Dal profondo Sud critiche al «celodurismo» i ricordi erotici dei big

Dal profondo Sud critiche al «celodurismo»; i ricordi erotici dei big Dal profondo Sud critiche al «celodurismo»; i ricordi erotici dei big Dopo appena un attimo di esitazione nel quale mi sono chiesta come mai il cuore dei suddetti si apre soltanto dai cinquanta in su, mi è venuta l'idea di proporre una serata nella quale premiare i più creativi fra di loro. A seguire, un dibattito con intervento di luminari della psiche per chiarire il motivo di queste tardive sincerità. Flavia Cavi San Giuliano di Alessandria Le Olimpiadi della pubblicità Centocinquantaseimila lire di canone Rai per essere spettatori di frammenti d'Olimpiade, tali sono stati gli spazi concessi a causa del dilagare della pubblicità. La stessa cifra per essere giocoforza preda di enfatici commentatori che giorno dopo giorno ipotizzavano le due medaglie d'oro spettanti quasi di diritto ad uno dei nostri atleti. Ci si accontentò poi di una sola e d'argento, ma quasi ce lo fecero apparire come metallo più prezioso di quell'altro oro vanamente sognato e conquistato da altri nostri alfieri meno avvezzi al protagonismo e quasi ignorati dai mass-media. E' così terminata l'Olimpiade della pubblicità televisiva e di Alberto Tomba, insomma. Ovvero, ossessione e idolatria. Vittorio Gaydou, Collegno (To) «Un'imboscata nel cuore di Roma» Ha suscitato in me grandissimo sconcerto la lettera apparsa su La Stampa del 20 febbraio scorso, a firma del «professor dottor» Rosario Bentivegna. Ho sempre considerato una guerra civile il conflitto combattuto dal settembre 1943 all'aprile 1945 sul nostro territorio nazionale. Ho sempre provato il massimo rispetto per chi ha lealmen- RISPONDE 0.d.B. <■;•:•:■: ■:■;•: ■■■:■:■< esso tato zare fatti, ci fa una proposta: «Evidentemente, è tematica che interessa, che fa notizia, che è seguita. A questo punto, essendo, ahimè, realtà da accettare, e dal momento che è intorno a noi, e bisogna prenderne atto, perché le sollecitazioni abbondano attraverso cinema, televisione, libri, ecc., suggerirei - naturalmente per La Stampa - una più degna collocazione e presentazione del "prodotto": apposita pagina con tanto di titolo permanentemente assegnato, così come quotidianamente avviene per la cronaca cittadina, l'economia, ecc., in modo da dare maggiore risalto e parimenti rendere più facile la consultazione dei vari articoli raccolti in un'unica pagina. Ma non basta: occorrerebbe istituire una specifica rubrica di risposte onde consentire a chi legge di scrivere per ottenere chiarimenti, consigli, informazioni da parte di sessuologi, storici particolarmente versati nel settore, registi di opere a luci rosse e quant'altri esperti in materia». Preg.mo Sig. Del Buono, tempo fa ebbi a esprimerle tutto il mio disappunto su quello che ritenevo (e ritengo) uno scadimento di tono de La Stampa per i troppi scritti riferiti ad argomenti assai più consoni a rotocalchi specializzati che ad un quotidiano serio. La sua risposta fu di giustificazione in rapporto ai tempi in cui viviamo. Ritorno oggi, mi consenta, sullo stesso tema, anticipando subito il mio sfogo: non ne posso più di sesso sul mio giornale!... Mario Giordanengo, Torino GENTILE Signor Giordanengo, lei ha tutte le ragioni di questo mondo per protestare per l'abbondanza di discorsi sul sesso che trova nel nostro e (non esclusivamente suo) giornale, ma il giornale non s'inventa gli argomenti che lei mi cita: «Non passa giorno senza che un paio (minimo) di articoli ci informino sulle performance amorose di personaggi illustri viventi o defunti - da Clinton a Filippo d'Edimburgo, da Kennedy a Brandt. Oppure miratissime ricerche scientifiche ci aggiornano su gusti e perversioni sessuali di persone (si fa per dire) importanti e interviste mirano a farci conoscere il luogo dove è avvenuto un loro amplesso. E giù giù sino alle notizie spicciole, anche insignificanti, purché pruriginose...». Se ne rende conto anche lei, gentile Signor Giordanengo, che non sono invenzione de La Stampa e, in- Sul sè viesche quindi è estremamente penoso quel suo tentativo di dimostrare che il provvedimento dei 10 italiani per 1 tedesco non venne diramato per radio a partire dal pomeriggio del 23 marzo 1944. dott. Filippo Giannini, Roma Una patente carissima Scrivo per esprimere tutta la mia indignazione per le vessazioni indiscriminate a cui noi poveri sudditi e non già cittadini, secondo una ormai conosciuta distinzione non solo lessicale - siamo soggetti. Ho dovuto rinnovare la patente. Mi sono presentata per la visita oculistica presso una delegazione dell'Aci, secondo le istruzioni che mi erano state date e, disciplinatamente, dalla distanza che mi era stata indicata, ho letto sul tabellone: B, V, N, D, Z... Terminata la «visita», ho pagato per tutta la pratica: 90 mila lire. Ci sono rimasta male, però mi sono detta - adesso per dieci anni sono a posto... Quando però sono tornata per ritirare la patente, mi è stato detto che ero obbligata a farne fare un duplicato (il documento, in realtà, mi era stato rilasciato trent'anni prima...). «Porti due fotografie e un certificato di residenza», mi ha detto la signorina. Ho fatto le fotografie ( 12 mila lire), mi sono procurata il certificato di residenza (evviva, solo 1000 lire), e sono tornata all'Aci. «Bene - fa la signorina - mi dica il codice fiscale, questi sono i documenti provvisori, la nuova patente sarà pronta fra un paio di mesi». Stavo per prendere le carte e uscire, quando la signorina, ineffabile ma perentoria, mi intima: «Sono 121 mila lire!». «Ma come? - ho replicato - ho già speso novanta mila lire!». «Ma c'era la visita - ?! - la pratica! Adesso questi documenti devono passare per altri cinque uffici...!». Non uso tenere in borsa 120 mila lire, se non ho delle spese da fare, e così me ne sono tornata a casa, imprecando fra me e me contro i politici vecchi che, rubando, ci hanno accollato un debito individuale di 30 milioni, e contro quelli nuovi (nuovi?), che per sanare il debito ci impongono senza un minimo di criterio i più svariati tributi. Rosanna Bellomi, Verona Gli interessi della Sip Volentieri vorrei spiegare al signor Carlo Magni gli interrogativi che la bolletta ricevuta gli suscita, ma non esiste a Pontechianale (provincia Cuneo) un abbonato al telefono con quel nome e quindi non ho potuto reperire i riferimenti precisi: Gli interessi di mora che la Sip applica sono quelli previsti dal Decreto Ministeriale numero 484 dell'8.9.'88 (G.U. numero 268 del 15 novembre 1988, riportato a pagina quaranta dell'Avantielenco), e sono per l'appunto il 2 per cento nei primi 15 giorni, il 4 per cento nei successivi 30, il 6 per cento negli ulteriori 15 giorni; dopo di che il telefono viene sospeso. Indubbiamente «finanziarsi» non pagando le bollette non è un buon affare. Invito però il signor Magni a tener presente che la bolletta (con la quale si paga il traffico già svolto e solo i canoni d'abbonamento sono anticipati) gli arriva a casa circa un mese prima della scadenza: un tempo sufficiente a programmarne il pagamento. Se poi desidera non perdere neanche un giorno di «valuta», scelga la domiciliazione postale o bancaria: sono molte ormai le banche che effettuano il servizio gratuitamente. A. Antonie-Ili d'Oulx Relazioni esterne Sip

Luoghi citati: Alessandria, Collegno, Edimburgo, Oulx, Pontechianale, Roma, Torino, Verona