La vendetta di Clinton su Tokyo di Vittorio Zucconi

Firmata la «Super 301», una legge che prevede rappresaglie contro i partner scorretti Firmata la «Super 301», una legge che prevede rappresaglie contro i partner scorretti La vendetta di Clinton su Tokyo ■ Guerra commerciale, l'America vara sanzioni gli ha chiesto di fissare degli «obiettivi numerici» per l'aumento delle esportazioni americane nel Sol Levante. Molti economisti fanno però rilevare che invocare la clausola Super 301 è in realtà abbaiare più che mordere. La clausola è stata in vigore 2 anni, tra l'88 e il '90, e mai applicata. E' la passione di una delle principali consigliere di Clinton in mate¬ CWASHINGTON ON appena un metro e 50 centimetri di statura, un corpo minuto sotto una grande testa leonina, il professor Robert Reich è il più piccolo ministro del Lavoro nella storia americana: quando il presidente Clinton ordinò ai suoi ministri di volare soltanto in classe economica per risparmiare, Reich rispose sorridendo: «Finalmente riuscirò a toccare per terra coi piedi stando seduto in aereo». Ma ieri mattina, Robert Reich è apparso ai suoi collaboratori alto due metri. Quando gli schermi dei computers sulla sua scrivania hanno preso a lampeggiare la cifra degli americani in cerca di primo lavoro, l'intelligentissimo «nano» è salito sulla sua poltrona e ha alzato le mani al cielo nel gesto di vittoria degli atleti olimpici. Le sue «medaglie» erano lì, scritte in lettere azzurrine sul monitor: 57.315 medaglie, tante quante i giovani in più che avevano trovato lavoro nell'ultima settimana di febbraio, sui 350 mila ancora in cerca. La cifra non lasciava dubbi: se in una sola settimana, e in un mese invernale tormentato dal freddo e dallo storico maltempo di questo inverno 1994, il 15% dei giovani al primo impiego erano stati assorbiti dal mercato, voleva dire che davvero lo schiacciasassi dell'economia americana si era rimesso a macinare con forza. «E aspettate domani», sorrise Robert Reich scendendo dalla sua poltrona, «quando usciranno i dati sulla disoccupazione totale». Dati che dovrebbero mostrare un assorbimento dei senza lavoro fra i 150 e 180 mila nel solo mese di febbraio. Alla stessa ora a 600 chilometri di distanza da Washington, nel suo ufficio newyorkese alla «Moody's», la grande agenzia finanziaria che assegna spesso brutti e meritati voti all'Italia, John Lonsky vide la stessa cifra lampeggiare sul suo terminale di computer e si mise le mani nei capelli. Quei 57 mila giovani occupati in più che avevano fatto balzare di gioia il ministro davano a lui, ai mercati finanziari e ai 44 milioni di americani che hanno nel loro portafoglio obbligazioni e titoli di Borsa, la garanzia che la Federai Reserve, la massima autorità monetaria degli Usa, avrebbe stretto ancora il rubinetto dei soldi, DADEFCOMGIA UN PASSIVO DA ABBATTERE DEFICIT DELLA BILANCIA COMMERCIALE AMERICANA COGIAPPONE. IN MILIARDI DI DOL ria economica, Laura D'Andrea Tyson, che ci ha scritto sopra un libro venato di filosofie protezionistiche. Una volta rispolverata, la sua applicazione prevede questi passi: l'avvertimento dura sei mesi, scaduti i quali gli Stati Uniti potrebbero imporre sanzioni commerciali (per esempio, tariffe più alte fino al 100% sui beni importati da un certo Paese per metterli fuori dal mercato) se quel Paese, nella fattispecie il Giappone, non abbandona le pratiche di «concorrenza scorretta». Scaduti i sei mesi, le sanzioni annunciate entrerebbero in vigore nell'arco di un anno. Quindi, prima di parlare di sanzioni vere e proprie contro il Giappone, occorrerà attendere la fine del '95. Ma, sempre dopo la scadenza dei primi sei mesi, gli N IL LARI I due cont--"'^ Bill Clinton e il primo ri- il; . giapponese i. o Hosokawa Stati Uniti potrebbero decidere di rinnovare un semestre di attesa e, in tal caso, si andrebbe oltre il '95. «La Super 301 - dichiara Stephen Cohen della American University - non è super per niente e non dovrebbe essere temuta da nessuno. L'80% è simbolismo». «E' uno strumento retorico che cambia molto poco e può essere controproducente», sostiene Erin An- Paolo Passarini riati, che ancora ieri avrebbero accettato tutto pur di salvarsi il posto si irrigidiscono, nella certezza crescente che un altro lavoro li attende comunque, là fuori. L'economia reale, quotidiana, dà segni di «indurimento» dei prezzi e dei salari, dunque di incipiente inflazione dopo 3 anni di deflazione. Da mesi, gli esperti finanziari più avveduti, come quella «strega» di Wall Street, Elaine Garzarolli, che sola previde il crack del 1987, avvertivano che l'euforia della Borsa e del mercato delle obbligazioni doveva presto conoscere una brusca doccia fredda. E quando, la scorsa settimana, il presidente della Federai Reserve, Greenspan, ha dato corpo agli spettri annunciando che la banca centrale americana avrebbe saggiamente aumentato il costo del danaro «prima» che l'inflazione ripartisse, senza dunque aspettare all'italiana che i buoi scappassero, i mercati finanziari hanno sofferto il colpo. E persino qualche «mago» ci ha lasciato la bacchetta nella confusione: George Soros, lo speculatore che lucrò migliaia di miliardi puntando contro la sterlina inglese, ha ammesso di aver perduto almeno 600 milioni di dollari, più di mille miliardi di lire in un solo giorno di febbraio sbagliando i calcoli sulle obbligazioni. Scarsa consolazione, questa, per noi comuni cittadini, per noi italiani che guardiamo con il cuore in gola la «locomotiva» americana partire e il nostro scalcagnato vagoncino fermo sul binario morto. Semplice conferma che nel mercato non esistono verità univoche capaci di far felici contemporaneamente un ministro a Washington, un finanziere a New York e un presidente del Consiglio a Roma. Vittorio Zucconi