spirito e Banco di Roma. Roberto Ippolito Sergio Siglienti dovrà cercare un maxi-teatro per ospitare i nuovi azionisti all'assemblea di giugno
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