S Patrignano nuova verità

Delitto in comunità, alla vigilia della sentenza uno degli imputati accusa un altro giovane Delitto in comunità, alla vigilia della sentenza uno degli imputati accusa un altro giovane S. Patrignano, mova verità «Non è stato Russo a uccidere» Banda della Uno Sparatoria in banca Due feriti RIMIMI DAL NOSTRO INVIATO «Non posso più tacere la verità sulla morte di Maranzano. Il responsabile non è Alfio Russo, ma Luciano Lorandi». Lettera firmata da Giuseppe Lupo, uno degli otto ir *ati per quel delitto. «Al dot*• uicenzo Andreucci, giudice . '" ^ini preliminari tribunale di j .uni. E, per conoscenza, all'avvocato Walter Giovanetti». Cerchiamo di capire. Luciano Lorandi è il giovane tossicodipendente che denunciò l'omicidio di Roberto Maranzano avvenuto nella comunità di Vincenzo Muccioli. Delitto orribile, consumato alla porcilaia, nel reparto punitivo di San Patrignano. Per quella morte ora sono processati in sette, e uno più di tutti: Alfio Russo. Lorandi lo descrisse così, quando lo incolpò: «Il responsabile del settore era Alfio Russo. Il potere conferitogli da Muccioli e la sua grande ignoranza lo rendevano un essere spregevole. Era spalleggiato da altre due persone a lui molto simili: Lupo e Persico». In quel reparto, confessa, chi sgarrava veniva massacrato di botte. E Maranzano morì così: «Aveva alzato gli occhi dal tavolo, doveva essere punito». Lo pestarono a sangue in sette, Russo lo uccise. Questa è la versione agli atti del processo. Fra gli imputati non c'è Lorandi, «perché nessuno, dico nessuno - spiega il pubblico ministero Franco Battaglino - lo ha indicato mai come possibile autore di percosse o altre cose. Solo Grizzardi lo ha fatto, in un secondo tempo, ma era difficile credergli». In questa situazione si arriva all'altro giorno. Lupo prende carta e penna e scrive. Solo che l'ultimo colpo di scena al processo di San Patrignano forse arriva troppo tardi. E forse non è nem¬ IN In libertà Mazzetta ex presidente Cariplo MILANO. L'ex presidente della Cariplo Roberto Mazzotta, coinvolto nell'inchiesta sulle tangenti pagate dagli imprenditori per vendere immobili al Fondo Pensioni dell'istituto ed attualmente agli arresti domiciliari, è stato scarcerato. Appello a Scalfaro «Cerco una famiglia» NAPOLI. «Cerco una famiglia disposta ad adottarmi, un ambiente dove ritrovare la voglia di vivere e sorridere». Il disperato appello è di Rosario C, 16 anni, di Napoli, che si è rivolto al presidente della Repubblica e al sindaco. [m. e] Lega diritti sessuali denuncia il Papa ROMA. La Lega per i diritti sessuali della persona ha denunciato Giovanni Paolo II alla procura della Repubblica di Roma e al tribunale internazionale per i diritti dell'uomo dell'Aja per «diffamazione, calunnia, istigazione a delinquere e falso ideologico». L'iniziativa fa seguito ai recenti discorsi del Papa contro i matrimoni omosessuali. [Adnkronos] «Arrestate mio marito E' un assassino» AGRIGENTO. Per molti anni ha vissuto tenendosi dentro il peso di un grave segreto e alla fine ha scelto di parlarne al magistrato. Pasqua Burgio, 69 anni, di Ravanusa, ha denunciato il marito Calogero Vitello, di 70 anni, per l'omicidio, avvenuto nel '77, di Calogero Bonanno. [a. r.] In Atlantico i resti del satellite russo ROMA. La navetta spaziale russa Progress M17, sfuggita al controllo della base, è rientrata in atmosfera nella zona dell'Atlantico meridionale disintegrandosi. Ragazzo di 14 anni rapito dai nomadi NAPOLI. Tre nomadi sono stati fermati e un quarto denunciato dai carabinieri con l'accusa di avere sequestrato e condotto nel proprio accampamento un ragazzo di 14 anni, B. O., ad Afragola (Napoli). [m. e] meno l'ultimo. Arriva tardi perché il processo col rito abbreviato è già in corso e non ammetterebbe in teoria prove ulteriori. E non è l'ultimo perché da questo momento in poi, le carte dovranno comunque essere rilette e magari rifatte. Oggi è attesa la sentenza. Ma adesso i giudici avranno ancora il coraggio di emetterla? Il fatto è che le cose sono ancora più complicate di quel che già appaiono. Sullo sfondo c'è la figura scomoda e carismatica di Vincenzo Muccioli, padre santone, fondatore della comunità e già vincitore di un processo in cui lo si accusava di punire con le catene i ribelli del gruppo. «E' a me che mirano i giudici - urla lui -. E tutta questa vicenda lo dimostra. La verità a loro non interessa, non gli importa conoscere i colpevoli veri o presunti. Per i giudici, il colpevole c'è già. Sono io. Vogliono dimostrare che 20 anni fa avevano ragione. Alla lettera di Lupo come alle accuse di Grizzardi non vorranno crederci». Chissà. Secondo l'accusa Muccioli sapeva. Sapeva che in quel reparto si usavano metodi terribili per indurre alla ragione chi disobbediva. Per questo, a capo del settore, era stato messo Alfio Russo, «un giovane alcolizzato, soggetto a impeti di violenza». Frustava con un nerbo di bue, percuoteva a sangue le persone: «Un essere spregevole», come lo dipinge Lorandi. Tutto vero? Forse sì. Anche se su Russo c'è un'altra versione. E ce l'ha raccontata lui, grazie alla mediazione dell'avvocato Paolo Badii: «Non riesco a rendermi conto di come possano avermi dipinto così, come una bestia. So di aver sbagliato ed è giusto che paghi. Ma non sono una belva. Quando sono tornato a San Patrignano, Muccioli mi ha detto che mi dovevo occupare dei malati terminali di Aids. L'ho fatto vo- lentieri, li ho accuditi per mesi e spero di averlo fatto bene. E allora, forse, non sono capace solo di far del male». Verità opposte. In ogni caso, è altrettanto vero che l'accusa ha cominciato a scricchiolare un po' già prima della lettera di Lupo. Franco Grizzardi, un altro degli imputati: «E' stato Lorandi», disse. «A un certo punto l'hanno chiamato di là e io l'ho visto dalla porta che stringeva il collo di Maranzano». Non viene creduto. Perché un testimone lo smentisce. Fabio Mazzetto: «Non può aver visto. Lui era con me in un'altra stanza. E anche Lorandi è rimasto con me mentre Maranzano moriva». Leggiamo le carte, allora. Di¬ «E' un gesto di solidarietà A fianco, Alfio Russo. Sotto, il cadavere di Roberto Maranzano, che venne trovato in una discarica tà». Al Bano e Romina: 5 MAGGIO 1989. Roberto Maranzano viene ucciso nel reparto macelleria di San Patrignano 7 MAGGI01989. Il cadavere di Maranzano viene ritrovato in una discarica a Terzigno nel Napoletano 8 MARZ01993. Viene aperta formalmente l'inchiesta. Il delitto è stato denunciato da Luciano Lorandi. Otto ragazzi di San Patrignano arrestati. Fra loro Alfio Russo, ritenuto colui che ha inferto il colpo mortale. 10 MARZ01993. Nell'inchiesta entra anche Vincenzo Muccioli. Sentito dal procuratore. Due giorni dopo Muccioli convoca i giornalisti: ho saputo del delitto solo qualche mese dopo 18 MARZO 1993. Vincenzo Muccioli viene accusato di favoreggiamento 9 DICEMBRE 1993. Richiesta di rinvio a giudizio per i ragazzi di San Patrignano 19 GENNAIO 1994. Prima udienza preliminare. Muccioli viene accusato di omicidio colposo. chiarazione di Luciano Lorandi: «A un certo punto Alfio mi chiama, devo sostenere Roberto mentre loro lo continuano a picchiare. E mentre cerco di sostenere questo poveretto, m'accorgo che ormai è morto». E' Lorandi che smentisce Mazzetto. Ma non basta. Lo stesso Lorandi disegna la mappa del delitto. Al punto A, il posto in cui hanno picchiato Roberto. Al punto B, quello in cui si trovano Lorandi e Grizzardi. Sono insieme e non c'è Mazzetto. A ricordare male, sono in tanti. Resta da capire, però, perché Lorandi non sia stato rinviato a giudizio assieme agli altri, visto che ammette le sue colpe, e perché Grizzardi non sia stato denuncia¬ non sappiamo chi sia IE TAPPE DEL GIALLO BOLOGNA. Un uomo di 28 anni, Alessandro Santini, dipendente della Banca cooperativa di Imola, è stato ferito con tre colpi di pistola da un rapinatore che lo aveva preso in ostaggio per entrare nella filiale dell'istituto di credito, in via Bainsizza, nella zona dell'Ospedale Maggiore di Bologna. Il giovane ostaggio è stato raggiunto dai proiettili alle gambe e a un braccio. Il bandito ha sparato altri due colpi, ferendo in modo non grave alla schiena un passante, Angelo Convertino, di 50 anni, ed è poi fuggito su una «Uno» bianca che lo attendeva davanti alla banca, con uno o due complici dentro. I rapinatori sono arrivati in auto poco dopo le 17,30. Uno di loro è sceso e ha atteso l'uscita degli impiegati. Appena visto il giovane, gli ha puntato contro l'arma, una semiautomatica calibro 9, e lo ha costretto a rientrare nell'istituto. Ma è stata aperta soltanto la porta esterna, mentre quella interna è rimasta chiusa. Allora l'uomo ha sparato a freddo all'ostaggio ed è salito in auto. Qualche testimone ha parlato anchedi una ricetrasmittente, vista forse in mano al rapinatore. Nonostante polizia e carabinieri non abbiano espresso alcuna ipotesi in questo senso, sono presenti alcune delle caratteristiche delle rapine della cosiddetta «banda della uno bianca», come la cattura di un ostaggio all'orario di uscita o l'uso di una semiautomatica calibro 9. E, ancora di più, è la stessa la ferocia dei banditi che uccisero nel '93 Massimiliano Valenti, 21 anni, testimone di un cambio d'auto dopo un colpo in banca a Zola Predosa. [Ansa] Sopra, Vincenzo Muccioli, direttore della Comunità di San Patrignano. Sotto, Rita Maranzano, sorella del giovane ucciso Pierangelo Sa pegno MILANO BOLOGNA