Torna in scena il fronte golpista

Torna in scena il fronte golpista Dopo l'amnistia il primo vertice nazi-comunista: tutti contro Eltsin Torna in scena il fronte golpista Riunita l'opposizione, con Zhirinovskij e ilpcus RUSSIA MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Tutti uniti, tutti insieme contro Eltsin. Ieri gli amnistiati della rivolta di ottobre (solo loro, quelli del golpe di agosto del 1991 non c'erano) sono usciti collettivamente in pubblico per un'assemblea di massa nell'ex casa della cultura della Pravda. Una platea osannante ha ascoltato il «padrone di casa», Prokhanov, direttore del giornale fuori legge «Den», il Giorno, ormai organo di tutte le opposizioni, armate e non. Ci sono Ilja Konstantinov, leader del disciolto Fronte Nazionale, il colonnello Terekhov, della disciolta Unione Ufficiali, c'è il monarchico Morozov, pluriferito nell'assalto alla Casa Bianca, che le vecchie signore con le lacrime agli occhi ricoprono di fiori. Soprattutto c'è, anche lui applauditissimo, il più duro dei duri, l'ultra comunista Viktor Anpilov. Ma ci sono - ed è il dato più ri¬ levante - anche Ziuganov, leader dei comunisti di Russia. E Zhirinovskij, accompagnato da un nutrito gruppo di guardaspalle. C'è Baburin, leader dell'Unione Russa, Aksiuciz, del partito cristiano, Cikin, direttore di Sovictskaja Rossija, Sazhi Umalalova, la pasionaria del defunto Congresso dell'Urss. Hanno tre minuti a testa e dicono quasi tutti la stessa cosa: bisogna essere uniti. Anzi constatano un'unità che fino a ieri sembrava insperata. Anpilov, per tutti, riassume: «Non importa l'ideologia. Qui ci sono comunisti e monarchici, democristiani e nazionalisti. Ma siamo d'accordo nel proseguire la lotta. Gli avversari parlano di pace civile. Noi non vogliamo la guerra civile, ma il potere l'ha già dichiarata contro il popolo, non ci resta che difenderci». Un cupo rimbombo di applausi e di grida fa vibrare anche i lampadari. Si prega, tutti in piedi, per i morti di ottobre, mentre Prokhanov dichiara che la cifra ufficiale di 147 è falsa: «Ne abbiamo contati 1500». Poi ò la volta di Konstantinov. Ed è una di¬ chiarazione di estrema durezza. Racconta che l'inquirente che lo ha interrogato a Lefortovo gli ha detto nell'orecchio: «Siamo con voi!». «I nostri uomini sono dovunque - esclama - ascoltano tutto, si preparano, aspettano. Fra tre o quattro mesi verrà il momento. Ma attenzione. Vogliono provocarci, vogliono che ci gettiamo sotto i cingoli dei loro carri armati. Non lo faremo. Le nostre armi sono la legge e l'unità. L'obiettivo e l'elezione presidenziale anticipata, che porti alla testa della Russia un vero patriota. Non c'è molto da attendere». I «politici» che siedono nella Duma applaudono. Ziuganov quasi si scusa per aver partecipato alle elezioni. Ma - dice Baburin - «abbiamo fatto bene, perché il popolo ha risposto come noi ci aspettavamo». E Zhirinovskij si prende la sua quota di osanna. Ha mantenuto la promessa. Aveva detto che, in caso di vittoria, avrebbe fatto liberare tutti. E può vantare oggi il suo successo anche se Baburin gli ha appena tirato una stilettata: «Tra noi c'è questa sera anche chi non difese la Casa Bianca. Spero che siano persone sincere». Khasbulatov è a Grozny, la sua patria cecena. Ma ha mandato i saluti. Neanche Rutskoi è venuto. Ma Prokhanov dice che gli ha appena parlato al telefono. «Verrà quando sarà necessario. Ora riflette e scrive». La sala applaude, più tiepida. Sul palco c'è una piccola coorte, in divisa mimetica, degli uomini di Barkashov. A ottobre sfilavano davanti alla Casa Bianca con le svastiche stilizzate bianche in campo rosso al braccio. E si facevano fotografare con la mano tesa nel saluto fascista. Ora guardano cupi la platea, a braccia incrociate. La svastica non si vede. Giulietta Chiesa Il leader ultra fra i suoi gorilla «Presto vedrete la nostra riscossa» Il generale Aleksandr Rutskoi assieme al presidente dell'ex Soviet Ruslan Khasbulatov guidò la rivolta di ottobre contro Eltsin

Luoghi citati: Grozny, Mosca, Russia, Urss