«Per noi è terra proibita» di Valerio Zanone

«Per noi è terra proibita» «Per noi è terra proibita» «Non evochiamo vecchi fantasmi» MANDARE § CASCHI BLU? AROMA NDIAMOCI piano. Di campagne di Jugoslavia ne abbiamo già fatta una e i più anziani a Sarajevo potrebbero ricordarsela non senza traumi, e poi l'Onu non ci ha ancora chiesto nessun coinvolgimento militare. Troppi legami abbiamo con gli slavi del Sud, troppa storia in comune, troppi dispute non chiarite (per esempio Osimo), e quindi l'ipotesi di andare in armi in quella terra può evocare fantasmi pericolosi. Il senso delle polemiche suscitate dalla notizia di un possibile coinvolgimento militare dell'Italia nella Repubblica bosniaca, è tutto qui, e vede un coro di opinioni piuttosto unanime. Il peso della storia è quello che impensierisce di più il coordinatore dei Verdi, Carlo Ripa di Meana: «Mai e poi mai contingenti italiani e tedeschi potranno partecipare a compiti militari nella ex Jugoslavia ha dichiarato -. La storia non si cancella e purtroppo truppe italiane e tedesche già hanno avuto un ruolo di occupazione in questi territori durante la seconda guerra mondiale. Una valutazione questa già ribadita molto saggiamente dall'Onu. Ciò non toglie che l'Italia non si debba impegnare, anzi deve farlo e molto più di ora, ma in attività logistiche, sanitarie, umanitarie, comunque civili». In linea di principio il pds lo dice Piero Fassino - non dice no ad un intervento in Bosnia. Fassino ricorda però le ragioni storiche e geografiche che hanno sconsigliato già in sede Onu l'intervento dell'Italia, e quindi «se oggi le Nazioni Unite ritengono di superare questi ostacoli, occorre una esplicita richiesta al governo italiano e il preventivo consenso di tutte le comunità della Bosnia». Non distante da questa posizione ò quella del leader di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini, che mette al primo posto l'esplicita richiesta dell'Orni al nostro governo e il placet delle forze in campo in Bosnia, e comunque «il nostro governo non può assumere decisioni così gravi senza aver concordato in precedenza le modalità e il ruolo del nostro impegno, che deve svolgersi nell'ambito di missioni solo umanitarie e di pace». Prudenza dunque. Mai come in questa circostanza le divergenze di valutazione sono state così ridotte. Sarà forse che scotta ancora molto l'esperienza della missione in Somalia, come ha ricordato ieri l'ex ministro della Difesa Valerio Zanone: «Se l'Onu chiederà l'intervento italiano, sarà bene chiarire in partenza il nostro ruolo, in modo che non abbiano a ripetersi le incomprensioni registratesi con il Segretario generale dell'Onu durante la missione in Somalia. E comunque è il caso che l'intervento italiano avvenga nella cornice Nato». Dal mondo politico alla società civile. Il presidente del Gruppo Abele di Torino, Luigi Ciotti, fa presente «che se la pace si costruisce anche frapponendo dei soldati ai belligeranti, molto di più si costruirà sostenendo le realtà civili, di volontariato, di intervento umanitario, che già agiscono su quel territorio, aiutano a riappacificare le persone e a rendere la vita possibile». «Per me non esiste una opposizione pregiudiziale a un intervento in Bosnia sotto le bandiere Onu - dice Giovanna Melandri, di Legambiente -, ma pongo un problema: siamo in campagna elettorale, non c'è un Parlamento, può in queste circostanze un governo che non è dimissionario ma ò così così, prendere decisioni simili? Non si mandano soldati oltre confine se non c'è una decisione parlamentare. Tra venti giorni tutto si potrà decidere, ora no». Raffaello Masci I Verdi: la storia non si cancella Quelle zone le abbiamo occupate nella Seconda guerra mondiale L'ex ministro della Difesa Valerio Zanone Sopra il coordinatore dei Verdi Carlo Ripa di Meana Piero Fassino del pds e sotto il leader di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini Sopra il coordinatore dei Verdi Carlo Ripa di Meana L'ex ministro della Difesa Valerio Zanone