«Il vero Egitto non è Mahfuz»

Incontro con lo scrittore al-Kharrat Incontro con lo scrittore al-Kharrat «Il vero Egitto non è Mahfuz» fi | TORINO 1 ' ™ E' chi l'ha paragonato a I Gabriel Garcia Màrquez. 1 i Lui sorride sornione e in. I cassa il complimento. Anzi, rincara: «Mi sento simile a William Faulkner. Scriveva dell'America della sua infanzia come io della mia Alessandria». E' vero, c'è magia, sogno e c'è avventura, nei libri di Edwar alKharrat, una delle voci più alte del panorama letterario arabo. E c'è, soprattutto, un messaggio di tolleranza razziale e religiosa. Un messaggio che diventa una convinzione al di là dei fatti, In Italia per tenere una serie di conferenze letterarie organizzate dall'Associazione culturale italiana ispirate al suo romanzo Alessandria, città di zafferano (Edizioni Jouvence), difende la cultura millenaria della sua terra: «L'islamismo radicale da noi non esiste, è solo la maschera di alcune frange politiche esaltate». Proprio mentre pronunciava queste parole, però, le telescriventi battevano la notizia di una bomba scoppiata al Cairo e di un'intera giornata di disordini con un morto e numerosi feriti. «L'Islam non c'entra nulla - reagisce lo scrittore -. Voi europei non riuscite a capire la complessità delle nostre società. Per voi il Maghreb è una cosa sola. Ma è assurdo confondere l'Algeria con l'Egitto o con il Marocco. La guerra santa in nome di Maometto è un luogo comune. In Algeria è strettamente legata alla guerra anticoloniale. Guerra non ancora finita, e a volte strumentalizzata. In Egitto, la religione è un fatto personale, lo Stato è una cosa pubblica. Le frange estremiste che utilizzano metodi violenti ci sono ovunque, anche da voi. Io so- Lo scrittore Ed Lo scrittore Ed ::::::'::x:;::v;-^;^x-:V:v:::v:-:-::::i>.: 7: .••:•:•/•.': :•. •»w ar al-Kharrat no cristiano copto, vivo come i musulmani o come gli ebrei, ho il loro rispetto. L'unica differenza è il tempio in cui preghiamo». Al-Kharrat non si nasconde certo la realtà. Nel '48 venne imprigionato per due anni per motivi politici, aderiva al Movimento rivoluzionario egiziano. E per molti anni ha abbandonato la penna per dedicarsi a tempo pieno alla politica. «Cerca solo di comunicare il senso complessivo di ciò che accade nel mio Paese», spiega. Nelle sue parole si coglie anche un sottinteso conflitto con il Nobel per la letteratura Nagib Mahfuz: «Lui è balzachiano, realista, descrittore meticoloso della realtà. E' un narratore conservatore, perché la vera rivoluzione è nella fantasia, nell'interpretazione, nella sperimentazione». Come a dire che il mondo arabo non si può raccontare se non attraverso metafore, tensioni emotive, ricordi universalizzati. Vale di più, insiste, raccontare «di mia madre, analfabeta, che da bambino, quando cadevo, mi diceva: "Sei scivolato tu e tua sorella". "Mamma, ma io non ho sorelle". E lei mi diceva: "Tutti abbiamo una sorella". Era quella specie di angelo custode in cui si credeva nell'Egitto dei Faraoni. Perché questo è l'Egitto: migliaia di anni di cultura che non si è mai persa, che ha pervaso tutti: cristiani, ebrei, musulmani». L'errore, secondo Al-Kharrat, è quello di confondere le guerre di potere con il popolo. «Israele, ad esempio, è una cosa assolutamente diversa dagli israeliani. Io non condanno un popolo che ha il diritto di vivere in pace, però condanno uno Stato imperialista che per affermare i propri diritti nega quelli degli altri». [p. 1. v.] wa

Persone citate: Gabriel Garcia, Mahfuz, Nagib Mahfuz, William Faulkner