La falsa morte annunciata un anno fa con manifesti a lutto Il boss defunto vive al sole del Sudamerica di Giovanni Bianconi

La falsa morte annunciata un anno fa con manifesti a lutto La falsa morte annunciata un anno fa con manifesti a lutto traffici di cocaina mai scoperti, morto ad Ardea, vicino al mare, nel 1982 - se l'era cresciuto come un figlio. E Bonomi, dopo la scomparsa di «tre dita», ne aveva proseguito l'opera. In Italia Bonomi aveva lasciato una moglie e un figlio coi quali non aveva più contatti. La moglie Anna s'era risposata con il fratello di Antonio, Nando Bonomi, un intreccio che testimoniava più di ogni altra cosa i cattivi rapporti del boss col resto della famiglia. E in Brasile Antonio aveva già un'altra moglie e altri figli. Anche per questo quei manifesti affissi per tutta Nettuno apparivano Antonio Bonomi, boss di Nettuno, è il figlioccio di Frank Coppola e ne ha ereditato il traffico di droga E' stato visto 5 mesi fa In Italia ha lasciato la moglie e un figlio strani. E ancor di più agli occhi dei poliziotti della Criminalpol del Lazio, che proprio nel febbraio del '93 avevano cominciato ad indagare sui nuovi traffici di droga dal Sud Anerica. Che coincidenza: partono indagini e pedinamenti sugli amici di Bonomi rimasti in Italia e tempo qualche giorno arriva l'annuncio della morte del boss. Annuncio e basta, perché poi non è rientrata la salma, non s'è fatto il funerale, non c'è la tomba. Nei poliziotti nasce un sospetto, e col sospetto prende corpo il 'giallo': c'è il mort j ma non il cadavere. L'indagine sul traffico di droga va avanti, e sempre più evi¬ denti appaiono le responsabilità degli amici di Bonomi, imparentati attraverso vari matrimoni con la famiglia che in Brasile cura le spedizioni di polvere bianca. Passato qualche mese, il capo della Criminalpol regionale Nicola Cavaliere decide di approfondire il mistero. A novembre due ispettori di polizia partono per il Sud America, e scoprono che le ultime tracce di Antonio Bonomi sono in Paraguay. Dal Brasile, infatti, il boss aveva tentato più volte di avere la cittadinanza paraguayana, ma senza riuscirci perché serviva un certificato penale pulito dall'Italia. Un ostacolo insormontabile solo per chi non ha i mezzi per oliare gli ingranaggi giusti: Bonomi ce li ha e nell'85, grazie all'acquisto di certificati falsi, ottiene quello che voleva. Da libero cittadino si stabilisce in Paraguay, e sceglie una cittadina strategica per qualsiasi genere di traffico: Pedro Juan Caballero, un piccolo centro di qualche migliaio di anime sistemato all'incrocio con la Bolivia e il Brasile. Bonomi, che in Brasile ha lasciato la sua seconda famiglia, vi¬ ve con una giovane fidanzata, Cristina, e fa spesso delle puntate ad Asunciòn, la capitale, dove risiede all'hotel «Presidente». Qui organizza riunioni coi suoi amici venuti dall'Italia o dal Brasile, e probabilmente è anche un socio occulto del casino dell'hotel dove ogni sera ricchi signori e uomini d'affari bruciano migliaia di dollari. A Pedro Juan gli investigatori trovano la casa dove Antonio viveva con Cristina, oggi abbandonata. Ma - ecco la sorpresa - trovano anche dei vicini pronti a giurare che «el senor Bonomi» ha abitato lì fino a un paio di mesi prima. Insomma, colui che doveva essere morto a febbraio era stato visto vivo e vegeto e settembre. Altre notizie potrebbero arrivare dal fratello della fidanzata, che i poliziotti italiani contattano insieme ai colleghi paraguayani senza svelare la loro identità; appena salta fuori il nome di Antonio Bonomi, però, il ragazzo si irrigidisce e tronca la conversazione. Resta il medico curante, il dottor Felipe Huerta Ayala, il quale invece dichiara che Bonomi aveva un tumore e ha deciso di andare a mori¬ re tra le braccia della seconda moglie. Gli ispettori allora tornano in Brasile, e fanno esaminare dalle autorità locali il certificato di morte inviato in Italia, dove si parla di arresto cardìaco. Qui salta fuori un'altra sorpresa: quel certificato, affermano i brasiliani, è falso. I timbri non sono quelli ordinari. Bisognerebbe rintracciare la seconda moglie di Bonomi, che quando c'era ancora il marito viveva in un piccolo centro vicino San Paolo, ma nessuno sa dove si trova. Il mistero resta senza soluzione. Nel frattenmpo a Nettuno viene definitivamente smantellata la banda che importava cocaina dal Brasile attraverso un lungo giro che passava dalla Germania e dalla Svizzera. Meno di un mese fa sono stati sequestrati gli ultimi 50 chili di cocaina purissima, e 25 persone sono finite in carcere. Tra questi Franco D'Agapiti, marito di una brasiliana, amico per la pelle e socio in affari di Antonio Bonomi. E lui, il boss 'figlioccio' di Frank Coppola, che fine ha fatto? Giovanni Bianconi