L'adorabile infedele

L'adorabile infedele L'adorabile infedele Enrico Maria Salerno, a sinistra: Orsini e Sbragia, sopra: l'attore con Alice Kessler più talentato di tutti. Poi c'era la sua fantasia, che aveva decisamente una marcia in più». Ma queste qualità non lo rendevano né capriccioso né divistico. «Era molto disciplinato. Una volta deciso un programma, anche economico, lo rispettava». E oggi, che cosa direbbe Sbragia di Salerno? «Una sola cosa: che era fantastico. Fantastico in tutti i sensi, traslato e proprio». Salerno è stato un maestro per Umberto Orsini, un attore-guida. Per lunghi anni, tra i 60 e i 70, i due erano quasi inseparabili. Cominciarono a lavorare insieme nel '63, nella prima rappresentazione italiana di «Chi ha paura di Virginia Woolf?» di Albee, regia di Zeffirelli. «Ma ci conoscevamo da prima - ricorda Orsini - fin da quando io ero in Accademia. Lo ammiravo, ero attratto dal suo modo di recitare, ero affascinato dal suo realismo, dai suoi gesti, dalle sue pause. In più era generosissimo. Infatti mi ha aiutato mol- te volte. Per esempio devo a lui la mia interpretazione televisiva di Ivan Karamazov. Lui aveva già fatto quel personaggio in teatro. Me lo insegnò per la televisione; la sera lo studiavamo insieme e il giorno dopo portavo a Sandro Bolchi il frutto del mio studio». Orsini non nasconde di essersi ispirato spesso a Salerno. Quando ebbe l'opportunità di interpretare «Morte di un commesso viaggiatore» di Miller rinunciò molto volentieri allo spettacolo. Aveva sa¬

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