LITIGI A DESTRA

L * L m MANTOVA * ALTRA sera, finita la registrazione di Mixer, telecamere spente, Giovanni Minoli l'aveva messa sul confidenziale: «Ma insomma, nel collegio elettorale di Roma Berlusconi c'è andato di suo o l'ha mandato lei?». La risposta di Bossi, accompagnato da uno dei suoi migliori amici che di nome fa Modesto, era stata un superbo monosillabo: «Io». Subito seguito da spiegazione verace, tra il corridoio e la portineria di Corso Sempione: «Mi aveva telefonato: "Sai, alcuni amici vorrebbero che mi candidassi a Milano...". Mi sono fatto dire dove: Milano centro. Gli ho risposto: "Te se màtt?!", proprio così, e a Milano centro mi sono messo io. Te capì?!». Ieri sera a Mantova, piazza delle Erbe piena di pioggia, ombrelli e leghisti, riassunto di tutte le puntate (e gli avvertimenti, le diffide, gli sfottò, le minacce) precedenti. «Ho detto che il Winchester della Lega Nord ha due pallottole, una per i nemici e una per i finti amici. E allora? Non c'è mica da stupirsi se parlo così, qui siamo alla sfida all'OK Corrai». E non c'è da stupirsi se il finto amico è proprio Berlusconi, definito in una settimana, a scelta: «riciclato», «rampante», «craxiano», «parallelo alla partitocrazia», «costola del vecchio regime», «uno che voleva far fuori la Lega». E due mesi fa peggio ancora: «Quello là col parrucchino, che se non sta attento salta». Ma adesso, a dover stare attento, è Bossi. Mantova ieri sera piazza più difficile di Brescia, venerdì scorso. Là i leghisti di provincia hanno dovuto lasciare spazio ai «riciclati» prandiniani, nelle sezioni ciclostilano volantini che invitano a non votare i candidati di Berlusconi e il senatore Francesco Tabladini, poveraccio, ogni paio d'ore si sfoga: «Che fatica fare il pompiere...». Qui a Mantova, addirittura, i leghisti del deputato Uber Anghinoni hanno dovuto rinunciare al collegio di città: via Uber arriva Forza Italia con Tiziana Parenti, nientemeno. E che fatica, per Bossi, spiegare alla piazza che questa - purtroppo, ma cercate di capire - è «la sola strada per vincere». Per prendere le distanze quel tanto che basta, quel tanto che scalda una piazza delusa, Bossi deve inventarsi un gioco di parole: «Noi non abbiamo parenti...». Ma basterà per leghisti che non la vorrebbero votare, che vorrebbero sempre e solo Uber? Anche qui coraggio, come a Brescia ci vuol pazienza, e tanto «se proprio non li volete votare, mica siete obbligali». Né a Mantova per la Parenti,

Persone citate: Berlusconi, Bossi, Francesco Tabladini, Giovanni Minoli, Tiziana Parenti, Uber Anghinoni