Barbiturici in coma star dei Nirvana di Maria Corbi

Roma, il cantante Kurt Cobain avvelenato da un «cocktail» di sonniferi e alcol Roma, il cantante Kurt Cobain avvelenato da un «cocktail» di sonniferi e alcol Barbiturici, in coma star dei Nirvana Medici ottimisti: non è in pericolo di vita Ex eroinomane, ha inventato la musica grunge ROMA. Droga sesso e rock and roll. Kurt Cobain, leader del gruppo «Nirvana», inventore dello stile grunge, ha rischiato di morire dopo essersi servito un cocktail micidiale di alcol e barbiturici. Il cantante è arrivato al policlinico Umberto Primo ieri mattina poco dopo le sette. In coma. A dare l'allarme è stata la moglie che alle prime luci dell'alba si è accorta che Kurt aveva perso conoscenza. Era riverso sul letto della loro suite all'Hotel Excelsior e non dava segni di vita. La situazione ai medici è subito apparsa grave. Ma nonostante la «prognosi riservata» Cobain verso mezzogiorno è stato trasferito in una clinica privata, American Hospital, che secondo familiari e agente garantisce meglio la privacy. Solo in serata Kurt ha ripreso conoscenza. Ad assisterlo ci sono la moglie e la figlioletta di due anni. Su tutta la storia vige il più assoluto top secret ma qualcosa è comunque trapelato. Sembra che Kurt e la moglie, Courtney Love, anche lei cantante rock, giovedì sera dopo essere rientrati, verso mezzanotte, in albergo abbiano chiesto a uno dei portieri dell'Excelsior di andare in farmacia a comprare alcune medicine. Poi una volta saliti nella suite hanno chiesto al room service dello champagne. Un festino a base di sonniferi e champagne MUSICISTI E DISPERATI CHI si rivede, l'artista maledetto. Dopo una generazione di rock-star salutiste, atleticamente orientate alla cyclette e al succo di carota, cinicamente dedite al ricambio del sangue e alla camera iperbarica, proletariamente impegnate a metter su famiglia e santificare la patria, e dunque destinate a durare, anche artisticamente, fino alla vecchiaia, con l'insano exploit di Kurt Cobain, leader dei «Nirvana», torna alla ribalta il musicista disperato e autolesionista, candidato a fine prematura. A tutto vantaggio delle case discografiche e dell'industria dello showbusiness, per la quale non poche carriere musicali si sono dimostrate, alla lunga, più redditizie «dal morto» che «dal vivo». Lo sapeva già Jimi Hendrix: «Devi morire prima che si convincano che forse valevi qualcosa. Così, ti assicuri l'immortalità», diceva. Lui ce la fece a ventisette anni (età, come si vedrà, fatidica): overdose di barbiturici, il 18 settembre del 1970. Ancora oggi è un mito. E lo sapeva Jim Morrison, leader dei Doors, fragile esibi- AstaaNewYork tape Me Kurt Cobain, voce e chitarra del gruppo rock dei «Nirvana» A fianco il testo di un suo brano stialito dall'arrivo dello stile grunge sulle passerelle degli stilisti di moda, dichiara: «Il grunge è morto». Un necrologio a cui segue una nuova scelta per i Nirvana, ancora più dura, più trasgressiva. Esce «In Utero», album dai suoni e dai testi più violenti, una sorta di inno allo stupro e alla ribellione. Cobain diventa così sempre di più cantante maledetto. Molti negozi rifiutano di distribuire il disco, ma il successo è comunque mondiale. Molti gli episodi burrascosi nella vita di Cobain che nel 1985 è anche finito in galera con l'accusa di «vandalismo» (lui sostiene di avere scritto su un muro «Omosessualità al potere»). Nel 1991 poi insieme alla band viene fermato dalla polizia per aver distrutto una camera d'albergo. Neanche un anno e Cobain finisce in ospedale per ingestione di farmaci. Una vita sregolata che piace ai suoi fans. Anche a quelli italiani molti dei quali ieri sono arrivati davanti all'ospedale per stare vicino al loro idolo. Loro si «definiscono» grunge, ma ricordano solo lontanamente i seguaci inglesi e americani dei Nirvana. «Appena ho saputo di quello che era successo a Kurt - spiega Alessandra, dal look finto povero rigorosamente firmato - sono scoppiata in lacrime e sono corsa qui». Maria Corbi

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