Molto odiata perché vince molto

Molto odiata perché vince molto Molto odiata perché vince molto QLONDRA UELLO sciacquone dispettoso è opera della Bbc: tutte le domeniche mattina il suo scroscio inonda di stizza i cuori dei tifosi dell'Arsenal. Ogni volta che nomina la squadra di Graham, Dominik Diamond, presentatore di «Fantasy Football» su Radio 5, tira la catena del water in diretta. L'altro ieri ha trasformato la pernacchia in bomba con un appello agli ascoltatori del Regno: «Comperate sciarpe e bandiere del Toro e sventolatele come non avete mai, sventolato nulla in vita vostra». Non fa testo che i sostenitori rossobianchi vogliano fargli la pelle. Quel che conta invece sono gli autotreni di posta che riceve da chi plaude alla sua cattiveria e dichiara di voler fondare il club «Odio anch'io l'Arsenal»: visto l'umore nazionale verso la squadra, la campagna tesseramenti potrebbe reclutare mezzo Paese. Il diabolico Dominik cavalca questa diffusa antipatia a modo suo: «Al mio pubblico dico sempre che preferirei camminare scalzo sui vetri rotti piuttosto che vedere l'Arsenal», ride. La sociologia di quest'odio connaturato all'anima britannica è spiegata da Liam Brady, ex colonna leggendaria dell'Arsenal e proprio per questo insospettabile di partigianeria: «E' una squadra che vince, e agli inglesi non piace il successo. Ma la ragione vera risale agli Anni 30, quando l'Arsenal si impadronì del calcio in questo Paese. Ecco perché si è guadagnato la reputazione di noioso». Ma è possibile che i rossobianchi non facciano nulla contro questa fama che li perseguita da oltre mezzo secolo? «A dire il vero, questa formazione è un po' noiosa» sospira Brady. A nome di tutti i detrattori del gioco dell'Arsenal, trova parole più forti Dennis Law, asso indimenticabile del Manchester United e del Toro negli Anni 60: «Quella squadra è proprio una noia mortale. Ha una difesa poderosa: tre difensori centrali, due terzini e centrocampo arretrato. E' barbosa da guardare, proprio come lo era il catenaccio trent'anni fa, quando giocai in Italia con il Toro». Insomma, l'Arsenal sarebbe uno squadrone soldatesco e piedone che colleziona vittorie nel modo più scialbo possibile: anche la stampa, l'austero Guardian in testa, sbertuccia la sua «mancanza di arte». E' questa la ragione di tanta ostilità popolare? «Esatto - esclama Law -. Non hanno carattere, fatta eccezione per Wright e Campbell. Sono però un osso duro; per questo non prevedo molti gol a Torino. Ma gli uomini di Mondonico dovranno attaccarli senza pietà e assicurarsi un vantaggio di due gol». In omaggio agli affetti e in spregio all'Arsenal il grande vecchio riesumerà il gagliardetto granata, stasera: «E' importante restare fedeli: io lo sono al Toro. E con questi suoi avversari non ho nulla a che fare». Detestare l'Arsenal è d'obbligo anche per chi è passato alla sto¬ ria per avere indossato la maglietta del Chelsea come un negligé. L'ex ministro David Mellor traeva immensi benefici erotici dai colori della squadra del cuore, mentre giaceva tra le braccia della sua amante Antonia De Sancha, l'attricetta che l'avrebbe costretto a dimettersi. «Si ha in uggia l'Arsenal per le stesse ragioni per cui si ha in uggia il Milan: troppe vittorie proclama Mellor -. E poi è una squadra tetra. Veloce, efficiente, ma non c'è poesia nel suo gioco. Ragiona per formule». Che cosa ci vorrebbe per iniettare ispirazione alla squadra di Graham? «Scifo a centrocampo», suggerisce Brady. E pur non negando lealtà al suo vecchio club inglese, fa sapere di aver lasciato il cuore in Italia. Gli piacerebbe allenare l'Arsenal? Scantona: «No, nel calcio non si fa mai quello che si vuole. Mi piacerebbe allenare la Juventus: a Torino sono stato così felice». Maria Chiara Bonazzi

Persone citate: Antonia De Sancha, David Mellor, Dennis Law, Dominik Diamond, Liam Brady, Maria Chiara Bonazzi, Mellor, Mondonico, Wright

Luoghi citati: Italia, Torino