Un incubo nero assedia Novara di Gianfranco Quaglia

Un incubo nero assedia Novara Un incubo nero assedia Novara Si allunga l'emergenza per il pozzo di petrolio NOVARA ora, sono soltanto remotissima ipotesi». Ma è ovvio che questa sola possibilità aumenta le preoccupazioni. Se piove, piove petrolio e quando il tempo sarebbe bello, si alza una nube a forma di fungo che si espande e si allarga come una grande trapunta sul cielo. Color avorio di giorno, nero cupo dal tramonto in avanti.L'asfalto è viscido di olio: resta aperta l'autostrada Torino-Milano, è stata ripristinata la linea ferroviaria ma è impraticabile la statale numero 11 Novara-Milano. E, intanto, crescono contestazioni e polemiche. L'Agip tenta di minimizzare: «L'erogazione nell'atmosfera è costituita da gas me¬ DAL NOSTRO INVIATO Non si sa come riparare il guasto del pozzo «24» degli impianti di Trecate. Le condutture si sono rotte in due punti, questo è certo, ma non si è capito perché e, in queste condizioni, un rammendo è più complicato del previsto. Sicuramente prenderà molto tempo: giorni, forse una settimana intera. Il che significa - secondo le prime stime, tutto sommato prudenti - 200 tonnellate di petrolio sparate in aria ogni 24 ore. La Bassa Novarese resta in stato di assedio. Per mettere mano a questo disastro ecologico che ingigantisce e si aggrava è arrivata da Houston una task force di pronto intervento della società texana «Wild Well Controll» che aveva operato con successo anche in Iraq quando Saddam Hussein incendiò i giacimenti di petrolio. Per questo si era diffusa l'ipotesi che gli impianti di Trecate - come era accaduto in Arabia - sarebbero stati bombardati. In realtà, un'esplosione in una zona così densamente popolata equivarrebbe allo scoppio di una piccola bomba atomica. Ipotesi da scartare, dunque. Si dovrà intervenire con metodi più tradizionali anche se questo significa diluire da qui al prossimo weekend i danni delle esalazioni di gas. Una soluzione - secondo il responsabile delle relazioni esterne Agip Rosario D'Agata - potrebbe essere trovata perforando un pozzo parallelo che farebbe da sfogo. Sarebbe una scelta «sicura» anche se lunga. L'emergenza diventa paura. Lunedì sono state evacuate una decina di persone che abitano nelle cascine intorno e che, fino alla conclusione di questa vicenda, sono destinate a rimanere negli alberghi di Novara. Ieri i tecnici hanno ritenuto prudente trasferire altri ventidue agricoltori. Ed è già pronto un megapiano per allontanarne altri duemila. «Precauzione - precisano gli esperti -, semplice precauzione per fronteggiare eventuali emergenze che, tano e da greggio polverizzato con un modestissimo contenuto di idrogeno solforato, in proporzioni notevolmente inferiori alla soglia di sicurezza». Come dire che la gente può stare tranquilla: che i disagi sono considerevoli, certo, ma non ci sono pericoli per la salute. Ci vuole altro per tranquillizzare le organizzazioni ambientaliste che già cavalcano il cavallo di guerra. Il deputato verde Edo Ronchi dice che l'incidente è stato provocato da «carenze nella manutenzione e nella sorveglianza degli impianti». Grazia Francescato, presidente del Wwf, vuole una commissione d'inchiesta che valuti i danni. E Legambiente è a Trecate con un pulmino mobile per raccogliere i dati dell'inquinamento atmosferico. Trecate - secondo i dati elaborati dal ministero dell'Ambiente - è ima delle zone classificate «a rischio rilevante». La mappa del pericolo è stata tracciata recentemente, nell'agosto 1992: gli impianti petroliferi della Bassa Novarese sono «capaci» di provocare un disastro. La raffineria dell'Esseco potrebbe uccidere 120 persone e ferirne 1100 attraverso l'inquinamento tossico. La Sarpom potrebbe invece esplodere con effetti anche più tragici: 560 morti e un migliaio di feriti. Il direttore per i rischi industriali del ministero, Corrado Cli- ni, accende la miccia della polemica accusando l'ex ministro Carlo Ripa di Meana, attuale portavoce verde. «Due volte - precisa - siamo intervenuti per questioni che riguardavano Trecate: nel 1991 avevamo preparato uno studio sull'inquinamento atmosferico e dettato alcune prescrizioni, l'anno dopo ci siamo spinti a una valutazione preliminare dei rischi». Contesta: «Ma è rimasto tutto nei cassetti perché Carlo Ripa di Meana non sollecitò nemmeno la riconversione del decreto emanato dal suo predecessore Giorgio Ruffolo che consentiva al ministero di organizzarsi per effettuare con rapidità delle istruttorie sugli impian¬ co di tutte le spese di disinquinamento e di bonifica del dopo incidente». Spese che non devono essere irrilevanti posto che non è irrilevante il danno provocato. E' come se le case di Trecate e Romentino fino a Galliate e Novara fossero state spruzzate con una soluzione di petrolio che ne ha verniciato le pareti. Chiese e monumenti, marmi e travertini compresi: il che si traduce in un danno anche storico. E le campagne lì intorno, risaie per chilometri quadrati, sono adesso pesantemente inquinate. Niente raccolto quest'anno né l'anno prossimo. Riso amaro. ti a rischio». Il che ha condannato Roma all'assoluta immobilità. Sono passati perciò quindici mesi prima che il ministro di oggi, Valdo Spini, potesse ripresentare lo stesso decreto sulla sicurezza. «Ma - Clini è sfiduciato - quando potrà diventare legge?». Legambiente pretende che l'Agip sospenda le attività di trivellazione nel Parco del Ticino, zone limitrofe a Trecate dove sono state localizzate delle sacche di petrolio e in tutte quelle aree densamente abitate e, comunque, delicate per gli equilibri ambientali. Qualche tonnellata di greggio non vale la distruzione di intere macchie di vegetazione. Ma intanto? «Ci attendiamo che l'Agip si faccia cari- Prima operazione: bonificare i campi di riso impregnati di petrolio tore capace di attivarli, è in grado di «bio-chelare» le tossine, cioè di mangiarle. Il sistema, proveniente dagli Stati Uniti, pare che funzioni. Ma basterà? «Tutto dipende dall'estensione del fenomeno a Trecate e fino a quando continuerà a fuoruscire petrolio e a ri¬ cadere sui campi». Lucia Naviglio dell'Enea non nasconde le preoccupazioni: «Sul futuro delle piantagioni c'è un punto interrogativo, perché bisognerà vedere gli effetti chimici sul suolo». Gianfranco Quaglia Nel centro di Andria Denunciata a Napoli