PERCHE IL FISCO E' OTTIMISTA

PERCHE' IL FISCO E' OTTIMISTA LETTERA DEL MINISTRO PERCHE' IL FISCO E' OTTIMISTA CARO direttore, avevo deciso di non intervenire nel dibattito preelettorale sul fìsco. Ritengo infatti corretto, come ministro in carica e come estraneo alla contesa elettorale, non prendere posizione, neanche a livello tecnico, sulle diverse opzioni proposte dagli schieramenti politici. Questa decisione mi costa non poco, avendo a lungo ragionato in passato sulle diverse proposte - specie quelle relative al federalismo fiscale e alla progressività dell'Irpef - alcune per scartarle, altre per accettarle e attuarle, altre ancora per porle sullo sfondo come obiettivo da raggiungere a medio termine. In questi giorni, mi sono dovuto spesso trattenere dal dire la «mia», specie quando la polemica mi sembrava strumentale, demagogica, disinformata e, soprattutto, portata avanti come se in questi dieci mesi di governo Ciampi non si fosse fatto nulla per iniziare ad «aggiustare» il sistema, in termini sia di perequazione, sia di semplificazione, sia di riordino. L'attacco che, nell'articolo di ieri su questo giornale, il professor Deaglio ha portato alla politica di bilancio del governo Ciampi, e personalmente a me, mi obbliga ad abbandonare il riserbo e a intervenire per correggere le inesattezze in cui egli è incorso e per confutare alcuni suoi giudizi. Innanzitutto, l'articolo richiede una precisazione sulle cifre. Viene confuso lo scostamento rispetto alle previsioni annuali con quello relativo al solo mese di dicembre: il calo dell' 11,4 per cento, menzionato da Deaglio, si riferisce infatti alla riduzione fisiologica di circa 7000 miliardi delle entrate erariali di dicembre rispetto allo stesso mese del 1992; mese, si badi bene, nel quale si erano verificate entrate una-tantum per l'imposta straordinaria sugli immobili (5500 miliardi) e per le concessioni governative Franco Gallo CONTINUA A PAG. 6 SECONDA COLONNA

Persone citate: Ciampi, Deaglio, Franco Gallo, Lettera Del