Un dizionario del poliziesco da Poe a Fruttero e Lucentini

Un dizionario del poliziesco da Poe a Frutterò e Lucentini Un dizionario del poliziesco da Poe a Frutterò e Lucentini II primo interrogato della storia: Caino Ispettori, assassini e detective da film f*\ONTINUO tranquillamenI ' te la mia doppia vita: ancoI ra oggi leggo più volentieri i 1 1 volumi della Sèrie Noire \A I che Wittgenstein» confessava Jean-Paul Sartre. Da Borges a Auden, da Dickens a Brecht, sono in molti a considerare il romanzo poliziesco un piacevole ingrediente della propria carriera di lettore. La semplicità, i colpi di scena, i paesaggi del poliziesco, catturano l'attenzione, accendono il gusto logico, richiedono la partecipazione del lettore allo svolgimento della trama (Ellery Queen talvolta si divertiva addirittura a sfidarlo). Alla sterminata galassia del giallo, Franco Fossati ha dedicato un piacevole «Dizionario del genere poliziesco», che esce da Vallardi. Cataloga con competenza trecento personaggi e duecento autori, famosi 0 ormai rimossi, da ogni parte del mondo, con uno sguardo particolarmente attento alle trasmigrazioni della parola scritta in film, telefilm, fumetti. Delitti, manie, passaggi segreti, vittime, passatempi vengono indicati in questa piccola biblioteca di babele in giallo. Le radici del romanzo poliziesco, come ricorda l'autore, si perdono nelle origini della letteratura. L'interrogatorio a Caino, sul destino del «chi l'ha visto» Abele, può essere un prototipo del giallo; così come Edipo 0 l'Amleto di Shakespeare. Ma come giustamente osserva il critico inglese George Bates non può esserci romanzo poliziesco se la polizia non è ancora stata inventata. Le pirotecniche avventure di Eugene Vidocq, falsario, ladro, spia, galeotto prima, e poi inventore della Sùreté, che affascinarono Hugo e Balzac, sono un'altra bella pietra miliare nella storia del delitto letterario. Ma la data di nascita convenzionale del giallo è il 1841 con la pubblicazione dei «Delitti della Rue Morgue» di Edgar Allan Poe. Da allora, su crimini e misfatti, si sono cimentati migliaia di autori, intellettuali 0 ex galeotti, mammadipendenti 0 tombeur de femmes, reietti 0 mondani, grafomani 0 centellinatoli. Non c'è un comun denominatore per gli scrittori gialli, se non, forse, l'eccentricità. Da Guinness, John Creasey, autore di centinaia di romanzi, che all'inizio della carriera collezionò 743 rifiuti ai suoi dattiloscritti. Non mancano i personaggi curiosi, come la baronessa ungherese Orczy, famosa per la «primula rossa», che inventò il Vecchio dell'Angolo nel 1901; un antesignano dei detective sedentari, rimane sempre nel pub e non si reca mai sul luogo del delitto. Harry Kemelman, commesso fallito, inventa il rabbino Small che risolve i casi mettendo in campo la sua raffinata logica talmudica; Chester Himes, nero, inventa i primi romanzi solo di neri, quando la filosofia del politically correct era ancora un miraggio. Gli fa eco John Ball che lancia nel '65 l'ispettore Tibbs, colto e nero non solo per la cintura di karaté (al cinema prende il volto rassicurante di Sidney Poitier). Ci sono esuli, come il principe Zaleski, nobile russo (creato da Matthew Phipps Shiel); 0 come il ceco Jan Czissar fuggito da Praga quando Hitler invade la Cecoslovacchia (lo crea Ambler, nel '42, in piena guerra). Il cinema ha fagocitato migliaia di storie gialle: Stuart Kaminsky compie il percorso inverso, delizia tutti i cinefili con storie ambientate nella Hollywood d'oro. L'Italia è la patria del «giallo», dal colore della copertina della serie lanciata dalla Mondadori nel 1929. All'inizio il nostro Paese è povero di scrittori che si cimentano col delitto, ma il Minculpop fascista impone che nella pattuglia mondadoriana ci sia una quota fissa di commissari nostrani. Nasce il commissario Bonichi di Varaldo, subito seguito da una agguerrita schiera di poliziotti tra cui spicca il commissario De Vincenzi di Augusto De Angelis. Le disposizioni di regime sono però ferree: l'assassino deve essere straniero, e non deve mai sfuggire alla giustizia. Per avere maggiore libertà di manovra D'Errico inventa il commissario Richard che agisce a Parigi. Quando nel '41, due studenti compiono una rapina e si difendono dicendo di essersi ispirati a un libro giallo, i romanzi polizieschi vengono sequestrati e messi fuori legge (potrebbero rileggersi le motivazioni del Minculpop tutti i moralisti odierni che talvolta chiedono di tagliuzzare film innocui). Il giallo nostrano, pur non riuscendo mai a decollare nel cuore del pubblico, conquista le penne di autori importanti come Chiara, Soldati, Gadda (il suo commissario, Ingravallo, manca purtroppo nella rassegna), Scerbanenco, Sciascia, Frutterò e Lucentini, Renato Olivieri. Gli inglesi amano il rompicapo, JeadeAc Jean-Paul Sartre: «Leggo più volentieri i volumi della Sèrie Noire che Wittgenstein» Accanto: Scerbanenco. A destra: Agatha Christie Fossati. Non manca, ovviamente, il rassicurante Derrick; latitano invece Kemal Kayankaya (un Marlowe turco che opera a Francoforte ed è stato partorito da Jakob Arjouni) e Emilio Roller, l'amatissimo liceale detective di Erich Kàstner. Vasto l'universo femminile. Dai tè di Miss Marple si arriva alle gonnelle tutto azione, pistoloni e hamburger del cinema odierno. Fanno storia le vaporose Charlie's Angel Anni Sessanta, calibrato mix di avvenenza e azione; manca al dizionario il detective coi tacchi a spillo (incarnato da Kathleen Turner) Warshawski, inventato da Sara Paretsky. Un posto d'onore avrebbe meritato Gianna la poliziotta interpretata dalla Fenech, creata nel 1979 da Tarantini, e protagonista di una trilogia eroscomica. In appendice, Fossati raccoglie decaloghi per scrivere e leggere «in giallo». Ci si può sbizzarrire in trame 0 personaggi, ma non si può mai evitare di essere sostanzialmente «onesti» nella razionalità dei racconti. E gli effetti sul lettore? «La gente che legge gialli non pensa a far la guerra» diceva Bertrand Russell.

Luoghi citati: Cecoslovacchia, Francoforte, Hollywood, Italia, Parigi, Praga