«Guglielmi "censura" De Mita»

«Guglielmi ' 'censura ' ' De Mita» «Guglielmi ' 'censura ' ' De Mita» ROMA. Bocciato due volte. Tempi duri per Ciriaco De Mita. Dopo Mario Segni che l'ha escluso dalle liste elettorali, ecco Angelo Guglielmi, direttore di Rai 3, che ha annullato all'ultimo momento una puntata di Milano,Italia dedicata all'ex segretario de. Lo denuncia Avvenire che non risparmia critiche a Guglielmi: «La piazza va bene, ma solo se piace a Raitre». Che cos'è successo? Secondo il quotidiano cattolico «Guglielmi ha cambiato idea» perché «si è accorto che la piazza, a lui tanto cara, questa volta non sarebbe stata così controllabile: sarebbe stata sì schierata, come spesso accade quando riguarda Rai Tre, ma cospezione, anche in queste altre direzioni. E intanto oggi i giudici interrogheranno l'ex generale dell'Aeronautica Romolo Mangani. E' anche lui un esaltato di estrema destra - come molta parte di quelli finora indagati - che per un momento ha davvero pensato a un colpo di Stato? Oppure è finito in questa inchiesta per errore? Mangani, già chiamato in causa da un pentito di questa inchiesta, è stato incastrato da una intercettazione che avrebbe fornito agli occhi dei magistrati la prova del suo coinvolgimento. Quanto meno l'ex generale sapeva che cosa stava per accadere, ffascina Francesco Rosi i Ravenna finirà sul grande schermo dall'altra parte». Così, «con la scusa che il Garante per l'editoria aveva posto delle regole precise sui dibattiti e la politica in tv» il programma è stato annuiate Pronta la replica di Guglielmi: «Nessuna scusa, l'autoregolamentazione ci impedisce di trasformare le trasmissioni tv in manifestazioni di piazza. Ad Avellino c'era questo rischio così ho chiesto a De Mita di venire a Milano, anche accompagnato da una ventina di suoi fedelissimi, ma lui ha rifiutato». Anche Enrico Deaglio, conduttore del programma, spiega che «è stato De Mita ha scegliere di spostare il confronto televisivo dopo le elezioni». [r. i.] dicono: il solito Marra, che di questo golpe sembra essere il vero animatore, lo aveva contattato perché lo mettesse in contatto con un reclutatore di mercenari. Un latitante, attivamente ricercato dalla nostra polizia. Ed è una figura molto ben conosciuta, quella del generale, negli ambienti militari italiani. Comandava il 3° Roc (Centro operativo regionale) di Martinafranca la notte in cui si inabissò il Dc9 dell'Itavia. Ovvero si trovava nella posizione di chi sovraintendeva a tutti i radar del Sud d'Italia. A lui, in fondo, spettava difendere lo spazio aereo. E infatti il generale, chiamato a testimone dal giudice Priore, ha riconosciuto la sua voce in un nastro registrato in quella drammatica notte. E' lui, il generale Mangani, che dice con marcato accento toscano all'interlocutore di Marsala: «Non sarà qualche pallaccione di americano che gli è andato a sbattere contro?». Qualche anno dopo, Mangani era allo stato maggiore dell'Aeronautica a curare le relazioni pubbliche. Un ruolo nevralgico, per l'Arma azzurra, che in quel periodo si doveva difendere da tante accuse infamanti. Intorno al 1987-88, poi, è andato in pensione. Ma non è rimasto con le mani in mano. Con un socio, ha fondato la società «Sonix 2000»,

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