Bosnia via i mercanti di morte l' «avvocatese» vilipende l'italiano

Bosnia, via i mercanti di morte; l'«avvocatese» vilipende l'italiano Bosnia, via i mercanti di morte; l'«avvocatese» vilipende l'italiano Sono stati arrestati a Torino due fratelli cappellani per il reato di concussione. Operavano alle dipendenze del Comune e prendevano mance dai familiari dei defunti e dalle agenzie delle pompe funebri. I due preti dispongono di titoli di Stato per l'equivalente di mezzo miliardo ciascuno; una cappella al cimitero Monumentale, parte di un convento del Seicento restaurato, vari appartamenti, ecc.. La moda di invitare i vip ai funerali, spendendo fior di milioni per pagarli, fascia pensare che anche a Torino sono in molti a credere che i morti si onorino con le pompe. Nel paesino nel quale vivo, circa tremila abitanti, è prassi una cerimonia che coinvolge quasi tutto il paese quando muore qualcuno. Il suo cimitero è su una collina. Castagni e querce gli alberi in mezzo a quali l'uomo ha costruito le cappelle e i sepolcri. Le cappelle vistose e guarnite di chi vuole sentirsi importante oltre la vita. Sepolcri grigi, sguarniti e poveri quelli di qualcuno che in vita ha cercato di essere grande nello spirito, nello sforzo quotidiano di migliorare se stesso. Qualcuno che ha lasciato ai posteri l'intesa di doveri severi che vanno ben oltre il sepolcro. Sandro Pertini ha lasciato all'Italia non il suo corpo in disfacimento, ma una piccola urna con le sue ceneri. Un'urna più grande di un monumento. Sino a quando ci sarà gente, nei popoli evoluti, che ritiene di dovere onorare i propri morti con i funerali, le messe cantate, le cappelle di marmo e le incisioni d'argento? E i ceri e le marce? E le bugie? Maria Pia Palmieri Ripoli Celico (Cosenza) Il Teatro Stabile la Lega e Ronconi La Lega Nord non ritiene di doversi unire al coro di lamentazioni per l'abbandono della direzione del Teatro Stabile di Torino da parte di Luca Ronconi perché, pur riconoscendo l'alto valore creati- RISPONDE 0.d.B. Hill in WmmBmM a lotta gione crazia volgo ai lettori, l'ho già fatto altre volte, senza neppure provare ad azzardare un poco di raziocinio perché da tempo sono convinto che tra ragione e burocrazia non sussistano possibilità di confronto, tanto meno di accordo. E, d'altra parte, ogni volta che mi sono rivolto ai lettori per domandare qualche chiarimento, sono stato soddisfatto. I lettori di questo giornale, che hanno la bontà di dare un'occhiata a questa angusta rubrica, sono tanti, e così non dubito che qualcuno mi aiuterà forse non a capire precisamente, perché la burocrazia è tutta una serie di misteri, ma a saper, e a cercar di conservare per il seguito una qualche nozione in merito, una qualche disposizione di comportamento. Dunque, gentile signore o signora che sai, non farti pregare troppo a lungo, non rimandare a una migliore occasione la soddisfazione dell'interrogativo della signora Alba Rocco, e mio per doveroso tramite. Va sempre colta ogni occasione di stabilire, anzi di ristabilire un poco di chiarezza. In questo senso, non c'è da coltivare dubbi o rinvii. Ogni occasione possibile è senz'altro la migliore. Grazie anticipate per la collaborazione. Egregio sig. Del Buono, le scrivo per un problema di carattere «burocratico». Si sta parlando del nuovo 740 per la dichiarazione dei redditi, modello al quale, tra l'altro, non dovrebbe essere allegata, come in precedenza, la documentazione relativa alle spese detraibili in percentuale (vedi spese mediche, ecc.). Il mio interrogativo è il seguente: «Se in attesa degli opportuni accertamenti (per i quali occorrevano degli anni), la documentazione andasse perduta per varie cause (a es. un incendio, un furto, un terremoto o il decesso del dichiarante) che cosa accadrebbe?». Alba Rocco, Torino GENTILE Signora Rocco, lei vuol proprio prevedere tutto, conoscere tutto del futuro? Ma è meglio fare così se uno non desidera le sorprese. Il suo interrogativo è degno di attenzione. Del resto, lei stessa aggiunge: «Suppongo che il malcapitato, o i suoi eredi, dovrebbero pagare l'intero importo più le penalità aggiunte. Sbaglio? Clic senso hanno le attuali disposizioni in merito? Si tratta di un modo per introitare di più da parte dello Stato, in vista del deficit della finanza pubblica o in che modo, diversamente, si favorisce il contribuente? Sarei grata a qualche "esperto'' di volermi chiarire le idee in merito, se lei vuole avere la bontà di pubblicare il mio interrogativo...». Detto fatto, mi adeguo al suo desiderio. Mi ri- L'eternfra rae buro nile, con ottiche che non possono essere quelle consuete della direzione affidata a un «puro artista». E' auspicabile che la scelta della nuova direzione del Teatro Stabile di Torino avvenga nella massima trasparenza, con regolare presentazione di un curriculum e di un progetto da parte dei candidati. Massimo Scaglione Roberto ÀJonge L'Inferno di Topolino non era una «striscia» Alla lettura dell'articolo del 5 febbraio, «Caro Disney, giù le mani dal Medioevo», firmato da Mauro Anselmo, ho riscontrato alcune inesattezze nei contenuti, che ritengo sia opportuno chiarire. Premesso che non posso dare un giudizio sul saggio di Sanfilippo, avendone appresa l'uscita in libreria proprio sulla recensione de La Stampa, mi atterrò esclusivamente agli stralci riportati sul quotidiano. Ciò detto non entro nel merito della validità o meno della tesi sostenuta dall'autore, bensì mi preme soffermare l'attenzione su alcune affermazioni riguardanti i «Disney italiani» e nelle quali, credo, si incorre in un errore fondamentale: negli Anni 50 gli sceneggiatori ed i disegnatori italiani (la maggior parte dei quali non era «in forza» alla redazione di «Topolino», in quanto lo staff era molto ridotto) si rifacevano al modello americano quasi esclusivamente per il taglio grafico dei personaggi, per il loro carattere, tant'è vero che molte opere di quel periodo risentono, anzi, di uno spiccato «colore italiano». Autori come Pedrocchi (prima! e Perego (poi) ritraggono gli eroi disneyani in scenari che ricordano più i quartieri popolari del nostro dopoguerra che la tranquilla città di provincia americana. Riguardo, poi, alle storie in costume, le mitiche «parodie», è difficile, a mio avviso, far rientrare nella casistica del «medioevo americaneggiante» opere come il «Dottor Paperus» o il «Paperino Don Chisciotte», famose proprio par il tratto personalissimo che a tali reinterpretazioni viene conferito dagli autori. Mauro Anselmo riporta, a titolo d'esempio, l'Inferno di Topolino (che, attenzione, non fu una «striscia»!): cattiva scelta, in quanto anzitutto l'opera appartiene ad una trilogia che fa storia a sé nel panorama della produzione Disney italiana, proprio per la scarsa attinenza ai «dettami» d'Oltreoceano. Inoltre l'autore dei disegni, Angelo Bioletto, si rifece per gli sfondi del villaggio infernale alle tavole ottocentesche del famoso incisore Gustave Dorè (cfr. I Disney italiani di BoschiGori-Sani): nulla a che vedere, dunque, coi castelli di Disneyland (che, fra l'altro, era ancora di là da venire!). Andrea Alpini, San Mauro (Torino) Trasmetto i rilievi all'autore del saggio, che mi ha fornito le informazioni, [m. a.] «Ho sempre frequentato scuole pubbliche» In riferimento all'articolo di Pierluigi Battista ((Ai Vip piace la privata», pubblicato il 3 marzo 1994, tengo a precisare che ho sempre frequentato scuole pubbliche. Consuelo Amato, Roma Le «frequenze» della famiglia Spaventa Desidero precisare ove si è svolta la frequenza scolastica della famiglia Spaventa. Il sottoscritto: medie alla scuola statale Tito Livio, liceo alla scuola statale Giulio Cesare. Figli: scuola Settembrini per le medie, Giulio Cesare per il liceo. Mi spiace di togliere un po' di sapore al pezzo del vostro collaboratore Battista. prof. Luigi Spaventa, Roma E le elementari? [p. bat.l