Le parolacce dello zio Buck e le battaglie dell'idealista Russell

Le parolacce dello zio Buck e le battaglie dell'idealista Russell lettere AL GIORNALE Le parolacce dello zio Buck e le battaglie dell'idealista Russell Un film per bambini contro il buon gusto Alcuni giorni or sono la televisione (Rai canale 1) ha trasmesso in prima serata, dopo il telegiornale, il film «Io e zio Buck» (ove lavora lo stesso ragazzino di «Mamma ho perso l'aereo»), film che ho guardato con mia figlia di otto anni. Riporterei le parole che ci hanno colpito: stronzate, palle, coglioni, stronzo, figlio di puttana, testa di e, sacco di m., diletto (ingentilito), fatti sbattere, e altro che non oso citare per non offendere il buon gusto dei lettori. A mio avviso una televisione di Stato potrebbe spendere un po' meno in spot per farci sapere (e imparare a memoria) che il canone costa solo 156.000 lire, e spendere qualcosa per concrollare che linguaggi del genere non vengano ad offendere orecchie di milioni di bambini. Luca Gubellini, Collegno Gamberale e l'ombra del caso Tortora Ciò che più mi ha indignato nel caso giudiziario Gamberale, di cui i giornali si sono spesso occupati, è la perseveranza del giudice nell'insistere nell'applicazione di un provvedimento sbagliato e abnorme. Di fronte all'unanime protesta dell'opinione pubblica, fino ai più alti gradi istituzionali, questo magistrato è rimasto sordo e insensibile e si è ben guardato dal compiere un gesto di umiltà, togliendo gli arresti sia pure domiciliari (ma non meno penosi) durati oltre 4 mesi al dottor Vito Gamberale, persona da tutti ritenuta di altissima moralità e serietà, oltre eh un dirigente industriale di grandi capacità. Il comportamento dei giudici in questo caso, offuscato anche da poco chiarì e discussi risvolti procedurali di cui si oc¬ cupa il ministro Conso, oltreché richiamare l'ombra inquietante del caso Tortora, non aiuta sicuramente i cittadini ad avere fiducia nell'operato della giustizia, anche se dalle colonne della Stampa il prof. Alessandro Galante Garrone, vero galantuomo, continua ad invitarci ad averla. Marzio Perrini, Fasano (Brindisi) Il midollo spinale non è quello osseo Faccio parte della abbastanza vituperata categoria dei medici e vorrei far sentire il mio parere sulla pubblicazione di articoli inerenti la medicina: è inutile e dannoso usare titoli provocanti ed allarmistici su argomenti che non si conoscono bene (vedi Bactrim). La notizia ha preoccupato molto coloro che lo devono usare e poi il giorno dopo è rientrato tutto. Inoltre vorrei aggiungere che chi scrive su argomenti inerenti la medicina dovrebbe cercare di imparare definitivamente la differenza tra «midollo spinale» e «midollo osseo»: è un errore ricorrente (accaduto ad esempio parlando della malattia di Jacqueline Kennedy), che denota mancanza di preparazione. Renza Verona, Torino «Festa ai lettori in libreria» Vorrei che i responsabili dell'Ali-Aie rispondessero al mio quesito: è stata una Festa del libro o una festa ai lettori? Con una pubblicità a dir poco ipocrita e, usando come specchietto per le allodole nomi di case editrici prestigiose, vedi Einaudi, si è indotta una massa di gente impreparata ad affollare le librerie e a comprare i libri più diffusi che normalmente si trovano ai supermer- cati con sconti che variano dal 20 per cento al 20 per cento + 10 per cento alla cassa, a prezzo normale o al massimo scontati di un 10 per cento. Lascio all'opinione pubblica e agli addetti ai lavori il dibattito. Giorgio Oltolina, Pavia Serate leggendarie dalla signora Morrell Ho letto l'articolo di Maria Chiara Bonazzi «Chi ha paura delle sorelle Woolf?» (La Stampa, 26-2-94). Le maldicenze che può avere scritto Vanessa Bell nel suo epistolario mi interessano poco; ma Bertrand Russell non era un «imboscato» ballerino. Nell'aprile 1916 la «No Conscripton Fellowship» aveva pubblicato un volantino di protesta contro la sentenza a 2 anni di lavori forzati inflitta ad un obiettore di coscienze. Russell se ne assunse la responsabilità, anche se il testo non era tutto suo, e per questo fatto fu condannato a pagare una multa di 110 sterline. Sempre per questa faccenda fu licenziato dal Trinity College di Cambridge e rimase senza lavoro. In quello stesso anno scampa di stretta misura al linciaggio da parte di una plebaglia inferocita aizzata dai militari contro i pacifisti che si erano riuniti nella chiesa di Brotherthood, in Southgate Road. All'inizio del 1918, per un articolo «sovversivo» pubblicato su un settimanale circa la non gradita presenza di truppe americane in Inghilterra, il tribunale gli inflisse una condanna a sei mesi di carcere (il periodo fu maggio-settembre 1918) che passò nella prigione di Brixton. Francesco Avandero, Torino Il termine «imboscato» era riferito unicamente all'episodio che ho riassunto, e che la curatrice dell'epistolario descrive così: «Bertrand Russell ed altri obiettori di coscienza della cerchia della Morrell erano ansiosi di stabilirsi nella tenuta di lei a Garsington, dove potevano far credere di essere impegnati nella lavorazione della terra, considerata di importanza nazionale». Ed era usato in senso ironico, perché è piuttosto divertente che in quella circostanza il filosofo avesse scelto un luogo dove poteva fare la bella vita: le feste della Morrell erano leggendarie. Senza togliere assolutamente nulla alle battaglie di Russell, di cui Lei ha una conoscenza rara, l'aneddoto voleva soltanto mettere in luce la sua anima di viveur, oltre che di idealista, [m. c. b.] «Germinai», romanzo scritto nel 1885 Un errore nella recensione congiunta dei film Pniladelphia e Germinai (La Stampa, 5 marzo) indica nel 1855 l'anno in cui Emile Zola scrisse il suo romanzo Germinai. L'anno è invece il 1885, come risulta dal testo che subito dopo data al 1884 il lavoro preventivo di documentazione sul campo compiuto dallo scrittore. Lietta Tornabuoni Alla francese contro le scuole private Scendiamo in piazza pure noi contro la richiesta di sovvenzione alla scuola cattolica, scendiamo, come fecero i francesi, or non è molto, per un motivo affine. Tutto potevamo aspettarci, ma non che un Presidente di questa nostra povera Repubblica equiparasse la scuola pubblica a quella privata. Lo Stalo assolve il suo compito primario con una scuola aperta a tutti, senza distinzione di censo, di colore della pelle, di credo religioso. Sottopone ad esame e seleziona tra i diplomati e i laureati quelli che offrono le migliori garanzie per l'educazione delle giovani generazioni. E' più che evidente che lo Stato non ha alcun dovere verso chi rifiuta questa scuola; né d'altra parte gli impedisce, se lo vuole e ne ha i mezzi, di frequentare una scuola riservata a chi ha la puzza sotto il naso e non vuole avere contatti con gli alunni della scuola pubblica. Basta trovarsi davanti ad una scuola privata, confessionale e no, verso l'ora della fine delle lezioni: i solerti genitori su grosse auto scintillanti (in numero tale da creare pure ostacoli al traffico) sono in attesa dei loro figli. E noi dovremmo contribuire a pagare per questi signori? E' questo che ci propone il presidente Scalfaro, che pure pareva «super omnes»? Irma Cavaliere Torino

Luoghi citati: Brindisi, Cambridge, Inghilterra, Pavia, Torino, Verona