Pochi anni e di nuovo libero? di Maria Teresa Martinengo
Pochi anni e di nuovo Pochi anni e di nuovo Incongruenze della legge 180 Crosignani: troppa permissività Per anni Giuseppe Fusco, l'uomo che ha ucciso Angiolina Trapasso in un alloggio di via Torricelli, è entrato e uscito dai manicomi criminali, trasformati dalla legge 180 in «ospedali psichiatrici giudiziari». Una definizione «addolcita» che continua però ad indicare il carcere dove finisce chi, commesso un reato, viene giudicato dagli psichiatri «socialmente pericoloso». Ma nel mancato completamento della riforma, gli «opg» rappresentano una macroscopica sottolineatura dell'opera incompiuta. «La legge 180 ha decretato il superamento dei manicomi, ma non dei manicomi criminali» spiega il dottor Annibale Crosignani, responsabile dei Servizi psichiatrici dell'Usi 8, primario del repartino delle Molinette. «Da un lato c'è il massimo della repressione. Dall'altro, quando i malati che hanno compiuto un reato ritornano in libertà, si trovano affidati ai servizi psichiatrici: a un sistema basato sulla permissività. Per loro non esiste una soluzione ad hoc». Qualcosa era stato tentato, senza successo. «Nell'87, con Angelo Pezzana, avevamo proposto alla Regione Piemonte un progetto per creare comunità e piccoli centri diurni adatti a seguire chi aveva fatto l'esperienza dell'opg: l'assessore disse che non c'erano fondi sufficienti». In quel periodo la medesima richiesta era stata presentata a livello nazionale da un gruppo di criminologi. Paradossalmente, la tolleranza introdotta dalla 180 ha reso gli ex manicomi criminali una sorta di estrema, inconcludente «risorsa» per le équipe territoriali. E' un'ammissione dolorosa. «In assenza delle strutture adatte, gli ospedali psichiatrici giudiziari oggi accolgono una percentuale assai più alta rispetto al passato di persone che hanno commesso reati di poco conto». Sovente si tratta di caratteriali, di individui in bilico tra psichiatria, tossicodipendenza, e altre forme di disagio: ogni servizio di zona ne ha in carico e sono i più difficili da trattare. «All'ennesimo piccolo reato prosegue Crosignani, rivelando tutta l'impotenza nella quale le strutture oggi sono costrette ad operare - quando i servizi non sanno più che fare, può accadere che gli psichiatri vedano l'opg come l'ultima possibilità: è stato accertato che in alcune regioni, come la Liguria e la Toscana, il ricorso a questi ospedali avviene per un nonnulla. Per l'equipe diventa una liberazione, almeno temporanea». Ma ecco che cosa succede dopo. «Una volta scontata la pena - ma sovente anche prima del termine, per buona condotta - il magistrato di sorveglianza "dimette" il malato, affidandolo ai servizi. Stabilisce insomma che la pericolosità non c'è più, a patto che fuori venga seguito. Una soluzione che all'equipe fa paura perché si ritorna forzatamente al punto di partenza: chi ha valenze antisociali è probabile che ripeta i reati già commessi». Una dottoressa dei servizi dell'Usi 1, che avevano in carico Fusco ieri ha detto: «Veniva qui spesso, lo conoscevamo bene. E' stata davvero una brutta sorpresa leggere quanto gli è accaduto, un guaio non prevedibile. E' come se fosse successo a mio fratello». Di uscire dopo pochi anni per «buona condotta» potrebbe accadere di nuovo anche all'uomo che ha ucciso Angiolina Trapasso. Potrebbe ritornare in affidamento ai servizi di zona, con un assistente sociale che di tanto in tanto passa a vedere come sta. Maria Teresa Martinengo Annibale Crosignani, responsabile dei servizi psichiatrici della Usi 8 Ivano Barbiere
Persone citate: Angelo Pezzana, Angiolina Trapasso, Annibale Crosignani, Crosignani, Fusco, Giuseppe Fusco, Ivano Barbiere
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