«Per Gelli chiedo 13 anni di carcere» di Francesco Grignetti
Il pm al processo per la loggia massonica P2, accusata anche di cospirazione politica Il pm al processo per la loggia massonica P2, accusata anche di cospirazione politica «Per Gelli chiedo 13 anni di carcere» «Non cercavano solo affari o raccomandazioni Che ci facevano i Servizi? L'omertà continua» ROMA. Tredici anni e sei mesi per Licio Gelli, dieci anni per il banchiere Umberto Ortolani, complessivi sessantanove anni di carcere per altri undici imputati. Non è una sentenza. Sono le dure richieste avanzate dal pm Elisabetta Cesqui, ieri, al termine della sua requisitoria nel processo alla P2. Dopo ben dieci anni di inchiesta, e ventiquattro mesi di dibattimento, il processo alla disciolta loggia massonica di Licio Gelli si sta avviando alla conclusione. I piduisti sono accusati di cospirazione politica e diversi altri reti. E così si torna a parlare in un'aula di giustizia di fatti lontani e mai chiariti. Ovvero il mistero del «venerabile» Gelli (che però alla giustizia italiana risponde solo di corruzione, procacciamento di informazioni riservate e calun nia grazie a una estradizione parziale, concessa a suo tempo dalla Svizzera). E' restato un enigma, infatti, fino ad oggi, la corsa all'affiliazione di tanti imprenditori, banchieri, gene¬ rali, spie, poliziotti, deputati, dirigenti dello Stato, professionisti, giornalisti. Qualcuno negli anni ha cercato di minimizzare il problema. E invece - ha sostenuto il magistrato «la P2 non è solo affari: ce lo dicono Rizzoli, Tassan Din, Ortolani. Per fare affari, non c'è bisogno di Labruna o di Maletti, né dei capi dei servizi segreti. Non è un centro smistamento di raccomandazioni. Eppure nessuno ci dice la ragione per cui entra nella P2». Che cosa era mai, allora, questa P2? Risposta: «Era un'associazione segreta che perseguiva fini politici illeciti e mirava a modificare la struttura dello Stato... Sappiamo con certezza cosa voleva, sulla base di documenti degli affiliati, del suo collocarsi al di fuori delle istituzioni, dei suoi legami con i militari, con la struttura Gladio e con i servizi segreti. Voleva un condizionamento, non occasionale e sporadico, di scelte nelle direttive politiche e amministrative del Paese. E sappiamo come vole¬ Il direttore della Voce all'Espresso: «Occhetto non mi sembra così male». Achille ringrazia, è polemica va farlo: prima come servizio segreto privato, poi come controllo della struttura dei vertici dell'informazione». Ecco la «cospirazione politica», dunque. Una struttura parallela, che si era inserita nei gangli del potere e cercava di manovrare lo Stato. D'altra parte, lo stesso Licio Gelli, nel corso di una famosa intervista, non era ricorso alla immagine del «burattinaio» per definire se stesso? Gelli è dipinto così dal pm: «A metà tra Rasputin e Fregoli. Politici, ban- Licio Gelli, ex Venerabile della loggia massonica P2 chieri e faccendieri gli si rivolgono, ma nessuno ammette di conoscerlo. Gelli non aveva il fluido in grado di tranquillizzarli. Lo contattano perché sanno che è in grado di far seguire gli avvenimenti alle parole». Ma il Venerabile resta un uomo abilissimo anche nello sganciarsi dai guai. «Sappiamo che è stata costruita una rete di protezione attorno a Gelli e all'organizzazione che riesce a impedire che se ne parli. Questo è l'unico processo in cui nessuno riconosce il proprio ruolo perché tutti hanno palesemente mentito». Insomma, anche se la loggia è stata disciolta tanti anni fa, e «non si può dire che la vecchia organizzazione dia segni di ripresa», secondo Elisabetta Cesqui esiste e opera in Italia una sorta di solidarietà con il Venerabile. Qualcosa di simile alla P2? «I segnali sono sotto gli occhi di tutti. Basta guardarsi attorno», commenta laconica. Francesco Grignetti
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