Vìdeo spia per il latitante

Vìdeo spia per il latitante Vìdeo spia per il latitante GIOIA TAURO. Quando i carabinieri hanno fatto irruzione nel covo vedendo una montagna di videocassette hanno pensato a un passatempo contro la solitudine del latitante. Invece Marcello Pesce, boss di Rosarno, non aveva scelto cassette «hard», bensì passava le sue giornate guardando lo svolgimento del processo in corso a Palmi, che lo vede imputato di gravissime accuse tutte legate alla sua presunta appartenenza alla 'ndrangheta. Il problema per gli investigatori è ora quello di capire come Pesce sia entrato in possesso dei filmati che riprendono tutto il processo, comprese le deposizioni dei testi. Non è un mafioso qualunque Marcello Pesce: compare nel «listone» dei 500 più pericolosi latitanti. [d. m.] la, convincendola a rientrare in famiglia e a dimenticare il prete. Anche il marito, Bruno Galasso, 46 anni, originario di Avellino, si convinse che era stata una sbandata e che per il bene dei figli tutto andava perdonato e dimenticato. L'uomo, che fa la guardia giurata nel più importante istituto di vigilanza privata di Lecce, perdonò la moglie. Il sacerdote fu subito trasferito a Spongano (di¬ stante circa 40 chilometri da Castri). L'unione della famiglia era salva, almeno così sembrò. Invece, a quanto racconta la gente in paese, l'amore tra i due continuò, tanto che oggi Maria Morello afferma che gli ultimi due figli (un maschietto di 8 anni e una bimba di 22 mesi) sono del sacerdote, che l'avrebbe di nuovo messa incinta. Forse è stata proprio quest'ultima gravidanza a Per due ore sotto la minaccia delle armi. Poi i rapinat

Persone citate: Bruno Galasso, Castri, Maria Morello

Luoghi citati: Avellino, Gioia Tauro, Rosarno, Spongano