Il Cavaliere è nelle mie mani»
« « Il Cavaliere è nelle mie mani» Bossi: lo tengo per la coda, come un gatto né a Brescia, né a Monza dove «Forza Italia» presenta l'avvocato Raffaele Della Valle. Così pure nella Liguria che manda fax: «Sappi, caro Umberto, che ci rifiuteremo di votare candidati che sono le rovine della dittatura partitocratica. Non possiamo mangiare in un piatto dove abbiamo sputato veleno fino a ieri». Un comizio al giorno per spiegare che Berlusconi non è il nuovo amico, ma il meno peggio, la via migliore per poter vincere e portare a Roma almeno 120 parlamentari leghisti doc. «Finora - diceva ieri pomeriggio Bossi, in pantofole sul divano di casa, un caffè con Roberto Maroni prima della corsa a Mantova - la tattica è stata perfetta, ma è pericolosissima per la strategia». Tattica perfetta: impedire l'isolamento della Lega e portare Berlusconi nel «Polo della libertà». Strategia pericolosissima per il dopo voto: quanto è affidabile Berlusconi? Bossi non lo dice, ma lascia capire che non lo teme: «Tengo il gatto per la coda. Male che vada, comincio a farlo girare e diventa matto». Sul dopo una sua idea Bossi ce l'ha, e Berlusconi sì che la teme. «Basterebbe un'ora», secondo Bossi. Un accordo con il pds e Berlusconi dice addio al suo impero tv. «Sono per l'antitrust», ha ripetuto l'altra sera da Minoli. E quando Berlusconi sente queste battute, quando Bossi alza troppo i toni, subito chiama Maroni sul telefonino cellulare. Almeno tre volte negli Bossi fa un comizio al giorno per spiegare che Berlusconi (a lato) «non è il nuovo amico, ma la via migliore per poter vincere» ultimi due giorni, tre messaggi lasciati sulla segreteria telefonica, nessuna risposta lino a ieri sera. E mentre il Bossi da comizio attacca, il Berlusconi da conferenza stampa sfuma, evita, al massimo commenta con un sorrisone. Aggressivo e brutale uno, diplomatico e suadente l'altro. «Ma ò ovvio che sia così! - si stupisce Maroni -. In questa prima fase della campagna elettorale noi dobbiamo pensare alla nostra base, dobbiamo caratterizzare la nostra posizione e Bossi sta facendo il giro delle zone calde. Più che attaccare Berlusconi, spiega alla nostra base chi siamo, cosa continuiamo ad essere, e che l'alleanza elettorale con Forza Italia è l'unica strada da battere». Al Nord, per Bossi, non c'è zona che non sia calda. E c'è il Veneto, poi, dove i candidati di «Forza Italia» fino a ieri erano democristiani o socialisti, uomini di Carlo Bernini o di Gianni De Michelis. Anche in Veneto volantini da guerriglia: «No ai riciclati!». C'è voglia, molta voglia di «lasciare libertà di voto anche per i "nostri" candidati», come è scritto in un fax arrivato a casa Bossi dalla sezione di Finale Ligure. E quel "nostri" sta per i candidati di «Forza Italia», per i berlusconiani. Bossi lo sa, càspita se lo sa. E nel suo giro elettorale, ad ogni conferma, ecco l'attacco al Cavaliere. «Ma non ho assolutamente problemi - dice -. Penso di aver calcolato tutto al meglio, come sempre. Ho già preparato l'articolo per il nostro giornale elettorale: in ultima pagina c'è la convocazione per il prossimo raduno di Pontìda, 10 aprile, appena dopo le elezioni. Titolo: 'Abbiamo vinto!". E a Pontida ci sarà il grande colpo di scena...». Nelle 12 pagine del giornale nemmeno un titolino su Berlusconi, proprio niente, non esiste. A domandare che ne sarà di questa strana alleanza con il Cavaliere, il Bossi in pantofole e sul divano risponde con una smorfia e una sbuffata. Come se non gliene potesse importar di meno. Come se, nel puzzle che ha in testa, tutte le tessere fossero già a posto. «Sarà una campagna elettorale in discesa. Il momento più difficile è già passato, il Polo della Libertà c'è, Berlusconi è con noi, aspettiamo i voti e partiamo». Per dove è ovvio, governo costituente e federalismo. Anche se, e Bossi lo mette in conto, «non è così semplice come sembra». Il finto amico Berlusconi, calcola, potrebbe sempre buttarsi «dalla parte del vecchio», dalla parte del ppi e del pds. «Stia attento, il Cavaliere...». Stia attento perché Bossi è sicuro di aver già vinto. Come ha spiegato ai suoi, con la stessa frase di Enrico Cuccia a proposito di azioni, «dal 27 marzo i voti non si contano, si pesano». E dal voto Bossi vuole il «primato della rappresentanza politica del Nord», il primato della Lega che costringerà qualsiasi forza politica, Berlusconi compreso, a fare i conti con questo signore che dal 1987, ad ogni avvicinarsi di elezione, vien dato per moribondo o comunque prossimo alla fine: «Va bene, dicano pure, facciano sondaggi che tanto non ce n'è uno che l'abbia mai azzeccata. E il giorno dopo il voto, tutti in fila a corteggiar...». Giovanni Cerniti
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